Il ritorno di Sibilia: la promozione in B dell’Avellino (1994/95)

Nel luglio del 1994 si registra la tanto attesa svolta, quando, dopo tre stagioni negative, si chiude l’era Tedeschi. Salito in sella alla presidenza nel 1991, l’uomo fedele alla Bonatti, dopo aver promesso addirittura la pronta risalita in massima serie, “conduce” la squadra in serie C dopo un ventennio speso tra i campi di A e B. Con Tedeschi alla guida il crollo è pressoché verticale, dimostrato anche dal numero di spettatori presenti al Partenio, con gli abbonati che passano dai 5.882 della stagione 1991/92 ai soli 1.727 del 1993/94, con in forte calo anche la media spettatori: da 8.850 si arriva a 3.555. Tutto questo nell’arco di soli tre anni. La società è sull’orlo del fallimento, l’Avellino rischia seriamente di non iscriversi al campionato 1994/95. Tedeschi rassicura in merito i tifosi e parla di una società pulita: “Ci sono stipendi per un importo di un miliardo e seicento milioni di lire e un debito nei confronti della Bonatti, per un prestito che ha concesso all’Avellino, per un miliardo e quattrocento milioni. Di contro, in Lega ci sarà un attivo superiore a tre miliardi. Posso affermare che la società è sana”. A inizio luglio del 1994 arriva il cambio societario. Sibilia, per di una cifra simbolica di cento mila lire, preleva l’Avellino accollandosi anche tutti i debiti della precedente gestione: “Non potevo vedere questa società ridotta in queste condizioni. Mi piangeva il cuore. Lo spettacolo al Partenio era diventato un pianto. Gli avellinesi erano diventati indifferenti verso il calcio”.

Sibilia

Sibilia, così, ritorna al comando (anche se ufficialmente la carica di Presidente è affidata al figlio Cosimo) e, pur di riportate l’Avellino in serie B, non bada a spese: “Sono tornato per riportare il grande calcio ad Avellino. Noi dobbiamo puntare in alto perché la piazza merita di più, per la tradizione e per quello che può dare. Naturalmente, ora mi aspetto una grande partecipazione della città e della provincia”. “Io sono tornato. E tu?” così recita lo slogan che è stato stampato sui manifesti e sui volantini della campagna abbonamenti. Avellino e provincia rispondono alla grande, alla fine della campagna abbonamenti si contano 5.187 tessere staccate. Sibilia, per ritornare immediatamente in serie B, affida la squadra ad un tecnico esperto come Papadopulo che, pur di approdare in Irpinia, ha rifiutato squadre di categoria superiore: “Ho preferito questa piazza perché qui ci sono nuovi stimoli. È ad Avellino che sta per nascere un nuovo ciclo importante, ed io voglio essere uno dei protagonisti di questa grande avventura. Con Sibilia c’è stata un’intesa immediata. Non potevo assolutamente dire di no”.

Mister Papadopulo

Nel calcio mercato di San Donato Milanese la società si accaparra pezzi pregiati per la categoria, nella sola sessione estiva, tra entrate ed uscite, si registrano la bellezza di quasi sessanta operazioni. Un miliardo e duecento milioni è il conto della spesa fatta da Sibilia: i portieri Landucci (100 milioni dal Brescia) e Galati (50 dal Castrovillari); i difensori A. Carannante (100 dal Piacenza), Fornaciari (150 dal Foggia) e Chirico (150 dalla Lodigiani); i centrocampisti Ferrazoli (180 dal Piacenza), Ferraro (150 dalla Lodigiani), Fioretti (200 dal Verona) e Romualdi (100 dalla Lodigiani); gli attaccanti Provitali (in prestito dal Modena) e Minuti (svincolato). A causa del fallimento della Sambenedettese, l’Avellino, a costo zero, preleva dai marchigiani: Visi, Bocchino, Cudini, Esposito e Di Giannatale. La squadra della stagione precedente è praticamente smantellata, alla corte di Papadopulo, infatti, rimangono i soli R. Carannante (che cederà la fascia di capitano a Fioretti), Fonte e Marasco. Discorso a parte merita Fresta. Il calciatore, dopo aver raggiunto l’accordo con il Pisa, torna alla base dopo il fallimento della società toscana per essere reintegrato poco prima dell’inizio del campionato: sarà uno dei principali artefici della promozione. Insomma, l’Avellino parte ai nastri della stagione 1994/95 come la squadra da battere. Lo dimostra anche un sondaggio della Gazzetta dello Sport che, una volta sentiti tutti i pareri dei diciotto allenatori della serie C1 girone B, proietta l’Avellino come la squadra favorita alla vittoria finale. 

