Maurizio Montesi: una voce fuori dal coro

Maurizio Montesi oltre ad essere stato un infaticabile motorino di centrocampo, si è contraddistinto, in un mondo omertoso come quello del calcio, come un personaggio fuori dal comune. È stato uno dei pochi calciatori a segnalarsi per il suo impegno politico non nascondendo nemmeno il suo orientamento verso la sinistra comunista. Il 28 ottobre del 1979, giorno del derby Lazio-Roma, un razzo partito dalla curva romanista uccide il sostenitore laziale Vincenzo Paparelli. Montesi, titolare in quella gara, è l’unico che propone di non giocare quella partita, salvo poi farsi convincere dai compagni che il suo gesto isolato non avrebbe cambiato le cose. Passa un mese e in un’intervista rilasciata al settimanale Panorama il 12 novembre, Montesi accusa le società di calcio di sostenere i gruppi ultras con ingressi gratuiti, attacca i magnati del calcio, accusandoli di aver trasformato il calcio da sport popolare a macchina per far soldi. Il 4 marzo del 1980, dopo un’altra intervista rilasciata a la Repubblica, è sempre Montesi che scoperchia, con qualche settimana di anticipo rispetto all’inchiesta giudiziaria, tutto il marcio che girava intorno al mondo del calcio quando denunciò la compravendita delle partite che da lì a poco sarebbe sfociato nello scandalo del calcioscommesse.

Nell’Avellino promosso in A, 1977-78

Nonostante fosse stato l’unico ad aver aperto una delle pagine più nere del calcio in Italia, viene punito con 4 mesi di squalifica per ommessa denuncia, subendo anche minacce personali che ne minano la tranquillità. Poco prima dell’intervista rilasciata a la Repubblica dove racconta le malefatte del pallone, subisce la frattura della tibia e del perone che ne condizionerà per il resto della carriera. Rimane inattivo per tutta la stagione 1980/81, collezionando solo 11 presenze nel biennio 1981-83. Un secondo infortunio, sempre alla stessa gamba, pone fine prematuramente alla sua carriera. Appese le scarpe al chiodo, il nome di Montesi viene ripreso per alcuni mai chiariti casi di cronaca, come l’arresto a Londra per possesso di stupefacenti (1984) e la condanna a 4 anni di carcere per traffico sempre di stupefacenti (1992). Dopodiché di lui si perdono le tracce. Montesi nasce a Roma il 26 luglio del 1957, fisico minuto (1,70×67), con la Lazio gioca in tutte le squadre giovanili fino alla Primavera, vincendo lo scudetto nella stagione 1975/76. Nel 1976 entra a far parte della rosa della prima squadra, ma non riesce a esordire in serie A. Nel 1977 arriva la chiamata dell’Avellino. Sulla panchina irpina siede Paolo Carosi, tecnico che conosce bene Montesi per averlo allenato alla guida della Primavera scudettata e da dove usciranno elementi come Giordano, Manfredonia e Agostinelli. Montesi è uno dei fiori all’occhiello della gioventù laziale e la presenza di Carosi ne facilita l’arrivo, in prestito, in maglia verde. Generosissimo ed infaticabile stantuffo di centrocampo, Montesi, grazie alle sue 21 presenze, si rivela un preziosissimo elemento dello scacchiere di Carosi che conquista la storica promozione in serie A.

