Inseguito, corteggiato per mesi e fortemente voluto dal presidente Pecoriello; l’undici luglio del 1985 l’Avellino presenta il suo nuovo allenatore: Tomislav Ivic. Il tecnico slavo, terzo allenatore straniero dell’Avellino in serie A dopo Vinicio e Angelillo, si presenta in Irpinia da vincente, ma ad Avellino cerca una nuova sfida: “Ho sempre guidato squadre che puntavano al titolo. In Italia dirigerò una squadra che cerca la salvezza. Sarà tutto più difficile, ma troverò un nuovo modo per emergere”. Nato a Spalato (Croazia) il 30 giugno del 1933, Ivic, prima di diventare allenatore, trascorre la sua carriera da calciatore, e fabbro di cantiere navale, nella sua città natale dividendosi tra RNK Spalato prima e Hajduk Spalato dopo. E’ una volta appese le scarpe al chiodo, però, che la sua carriera spicca il volo. Inizia, nuovamente, con il RNK Spalato (1967/68), per poi passare alle giovanili dell’Hajduk Spalato (1968/72). Una volta diventato allenatore della prima squadra, Ivic inizia a conquistare scudetti: ben due, dal 1972 al 1976, cui vanno aggiunte le tre coppe nazionali.
Le ottime stagioni alla guida dell’Hajduk gli valgono la chiamata dell’Ajax; in Olanda, chiamato a sostituire Rinus Michels, rimane due stagioni (1976/78), conquistando al primo anno subito il campionato. Ritorna in patria vincendo, sempre alla guida dell’Hajduk, il suo ennesimo campionato. Nel 1980 espatria nuovamente con destinazione il Belgio. Rimane tre anni alla guida dell’Anderlecht vincendo un titolo anche lì. Chiusa l’esperienza belga, il giramondo Ivic, approda in Turchia (Galatasaray), per far ritorno nuovamente in Croazia alla guida della Dinamo Zagabria. Nel 1985, dopo Eriksson e Boskov, ecco arrivare in Italia un nuovo tecnico straniero. L’Avellino pensa in grande, Ivic sembra essere l’uomo giusto. Nelle parole del dirigente Spina si capisce il perché: “Per dare all’Avellino un tecnico capace, visto che i più titolati già si erano accasati, e per dare all’Avellino l’immagine di una squadra provinciale si, ma di lusso e competitiva”. Sostenitore del pressing, lo slavo predilige una squadra compatta in modo da attuare un gioco corto per rapidi capovolgimenti. Vuole un Avellino manovriero che giochi a ritmi altissimi affidandosi a una zona mista con severe marcature sulle punte avversarie: “La squadra giocherà in velocità, con rapidissimi passaggi e un pressing asfissiante. Si deve arrivare al tiro con meno passaggi possibili. Dalle fasce dovranno arrivare cross tesi e bassi per Bertoni e Diaz. Indispensabile sarà la tenuta atletica”. I suoi metodi innovativi trovano subito consenso da parte dei calciatori che, nel ritiro di Abbadia San Salvatore, seguono alla lettera il santone slavo: “Applica questi schemi da dieci anni ottenendo successi in campo internazionale. Credo fortemente in quello che fa”, sono le parole di Vullo durante il ritiro.
D’altronde, il suo curriculum parla chiaro: cinque campionati vinti tra Jugoslavia, Olanda e Belgio con tanto di presenze nelle varie coppe europee. La campagna acquisti dell’Avellino vede cessioni importanti come quelle di Tagliaferri, Colombo, Barbadillo e Paradisi, sostituiti da Agostinelli, Benedetti, Ferroni e Di Leo. Gli “acquisti” più importanti sono, però, le conferme di De Napoli e Diaz, ed è proprio sul puntero argentino che Ivic cerca le reti della salvezza: “Mi hanno detto un gran bene. Con il mio modulo di gioco, conoscendo la potenza del tiro di Diaz, i gol dovrebbero arrivare con più facilità”. Sulla panchina avellinese Ivic (ufficialmente direttore tecnico) è affiancato da Robotti, allenatore provvisto di patentino di prima categoria indispensabile per affiancare tutti gli allenatori stranieri in Italia (vedi Clagluna con Eriksson). Dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia (secondo a pari punti con l’Empoli, ma con una differenza reti peggiore), l’Avellino si appresta a disputare il suo ottavo campionato di serie A con l’obiettivo di conquistare una salvezza senza patemi. Il calendario, almeno inizialmente, non viene incontro ai lupi costretti ad affrontare, nelle prime quattro gare di campionato, Juventus, Verona (campione d’Italia in carica), Inter e Milan. Morale della favola: due punti in quattro gare. La situazione diventa ancora più bollente dopo il pari casalingo contro l’Udinese, sulla squadra piovono fischi: l’Avellino è penultimo in classifica.