Le favorite secondo gli allenatori della serie C1 girone B, sondaggio fatto dalla Gazzetta dello Sport

Coppa Italia serie C

Prima dell’inizio del campionato l’Avellino incontra, in gare di andata e ritorno, la Battipagliese in Coppa Italia serie C. La truppa di Papadopulo ottiene un’agevole vittoria in trasferta (2-0 con reti di Di Giannatale e Marasco) ma vede negarsi la stessa dopo il ricorso effettuato dagli avversari. Il motivo? L’Avellino era sceso in campo con lo squalificato Cunti. Dopo il 2-0 inflitto a tavolino, l’Avellino, nel ritorno, non riesce a ribaltare la situazione nonostante la squadra s’imponga, nuovamente, sulla Battipagliese. Non basta la doppietta di Esposito, al Partenio la gara termina 2-1. L’Avellino è fuori…con due vittorie. Visto l’infortunio che affligge Provitali (pubalgia) e la bocciatura di Capocchiano (preso e poi venduto), la società, poco prima dell’inizio del campionato, decide di reintegrare in rosa Fresta.  

1°-8°: Il lento inizio

Chi crede ad una partenza a razzo dell’Avellino deve ricredersi subito. L’attesa del pubblico, le aspettative d’inizio stagione caricano troppo la squadra che, nelle prime gare di campionato, parte a rilento. L’esordio al Partenio davanti a 10.000 spettatori è un mezzo flop, contro il Siracusa, infatti, finisce 1-1 (Minuti su rigore). Con lo stesso risultato termina anche la prima trasferta stagionale in quel di Siena (1-1; Marasco). La vittoria, però, non tarda ad arrivare e giunge alla terza di campionato contro il Casarano (3-1). Dopo l’iniziale svantaggio firmato dall’ex Francioso, Romualdi, Minuti e Fresta ribaltano il risultato regalando i primi tre punti stagionali. A Sora, invece, arriva anche la prima vittoria esterna (2-0) grazie ad una doppietta del funambolico Minuti. L’Avellino sembra aver ingranato la marcia ma dalla 5° all’8° arrivano solo tre punti: Ischia-Avellino 0-0; Avellino-Empoli 1-1 (Ferraro; poi pari empolese incassato a tempo scaduto, con l’arbitro Preschern costretto a lasciare lo stadio solo ore dopo nascosto in una volante della Polizia); Nola-Avellino 3-1 (Esposito; prima sconfitta stagionale) ed altro pari interno contro la Lodigiani per 1-1 (Minuti). Sibilia borbotta, dopo otto giornate il suo Avellino naviga in posizioni di centro classifica.

Avellino-Lodigiani 1-1: Minuti firma il pari

La vittoria di Chieti e il calciomercato di ottobre

La svolta arriva alla 9° giornata. La squadra di Papadopulo è in difficoltà, va sotto per ben due volte ma alla fine riesce ad espugnare Chieti (3-2; Fioretti su rigore e doppietta di Fresta) ritrovando, così, tre punti e tanta fiducia. Sibilia però vuole vincere e nel mercato di ottobre mette ancora una volta mano al portafoglio. Per rinforzare una difesa ballerina (solo due volte imbattuta nelle prime nove gare) ingaggia dal Chieti il libero Nocera, ma è nel reparto nevralgico del campo che arrivano gli interventi più consistenti: De Juliis (Pescara), Lupo (Ancona) e Federico (Chieti). A dar manforte a Fresta, Provitali e Minuti in attacco, invece, viene ingaggiato Marino (Siena). Poche le cessioni in questa finestra di mercato. Ferraro all’Atl. Catania, mentre Chirico e Romualdi passano al Chieti nel maxi scambio che ha portato Nocera e Federico in Irpinia.