Nella figurina Panini, 1977-78

Viste le buone prestazioni, l’Avellino, ai nastri di partenza della stagione 1978/79, decide di acquistare la comproprietà del calciatore, che ha in essere un contratto da 18 milioni di lire a stagione più 250 mila lire per ogni punto conquistato. In panchina non c’è più Carosi ma Marchesi, che piazza il roccioso centrocampista al fianco di Lombardi. Montesi gioca titolare buona parte del girone di andata e il suo dinamismo è indispensabile per una squadra che deve correre e lottare per 90 minuti. Il suo essere “senza peli sulla lingua” lo porta alla ribalta nazionale per fatti extra-calcistici. Il 24 dicembre del 1978, il calciatore rilascia un’intervista molto diretta al quotidiano “Lotta Continua”, accusando i tifosi e la politica avellinese: “Questa città è un caso particolare, il giorno della sconfitta a Vicenza, a causa di un errore dell’arbitro, la tifoseria è scesa in piazza, volevano sfasciare tutto. Una città in cui ci sarebbero invece mille cose da parlare, ma il 90 per cento delle cose che si dicono sono riferite al calcio (…). Centinaia di milioni per costruire lo stadio in cento giorni, mentre l’ospedale continua a fare schifo, scarafaggi e macchinari inutilizzati, terapie assurde ancora oggi applicate. Per l’ospedale la gente non scende in piazza. È proprio sulla passione calcistica che ha sempre speculato gene come De Mita e Bianco. Avellino è una delle città più povere d’Italia, non c’è nulla, solo questo enorme stadio.” Il centrocampista attacca tutti, anche i supporters: “Il tifoso è uno stronzo. Fa il gioco del sistema, fa il tifo per undici persone con le quali non ha niente da spartire. Noi magari giochiamo lì un anno, due, poi andiamo via, chi li vede più? Io non ho niente da spartire con loro che del calcio ne fanno una ragione di vita. I tifosi il calcio lo vivono come un dramma”. Poi arriva il turno delle società: “Dietro al mondo calcistico c’è un grosso giro di soldi che aumenterà con le sponsorizzazioni. Grossi guadagni in vista ma solo per i dirigenti. La gente dice che siamo pagati troppo. Rispetto ai miliardi che ruotano intorno a noi, siamo pagati troppo poco. Se ci riesci, giochi magari dieci anni, guadagni 15 milioni all’anno ma la situazione resta precaria. Chi ci gira intorno, quelli che ricavano i maggiori profitti, sono i dirigenti”. Per ultimo Montesi si lascia ad una affermazione che si materializzerà un paio di anni dopo: “Per me l’unica possibilità di incidere è quella di fare il rompiscatole ma serve a poco, prima o poi mi emargineranno”. Fu lui, infatti, il primo a denunciare il calcioscommesse: l’unica voce fuori dal coro in un mondo fatto di omertà.

In azione

L’intervista rilasciata a “Lotta Continua” crea non poco rumore. I tifosi irpini insorgono subito, quella “parola” detta da Montesi nei loro confronti proprio non va giù. Passano alcuni giorni quando Montesi cerca di ricucire lo strappo. Il centrocampista romano non smentisce quanto dichiarato nell’intervista ma si dice dispiaciuto per quella parola sfuggita: “Non volevo offendere nessuno. Condanno, è vero, un certo tipo di tifo; giudico negativo il fenomeno della massa che va allo stadio perché in un certo senso ingannata dai dirigenti che fanno soprattutto i propri interessi. Vorrei parlare con tutti i tifosi avellinesi, uno per uno, e spiegarmi bene: io ho le mie idee, non pretendo che loro le condividano, ma vorrei che almeno le ascoltassero”. Tra lui e la piazza però cala il gelo. Anche la società, in via precauzionale, mette Montesi fuori squadra in modo da “placare le acque e abbia il tempo di meditare al fine di non far entrare la politica nel mondo del calcio”. “Abbiamo agito in questo modo per tutelare il giocatore e il capitale che questi rappresenta – afferma il presidente onorario Iapicca – Montesi è un bravo ragazzo e non mi ha mai creato grane. Ognuno ha le sue idee ed è giusto che siano rispettate”. Di altro parere il presidente Matarazzo: “Ognuno ha il diritto di esprimere le sue idee. Ma si può esporre un’opinione anche senza essere offensivo verso una città e i suoi abitanti. Montesi non può sputare nel piatto dove mangia. Se trova il calcio marcio, lo abbandoni. Non può prendersi gli utili di questa professione e poi criticarne gli aspetti. Sia coerente”. Chi cerca di gettare acqua su fuoco invece è Marchesi: “Ho parlato a lungo con Maurizio (Montesi, ndr) e ho avuto modo di capire che alcune sue affermazioni non sono state riportate fedelmente. Voleva fare un discorso di fondo, ma non certo offendere la città e i suoi tifosi. È un ragazzo che non ha mai creato problemi con nessuno. Ha le sue idee, ma ciascuno ha il diritto di averle”.

