João Batista da Silva nasce l’8 marzo 1955 a Porto Alegre (Brasile). Entra a far parte delle giovanili dell’Internaciol nei primi anni ’70, rivelandosi subito come uno dei prospetti più significativi del club di Porto Alegre. Mediano ecclettico dal baricentro basso (1,75 x 72 kg), Batista è un centrocampista duttile ed abile sia nell’impostare che nel difendere. A livello giovanile è stato campione della São Paulo Junior Football Cup, 1974, manifestazione che gli ha dato una grande visibilità. Ormai maturo per la prima squadra, Batista esordisce nel Brasileirao del 1975, contribuendo, in minima parte viste le sole 2 apparizione, alla vittoria del campionato, il primo in assoluto per l’Internaciol. È l’inizio del periodo d’oro per la squadra di Porto Alegre. L’allenatore Minelli, cosi, decide di inserire, ai nastri di partenza del 1976, il giovane centrocampista in pianta stabile in prima squadra. Batista, nonostante la giovane età e la folta concorrenza, strappa un posto da titolare (20 presenze e 1 rete) contribuendo in maniera decisiva, grazie anche ad una rete importantissima nelle semifinali, alla vittoria del campionato, la seconda consecutiva, quando l’Internacional batte in finale (1-0) il Corinthians. Dopo due stagioni in chiaro scuro, fuori al secondo turno nel 1977 (12 p./1 r.) e semifinalista nel 1978 (8 pr.), l’Internacional ritorna sul tetto del Brasile nel 1979, riuscendo nell’impresa, mai avvenuta fino a quell’anno, di laurearsi campione del Brasile senza subire sconfitte (16 vittorie e 7 pareggi). Batista disputa 10 presenze realizzando anche una rete, giocando titolare in entrambe le finali vinte contro il Vasco da Gama (2-0 e 2-1). L’Internacional campione del 1979 entra di diritto nella storia meritandosi l’appellativo di “Immortali”. Anche la stagione seguente, quella del 1980, vede la squadra biancorossa ai vertici della manifestazione carioca. Il finale, però, è avaro di trofei. Il titolo sfuma in semifinale cosi come la Coppa Libertadores, quando è il Nacional di Montevideo ad alzare il trofeo nella doppia finale (0-0/0-1). Batista disputa 17 incontri trovando anche con certa regolarità la via della rete (4). Siamo, comunque, alla fine del ciclo. Il 4 aprile del 1981 Batista subisce la frattura della tibia, tre mesi di gesso oltre a tutta la riabilitazione. Il contratto è in scadenza e il presidente Asmuz non sembra convinto nella completa guarigione del centrocampista arrivando a rifiutare le condizioni richieste dal calciatore per il rinnovo. Causa infortunio Batista chiude la stagione con all’attivo 3 sole presenze e 2 reti. Dopo sei anni (1975-1981) chiude definitivamente la parentesi con la maglia dell’Internacional con all’attivo 3 campionati Brasiliani (1975; 1976 e 1979) e 4 Gauchão (1975; 1976; 1978 e 1981; campionato di calcio dello stato di Rio Grande do Sul), oltre alla Bola de Prata, 1980, premio annuale assegnato dalla rivista Placar ai migliori giocatori del Brasileirao.
Nel 1982 Batista sorprende tutti e accetta l’offerta del Gremio, acerrima rivale dell’Internacional (entrambe le squadre sono di Porto Alegre). Il centrocampista è totalmente guarito dall’infortunio e grazie anche alle sue prestazioni (23 presenze) trascina la squadra in finale, poi persa contro il Flamengo. L’ottima stagione con i rivali del Gremio gli valgono il secondo Bola de Prata. Nel 1983 Batista cambia nuovamente casacca e si trasferisce a San Paolo, sponda Palmeiras. Con i biancoverdi (14 presenze e 2 reti), però, non riesce ad andare oltre il 3° turno (ottavi di finale) del Brasileirao. I tempi ormai sono maturi, Batista è un calciatore affermato sia in Patria che all’estero. Dopo la riapertura delle frontiere in Italia, 1980, il Bel Paese ha fatto incetta di calciatori sud americani e brasiliani in particolare: Juary, Eneas, Falcao, Cerezo, Luis Silvio Danuello solo per citarne alcuni. Nell’estate del 1983 sono previsti altri arrivi: Zico, Edinho, Dirceu e, appunto, Batista. Il brasiliano si presenta in Italia con un pedigree abbastanza importante, oltre ai titoli vinti con la maglia dell’Internaciol, il centrocampista è stato un punto di riferimento anche della Nazionale brasiliana (38 presenze all’attivo). Con quella giovanile ha vinto il Torneo di Cannes (1974) e i Giochi Panamericani (1975), arrivando quarto alle Olimpiadi di Montreal del 1976. Con quella maggiore è stato uno dei perni del centrocampo carioca dal 1978 al 1983, giocando sia i Mondiali in Argentina del ’78 (dove il Brasile chiude al terzo posto grazie anche alle 7 presenze di Batista, che viene nominato miglior calciatore della Seleçao nel torneo) che quelli in Spagna nell’82 (1 presenza), ottenendo anche un altro terzo posto nella Coppa America del ’79.