Il nuovo acquisto De Juliis

La risalita e il primo posto

La vittoria in rimonta di Chieti ricarica la squadra che, dopo la vittoria in Abruzzo, colleziona sei punti nelle successive due gare. Vittoria interna contro l’Atletica Catania (3-0 alla 10°, prime reti stagionali per Provitali, autore di una tripletta) e, soprattutto, l’importantissima vittoria esterna contro la Reggina per 2-0 (Fresta e Minuti), che proietta l’Avellino in prima posizione dopo undici giornate. Il derby contro la Juve Stabia termina in parità (0-0 alla 12°), seguito dal roboante 5-1 inflitto alla malcapitata Turris (Marino, Lupo, tripletta di Provitali). La classifica inizia a delinearsi, dopo il brevissimo exploit del Siracusa la lotta per la promozione diventa una corsa a due tra Avellino e Reggina. La truppa di Papadopulo ritorna in seconda posizione dopo il pari di Barletta (0-0 alla 14°). L’Avellino, comunque, è un fiume in piena. La squadra di Papadopulo colleziona vittorie, bel gioco e gol a grappoli. Il girone d’andata si chiude con tre vittorie: Avellino-Pontedera 4-0 (Doppietta di Provitali, Fresta e A.Carannante); Gualdo-Avellino 2-3 (Tripletta di Fioretti, due su rigore) e Avellino-Trapani 2-1 (A.Carannante e Provitali). Dopo diciassette giornate la classifica conferma le aspettative di inizio stagione: Reggina 35; Avellino 34; Nola e Sora 27; Juve Stabia 25; Gualdo, Siracusa e Trapani 24.

Avellino-Trapani 2-1: Provitali segna la rete della vittoria

Dodici risultati utili consecutivi e la penalizzazione

Dopo metà campionato è assodato che Avellino e Reggina stanno facendo un campionato a parte. I lupi sono nel loro periodo di massimo splendore e tutto questo è confermato dalle altre due vittorie contro il Siracusa (3-1 in Sicilia; doppietta di Marasco e Minuti) e il Siena (2-1; Marasco poi Esposito su rigore). I tre punti conquistati contro i toscani portano a cinque le vittorie consecutive (15°-19°), con la squadra nuovamente risalita sul tetto della classifica dopo la débâcle degli amaranto in quel di Ischia: sarà, però, per l’ultima volta. Nella settimana antecedente al match contro il Siena, però, la squadra viene penalizzata di due punti. Secondo un pentito della camorra, tal Marchese, la gara Avellino-Messina (2-1; stagione 1991/92) sarebbe stata truccata per evitare la retrocessione agli irpini, poi retrocessi ugualmente. Dopo il deferimento ecco arrivare la penalizzazione per un fatto avvenuto quasi tre anni prima. Una vera beffa! L’Avellino, così, passa da un potenziale +2 a dover spartire la vetta con i rivali della Reggina. Il primato, infatti, dura pochissimo. Alla 20°, dopo dodici risultati utili consecutivi (8°-19°), arriva lo stop che non ti aspetti: Casarano-Avellino 1-0. I lupi scivolano nuovamente in seconda posizione. Nel doppio turno casalingo contro Sora (3-1; tripletta di Provitali) e Ischia (1-1; Marasco) arrivano quattro punti, blitz in quel di Empoli (2-1 alla 23°; aut. di Masini e Fresta), altri tre punti contro il Nola (2-1; Provitali e Fresta) e pari a Roma contro la Lodigiani (2-2; Esposito e Fresta). L’incontro che decide la stagione è ormai alle porte, l’Avellino di Papadopulo continua a tenere la scia dei calabresi distanti solo tre punti. Il distacco dalla terza, invece, diventa sempre di più abissale. Alla 26°, dopo l’ennesima vittoria interna contro il Chieti (2-1; Fioretti poi Esposito su rigore), il Gualdo si ritrova con dodici punti di differenza dall’Avellino secondo. Prima del big match altro pari contro l’Atletico Catania (0-0 alla 26°).

