L’estate del 1983 è parecchio movimentata. Il 9 giugno, nel pieno del calcio mercato, il presidente della Federcalcio, l’irpino Sordillo, blocca l’importazione di giocatori stranieri: sono salvi solo i contratti che verranno depositati entro il 13 giugno e quelli dei tre club neopromossi dalla B (il cui campionato si chiude il giorno dopo), mentre per i contratti già firmati solo una positiva valutazione federale della “compatibilità economica” ne consentirà la ratifica. Il tutto per impedire lo sperpero di miliardi in rotta verso l’estero (vedi i possibili acquisti “monstre” di Zico, 6 miliardi, e Cerezo, 5,9). Il blocco però favorisce i club (vedi Juventus, Fiorentina, Torino e Sampdoria) che hanno già completato il parco stranieri. Sibilia incassa ma critica duramente la decisione della Figc: “Si tratta di un provvedimento veramente assurdo ed ingiusto che avvantaggia alcune società a danno di altre”. L’Avellino, comunque, anticipa il blocco e annuncia, nel pieno rispetto delle clausole, il brasiliano Ricardo Ferretti, detto “Tuca”, attaccante del Club Universidad Nacional. Nato a Rio de Janeiro il 22 febbraio del 1954, attaccante rapido (1,73×74) e con un destro potente, Ferretti cresce in patria nelle fila del Botafogo, vestendo anche le maglie di Vasco Da Gama e Bonsuccesso prima di approdare, nella stagione 1977-78, in Messico. Con la casacca dell’Atlas disputa 24 incontri e 7 reti che gli valgono la chiamata del più blasonato Club Universidad Nacional, noto anche come U.N.A.M. Pumas. Le prime soddisfazioni arrivano, però solo al termine della stagione 1980-81, quando l’U.N.A.M (con il santone Bora Milutinovic in panchina) riesce nell’impresa di compiere un triplete di tutto rispetto: Campionato, Coppa Campioni Concacaf (la maggiore competizione per le squadre del Centro e Nord America) e la Coppa Interamericana (che si gioca tra le vincitrici della Coppa Libertadores e della Coppa Campioni Concacaf).
Ferretti vive il suo anno di grazia (20 reti) e insieme ad Hugo Sanchez forma una coppia tutta esplosiva. Nella stagione 1981-82, partito Hugo Sanchez, Ferretti si carica sulle spalle il peso dell’attacco dell’U.N.A.M. arrivando a realizzare 26 reti, che diventano 11 nella stagione 1982-83, conclusa, però, con la vittoria della seconda Coppa Campioni Concacaf. Sulla soglia dei trent’anni ecco arrivare la chiamata dall’Italia. La “soffiata”, però, arriva proprio da Avellino. In Irpinia gioca Barbadillo, ala guizzante, che la società irpina aveva prelevato proprio in Messico. Sibilia, vista l’ottima annata del numero 7 biancoverde, tenta di nuovo la fortuna e chiede al peruviano un calciatore che può fare la differenza anche in Italia. Barbadillo non ci pensa due volte e fa un nome: Ferretti. Il 14 giugno, a termine scaduto, la Roma ufficializza Cerezo, mentre l’Udinese scrittura Zico. L’Avellino invece ratifica il contratto di Ferretti. Sibilia mette sul piatto 680 milioni di lire (dilazionati in 5 mesi), mentre il calciatore, che ha un padre di origini ferraresi, firma un triennale da 70 milioni l’anno. Il calciatore si presenta in Lega accompagnato da Marino e Gravina, lo stesso che portò Juary in Italia, per la firma del contratto. L’attaccante brasiliano, ormai già con la casacca verde sulle spalle, lascia anche qualche dichiarazione alla stampa: “Sibilia sarà contento di me: gli prometto 12 gol. So che il vostro campionato è difficile, ma l’idea di giocare con i campioni del mondo mi esalta”.
Il 18 giugno, però, nel pieno delle operazioni di mercato, Sibilia viene arrestato per presunti legami con la camorra. Si aprirà anche un caos societario che verrà risolto solo nel mese di settembre con la nomina dell’avvocato Pelosi in qualità di presidente. Il 2 luglio la Figc promuove alcuni contratti e concede una sorprendente dilazione di dieci giorni ad Avellino (in attesa dell’ok della Lega per Ferretti), Genoa, Inter, Lazio e Pisa per il rispetto della citata “compatibilità dell’accordo con la capacità economica della società”, mentre boccia sia il contratto di Zico, per i contorni poco chiari, che quello di Cerezo. Partono gli esposti, nel caos generale il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, con una frase sblocca la matassa: “Mi piacerebbe veder giocare Zico e Cerezo in Italia….”. Alla fine i contratti di Zico e Cerezo vengono convalidati, il veto scompare ma la figuraccia della Figc resta memorabile. Pochi giorni prima della partenza per il ritiro di Piobbico, invece, scoppia il caso Ferretti. Il 12 luglio, ultimo giorno per presentare tutto l’incartamento necessario per il via libera di Ferretti, la società irpina non presenta i documenti richiesti dalla Lega, in pratica rinuncia al brasiliano. L’acquisto, così, viene bloccato dalla Lega per incompletezza della documentazione. I dirigenti irpini hanno difficoltà nel reperire i soldi per l’acquisto dell’attaccante, o almeno è quello che trapela dai corridoi della società. Alla fine l’affare salta.
La casella del secondo straniero rimane libera. Il 17 luglio la commissione dei trasferimenti ratifica il passaggio di Dirceu al Napoli. La società partenopea si ritrova con tre stranieri in rosa: Dirceu, Krol e Diaz. Uno è di troppo. Ed è proprio Diaz a finire sul mercato. La società irpina fiuta l’affare, con costi economici notevolmente inferiori, e dopo un lungo tira e molla (l’operazione verrà conclusa solo a fine agosto) ufficializza l’acquisto dell’argentino, con buona pace di Ferretti. Intervistato dal sito messicano mediotiempo, Ferretti ha voluto dire la sua in merito a quel mancato trasferimento in Italia, tirando fuori alcune voci inquietanti: “Barbadillo era ad Avellino e mi menziona per andare a giocare proprio lì. Vado in Italia e firmo il contratto, ma all’improvviso, una volta ritornato in Messico, succedono cose molto strane con la mafia e annullano il mio contratto. Poi invece di andare in Italia sono rimasto in Messico”. L’attaccante rimarrà ai Pumas, diventato uno dei principali goleador della squadra (128 reti realizzate). Una volta appese le scarpe al chiodo diventerà uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio messicano, condividendo con Ignacio Trelles il numero di 7 titoli vinti. Peccato che tra l’Avellino e Ferretti ci mise lo zampino…..la camorra.