Il suo ritorno al Partenio dopo lo scoppio del “caso”

I dirigenti avellinesi decidono di deferire Montesi al collegio delle controversie economiche della Lega calcio. Viene chiamato in causa l’articolo 39 del regolamento: “gravi inadempienze contrattuali”. In sostanza la società afferma che Montesi, rilasciando quell’intervista, ha procurato un danno economico alla società.  Chi cerca di fare scudo intorno a Montesi e ridimensionare il caso è la squadra stessa. “Sono convinto – dice Lombardi – che il giornalista al quale Montesi ha concesso l’intervista si è espresso in termini decisamente esagerati. Mi pare che sia opportuno trovare il modo per reintegrare nel calcio un giovane di 22 anni, il quale ha commesso un errore di gioventù. Io credo che la società adotterà la soluzione migliore facendolo rientrare al più presto possibile fra di noi”. Anche Reali è sulla stessa lunghezza d’onda: “Io penso che con questo ragazzo si sia esagerato. Altri giocatori hanno detto la stessa cosa in altre società: ma non è accaduto nulla”. A dimostrazione di uno spogliatoio unito c’è anche la testimonianza di Galasso: “Io penso che ci debba essere anche fai i giocatori di calcio libertà di espressione. Siamo coscienti del privilegio che ci offre la nostra professione quando esprimiamo in pubblico certe idee. Maurizio ha detto delle cose corrette nella sostanza ma ha sbagliato nella forma, specialmente usando un termine errato nei confronti dei tifosi”. Una decina di giorni dopo lo scoppio del calderone, Montesi scrive una lettera indirizzata ai tifosi irpini: “Sono un calciatore professionista che non voleva screditare il mondo del calcio, ma desidera che la categoria alla quale appartiene possa esprimere liberamente le proprie opinioni. Volevo esprimere il mio pensiero cercando di far conoscere ai lettori di quel giornale il mio punto di vista, prendendo spunto da Avellino, la città dove vivo e lavoro. Con questa mia lettera mi rivolgo soprattutto ai tifosi, che non volevo assolutamente offendere, ma verso cui, anzi, era rivolta la mia iniziativa intesa a stimolare un confronto costruttivo. Ribadisco la mia volontà di cercare fin da ora un rapporto costante con tutti i tifosi e gli sportivi di Avellino. Intendo continuare a giocare dando il massimo di me stesso sia in campo che fuori”.

Striscione apparso durante la gara Avellino-Atalanta

Sul “caso Montesi” viene chiamato in causa anche Gianni Rivera. Il capitano del Milan, però, non crede ad un cambiamento nel mondo del calcio dopo questa polemica: ”Io non credo che cambierà qualcosa, è molto più probabile che cambierà Montesi. O che lo facciano cambiare”. In attesa ancora di giudizio il calciatore si allena con la Lazio (società che detiene metà cartellino del calciatore), mentre a favore di Montesi scende in campo anche l’Associazione Italiana Calciatori (AIC), che dichiara illegittimo il provvedimento dell’Avellino e che “non può, in base ai regolamenti federali impedire a un suo giocatore di allenarsi con la squadra”. Comunque, dopo la lettera di Montesi il clima si distende e, dopo la riunione del Consiglio Direttivo, il calciatore viene richiamato in sede per riprendere gli allenamenti, dopo che era circolata anche la possibilità di uno sciopero da parte della squadra qualora Montesi non fosse stato reintegrato in squadra. Chi teme il riaccendersi delle polemiche sul ritorno del centrocampista ad Avellino rimane deluso. Le paventate manifestazioni di ostilità non si verificano. I tifosi irpini ignorano volutamente il ritorno del calciatore e disertano l’allenamento pomeridiano della squadra.

Montesi e Cabrini prima di Avellino-Juventus

Anche Marchesi è rasserenato per la soluzione del caso: “Speriamo che Montesi possa tornare nella condizione migliore. Ora è tranquillo anche se non mi è apparso completamente disteso. Dovrà rimettersi in corsa per riconquistare il posto in squadra”. Il “caso” rientra definitivamente dopo il colloquio del calciatore con la società. Il presidente Matarazzo metta la parola fine alla questione: “Montesi si è giustificato affermando di essere stato incastrato, proprio perché ha sbagliato terminologia nell’esprimersi. È tutto finito”. Dopo due gare dove Marchesi opta per l’esclusione del centrocampista (Avellino-Atalanta 0-0 e Inter-Avellino 2-0), Montesi torna titolare nel match interno contro la Juventus. Generoso ed infaticabile pendolo di centrocampo, qualità indispensabili per una squadra operaia come quella irpina, Montesi ritorna ad essere una pedina insostituibile nello scacchiere di Marchesi. Chiuderà la sua stagione in biancoverde con all’attivo 20 presenze, piazzandosi, con una media voto di 6,58, al dodicesimo posto nella classifica generale per rendimento di tutta la serie A. L’ottima stagione disputata, da esordiente, in massima serie permette alla società irpina di incassare 280 milioni, cifra versata dalla Lazio per riscattare l’altra metà del calciatore. Hasta Montesi siempre.

error: Il contenuto è protetto