Avellino-Chieti 2-1: decide Esposito su rigore

Addio primato ed esonero di Papadopulo

Alla 28° giornata ecco arrivare la partita che vale l’intera stagione. Nonostante la diretta tv su Tele+, il Partenio registra 10.705 paganti con 247 milioni d’incasso. Tra le due squadre ci sono sempre quei fatidici tre punti di differenza, l’Avellino è obbligato a vincere per agguantare la Reggina e giocarsi il tutto per tutto nelle restanti sei gare. Purtroppo l’aggancio non arriva, anzi, la Reggina espugna il Partenio (0-1; Aglietti) allungando in modo decisivo il distacco sull’Avellino. Il primo ko interno arriva nel momento più importante della stagione. L’Avellino sembra aver accusato il colpo. Nelle trasferte contro Juve Stabia (0-0) e Turris (1-1; A.Carannante) arrivano due miseri punti, ma è contro il Barletta che l’Avellino gioca la peggior gara della stagione. Al Partenio, infatti, arriva la seconda sconfitta stagionale (0-2). Sibilia, ormai stufo di Papadopulo, decide di dare uno scossone all’ambiente ed esonera l’allenatore, reo di essere troppo amato dalla piazza avellinese: “Papadopulo è un fallito. Ad Avellino ha combinato più danni lui della Bonatti, i giocatori lo avevano scaricato da tempo. Non auguro a nessuno di ritrovarsi in casa un simile personaggio…”.

Boniek e secondo posto in campionato

Dopo i nomi degli ex Giammarinaro e Tobia alla fine Sibilia decide di puntare su Boniek. Il tecnico polacco è reduce da un anno di inattività, ma nelle precedenti esperienze lavorative non ha di certo lasciato il segno: retrocessione dalla A alla B con Lecce e Bari, esonero alla guida della Sambenedettese in C1. L’allenatore è consapevole che deve traghettare l’Avellino in serie B: “Qui ad Avellino ho capito subito l’antifona, l’unico risultato che conta è la promozione. Ci proveremo. Promesse ai tifosi? Niente proclami: la città è stanca di aspettare, vuole fatti concreti. Glieli darò…”. Dopo cinque gare senza vittorie (27°-31°) l’Avellino ritrova i tre punti nella trasferta di Pontedera (2-0; R.Carannante e Marino), chiudendo il campionato con i pareggi contro Gualdo (1-1; Marino) e Trapani (2-2; Marasco e Fresta). L’Avellino termina la stagione in seconda posizione: Reggina 70 (promossa in B); Avellino 60 (con due punti di penalizzazione); Gualdo 55, Trapani 49; Siracusa 47.

Provitali e Fresta

Play Off: arriva il Siracusa

Ad attendere i lupi nella semifinale play off c’è il Siracusa. La squadra allenata da Sonzogni è in piena crisi economica, con lo stesso tecnico costretto a pagare le trasferte ai propri giocatori. Insomma, l’unico modo per evitare il fallimento è la promozione. Nella gara d’andata i siciliani mettono alle corde l’Avellino, le reti di Scaringella e Logarzo, nella prima frazione di gioco, rischiano di mettere a serio pericolo la finale. Nella ripresa ci pensa Fresta a rendere meno amara la sconfitta. Siracusa-Avellino termina 2-1. Nel ritorno l’Avellino scende in campo molto più determinato, il Partenio ribolle d’entusiasmo grazie anche ai 14.635 paganti. Ci pensa ancora una volta Fresta a togliere le castagne del fuoco, la sua rete si rivela fondamentale per la qualificazione. I lupi battono il Siracusa (1-0) e volano in finale. L’Avellino e il Gualdo, che intanto ha eliminato il Trapani nell’altra semifinale, si giocano la serie B sul neutro di Pescara.