La Lazio del presidente Chinaglia, appena ritornata in serie A, mette sul banco 1,2 miliardi di lire per accaparrarsi le giocate del brasiliano, facendo firmare al calciatore un ricco quadriennale da 350 milioni. Con la maglia biancoceleste Batista rimane due stagioni. Sono due campionati costellati da risultati deludenti, con la Lazio che riesce a salvarsi solo all’ultima giornata del campionato 1983/84, retrocedendo invece in serie B dopo la fallimentare stagione 1984/85. Batista disputa 25 presenze nella prima stagione e 18 nella seconda (2 le reti totali), non riuscendo a ripetere le brillanti prestazioni offerte in Brasile. Le cause sono comunque da ricercare in un biennio (1983-85) di forti ristrettezze economiche da parte della società oltre che tecniche. Senza dimenticare una condotta professionale non proprio impeccabile da parte di Batista, spesso paparazzato nei locali notturni di Roma. L’avventura del brasiliano in Italia sembra arrivata al capolinea. Ai nastri della stagione 1985/86 Batista parte per il ritiro, disputa anche due amichevoli pre-campionato prima di finire fuori rosa, ufficialmente per “incompatibilità con i compagni”.
Nella sessione estiva del calciomercato la società laziale cerca di piazzare il centrocampista che, complice anche un ingaggio elevato, non riesce a muoversi da Roma. L’occasione per cambiare aria arriva nella finestra di mercato di ottobre. L’Avellino di Ivic è partito in sordina con due punti conquistati nelle prime quattro gare. Alla 6° giornata ottiene i primi due punti quando batte la Roma, poi pari contro il Pisa e pesante debacle al Partenio contro il Como (1-4). Il tracollo interno costringe la società ad intervenire sul mercato. Nel credo di Ivic fatto di possesso palla e palleggio, Batista è la pedina che può far caso agli irpini. Complice ancora la casella stranieri da completare (partito Barbadillo ci si ritrova solo con Diaz) l’Avellino annuncia l’ingaggio di Batista. Dopo l’accordo raggiunto tra Chinaglia, presidente della Lazio, e Di Somma, direttore sportivo dell’Avellino, sulla base di un prestito con opzione di acquisto fissato ad un miliardo, Batista firma il sostanzioso contratto da 275 milioni di lire. Mettendo così la parola fine alla lunga telenovela tra lui e la Lazio.
In un reparto che in estate aveva visto le partenze di Colombo e Tagliaferri l’acquisto del brasiliano rientra nell’ottica di dare più esperienza al settore centrale del campo. “L’Avellino quest’anno mi piace, è partito discretamente, ha un grande tecnico, uno dei migliori in Italia. Vinciamo in casa e riusciamo a far punti anche fuori. Continuando di questo passo ci salveremo senza problemi” sono le prime parole in biancoverde di Batista che, causa l’inattività, si trova in ritardo di condizione: “Sono stato praticamente fermo due mesi e devo recuperare al più presto il tempo perduto. Non vedo l’ora di combattere anch’io. Giocare con l’Avellino rappresenta l’occasione migliore per rispondere alle critiche che mi sono piovute addosso in questi due anni di permanenza nel campionato italiano. Adesso sono in una squadra che lotta sul serio, dove dovrò conquistarmi il posto domenica dopo domenica”. Nonostante la condizione poco ottimale, nella vittoriosa trasferta contro la Sampdoria, il tecnico Ivic decide di gettare subito nella mischia Batista (preferendolo a Colomba), il brasiliano, però, sembra ancora compassato e dura solo un tempo, giocando solo 12 minuti nella successiva gara contro il Torino. Nella trasferta di Lecce (12°) ritorna nuovamente titolare (90 minuti), ed è proprio Batista a firmare la rete dell’illusorio vantaggio.
Dopo aver saltato le gare contro Atalanta e Fiorentina, Ivic gli concede ancora la maglia da titolare nelle gare contro il Bari (90 minuti) e il Napoli (57 minuti giocati), entrando, invece, solo a 22 dalla fine nel pari interno contro la Juventus. Nel momento in cui Batista stava recuperando la forma migliore uno stiramento lo tiene fermo un mese, facendogli saltare quattro gare (17°-20°). L’Avellino è sempre invischiato nella zona pericolosa della classifica, mentre la panchina di Ivic è sempre pericolante. Il tecnico però non riesce a fare a meno del centrocampista che, una volta recuperato dell’infortunio, ritrova nuovamente la maglia da titolare. Il ritorno di Batista coincide con la pesante sconfitta contro la Roma (1-5 all’Olimpico), dove non basta l’assist del brasiliano per la rete del momentaneo pareggio di Diaz. Il pari interno contro il Pisa (1-1 alla 22°, 90 minuti giocati) costa la panchina ad Ivic, che viene sostituito dal suo “secondo” Robotti. Nel periodo più importante del campionato il “nuovo” tecnico decide di affidare le chiavi del centrocampo proprio a Batista, con Colomba spostato sull’esterno e De Napoli a dar manforte alla zona nevralgica del campo. L’Avellino piazza punti importanti come il pari di Como (23°) e le vittorie contro Sampdoria (24°), Lecce (26°) e Fiorentina (28°). Batista, lasciata la maglia numero 5 a favore della 10, offre il suo contributo alla causa disputando, da titolare, tutte le gare finali del campionato, ad esclusione degli ultimi 180 minuti a salvezza praticamente raggiunta.
Il brasiliano ha disputato sicuramente un campionato dignitoso ma senza lasciare il segno, giocando da titolare la parte finale della stagione, quella decisiva ai fini della salvezza. Batista lascia l’Irpinia dopo aver collezionato 14 presenze (12 partendo dall’inizio) e una rete (nel 2-2 di Lecce), due ammonizioni all’attivo ed una media voto di 6,07. Al termine della stagione il presidente Graziano decide di non acquistare il cartellino del calciatore che, una volta ritornato alla Lazio, verrà poi girato al Belenenses (9 presenze nel biennio 1986/88), prima di ritornarne nuovamente in Patria nelle fila dell’Avaì, con cui chiuderà la carriera nel 1989.