Si parla di un possibile esonero di Ivic, al tecnico sono contestati l’irrequietezza dello spogliatoio, le resistenze opposte da qualche calciatore all’applicazione della zona, lo scarso minutaggio di un elemento costoso come Galvani (pagato 2,8 miliardi) e la scarsa conoscenza dei segreti e delle magagne del calcio italiano: “I risultati verranno, bisogna lavorare con calma e serietà” sono le parole del tecnico dopo la “riconferma”. L’Avellino ritorna alla vittoria quando batte la Roma (1-0 alla 6°), conquistando anche il primo punto esterno in quel di Pisa. La pesante débâcle interna contro il Como (1-4) rimettono Ivic in bilico, ma la squadra ha un sussulto e, dalla 9° alla 12°, conquista sei punti che proiettano l’Avellino a metà classifica. Il girone d’andata, però, si chiude con la sconfitta nel derby contro il Napoli, che fanno terminare l’Avellino, nella prima parte del campionato, con due punti di vantaggio sul Bari e Pisa terzultime. È il Partenio, comunque, è il vero fortino dei lupi. L’inizio del girone di ritorno si apre con il pari con la Juventus (0-0), sconfitta a Verona (2-0), seguita dai tre punti conquistati contro le milanesi: Inter (1-0) e Milan (1-1). Alla 19° giornata l’Avellino è in piena lotta per non retrocedere potendo contare su tre punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Le due sconfitte esterne, però, contro Udinese (3-1) e Roma (5-1) sono pesanti da digerire. Tabellini alla mano, le otto reti subite sono troppe per una squadra che deve salvarsi: “C’è qualcosa che non riesco a correggere in questa squadra, qualcosa che, a nove giornate dalla fine, mi dà molte preoccupazioni”. Le preoccupazioni di Ivic si materializzano nella gara interna contro il Pisa; all’Avellino servono i due punti, ma la gara termina in parità dopo un rigore sbagliato da Colomba sullo 0-0. Nonostante le iniziali rassicurazioni del presidente Graziano (subentrato a Pecoriello a fine dicembre ’85), inaspettatamente, come un fulmine a ciel sereno, arriva l’esonero.
Brusco e scarno il comunicato da parte della società: “Il consiglio di amministrazione ha deciso all’unanimità di sollevare dall’incarico il signor Tomislav Ivic, riservandosi di affidargli altri incarichi”. All’origine dell’esonero il feeling ormai perso con i calciatori, anche se il reale motivo dell’allontanamento va ricercato all’interno della società: Ivic era poco malleabile. Graziano, incapace di sopperire a tali mugugni, si trova costretto a esonerare lo slavo: “Siamo stati costretti ad assumere questa decisione dolorosa perché ormai erano tutti contro di lui e la situazione si faceva insostenibile”. Il più deluso, e sorpreso, è proprio il tecnico: “Non me l’aspettavo. La classifica era si preoccupante, ma quando mai non lo era stato per l’Avellino? Ho scorso le classifiche degli anni passati e non mi sono sembrate migliori. L’anno scorso l’Avellino si è salvato battendo la Lazio a due giornate dalla fine, l’avremmo fatto anche quest’anno. Su questo non ho dubbi. Peccato, avrei dato il mio premio salvezza ai terremotati. Mi sento legato a questo popolo”. Ivic lascia, così, l’Avellino in quartultima posizione con un punto di vantaggio dall’Udinese terzultima, chiudendo con una media punti di 0,81 a gara. A dar manforte al tecnico gli stessi tifosi irpini scesi in massa (circa 700) per protestare contro Graziano e i dirigenti, mali principali della crisi che ha portato all’allontanamento di Ivic. Per lo slavo solo slogan a suo favore e manifesti sui muri che inneggiano a un suo immediato ritorno: “Ivic, resta con noi” e “Ivic sei tutti noi”.
La società alla fine opta per la soluzione interna con Robotti (fino allora a fare da copertura) che, grazie a una forma atletica eccellente, conquista la salvezza a due giornate dalla fine andando a vincere anche il Torneo estivo dopo la fine del campionato. Chissà cosa avrà scritto il buon Ivic sul suo inseparabile taccuino: esonerato ad Avellino dopo aver vinto scudetti in mezza Europa! Chiusa l’esperienza italiana, Ivic torna a vincere più che mai. La rivincita non tarda ad arrivare Alla guida del Porto (1987/88) vince praticamente tutto: Scudetto, Coppa di Portogallo, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale. E’ l’apice di una carriera fatta solo di vittorie. Allenatore giramondo (ha allenato in quattordici nazioni diverse), secondo solo a Bora Milutinovic per numero di squadre e nazionali allenate. E’ l’allenatore che ha conquistato più campionati (8) in nazioni diverse (6) e ha fatto parte dello staff della nazionale croata terza ai mondiali del 1998. Fece notizia e suscitò molta curiosità la sua abitudine (poi ripresa successivamente da tanti allenatori, tra cui Mourinho) di portare in panchina un taccuino sul quale annotava, durante la partita, le situazioni tattiche e gli accorgimenti da adottare in corso d’opera. Voleva tornare per il centenario dell’Avellino, ma non aveva fatto i conti con i suoi problemi cardiaci che, uniti al diabete, l’hanno portato via poco prima del suo settantottesimo compleanno, il 24 giugno del 2011. Grazie Tomislav e scusaci ancora.