Avellino-Siracusa 1-0: la rete di Fresta che permette all’Avellino di approdare in finale play off

Una B di rigore

Dall’Irpinia parte l’ennesimo esodo biancoverde con oltre 10.000 tifosi biancoverdi presenti su 11.109 paganti. Boniek conferma per 9/11 la formazione che ha battuto il Siracusa, eccezion fatta per Fresta e Fornaciari. I due calciatori sono stati squalificati dopo il rissoso finale contro il Siracusa. L’Avellino cerca la B dopo tre anni di assenza, il Gualdo cerca la prima, storica, promozione in cadetteria. E sono proprio gli umbri a passare in vantaggio grazie ad una punizione di Tomassini. Nella ripresa un calcio di rigore di Esposito fissa il risultato sull’ 1-1, risultato con cui si conclude la partita. Non bastano 120 minuti, la serie B passa dai calci di rigore. Nella lotteria russa dei penalty la spunta l’Avellino, Landucci para il rigore decisivo di Costantini e regala la promozione ai lupi. Serie B doveva essere e serie B è stata.      

Avellino-Gualdo 1-1 (6-5 dopo i rigori): Landucci para il penalty decisivo. L’Avellino vola in serie B.

La nota

L’Avellino ha perso punti importanti nelle prime giornate di campionato, collezionandone solo 11 nelle prime 8 gare. Punti che si sono rivelati decisivi nel momento cruciale del campionato. Nel periodo di maggior splendore, poi, sono arrivate prima la penalizzazione (con la squadra prima in classifica) e poi la sconfitta di Casarano. Le due cose, probabilmente, hanno fatto perdere sicurezza alla squadra che, fino al big match contro la Reggina, si era prodigata in un’estenuante rincorsa. Discorso a parte merita Sibilia. Focoso, passionale, colorito come sempre, il Commenda ha centrato la B al primo colpo ma certe sue scelte non sono state azzeccate. Ha riportato l’entusiasmo al Partenio, che non si vedeva da molto tempo, ma i suoi continui litigi con Papadopulo non hanno certo aiutato la squadra. L’esonero poteva essere evitato.

1994-95: la classifica finale

L’allenatore

Pur di rispondere alla chiamata di Sibilia Papadopulo aveva rifiutato squadre importanti e categorie superiori. Dopo un biennio importate alla guida dell’Acireale, squadra con cui aveva conquistato una promozione in B e poi una miracolosa salvezza, il tecnico si presenta ad Avellino per aprire un nuovo ciclo: “Per come è stata condotta la campagna acquisti e per il tasso tecnico della squadra che è stata allestita, non ci possono essere alternativa al successo finale”. Amato dalla piazza meno da Sibilia, che ai primi campanelli d’allarme inizia a punzecchiare il tecnico. Il loro rapporto si è piano piano deteriorato fino all’esonero a tre giornate dalla fine. Il 4-4-2 di Papadopulo ha deliziato per buona parte di campionato il pubblico del Partenio. Dopo l’iniziale incertezza della squadra ha corretto la difesa con l’inserimento di Nocera in qualità di libero. A Fioretti ha dato le chiavi del centrocampo, in attacco Provitali, Fresta e Minuti hanno garantito gol a grappoli. A Boniek, poi, è stato affidato il compito di traghettare la squadra in B.

Boniek

La squadra

L’Avellino non aveva altro risultato al di fuori della promozione. Sibilia mette a disposizione di Papadopulo una squadra che avrebbe ben figurato anche in serie B. La campagna acquisti è sontuosa tant’è che vengono ingaggiati calciatori anche dalla serie A (vedi A. Carannante e Fornaciari). Tra i pali Landucci (1964; 30 presenze/27 reti subite), un lusso per la categoria. Il portiere, però, ha vissuto una stagione con alti e bassi, tanto da sedersi anche in panchina per un breve periodo per far posto a Galati (1969; 5/-4). Una volta ripreso il posto da titolare, però, è stato decisivo per la promozione. La difesa, non sempre perfetta, ha trovato la sua quadratura dopo l’acquisto del libero Nocera (1968; 24 presenze/0 reti). Completavano il reparto difensivo lo stopper Fornaciari (1967; 28/0), a destra la sicurezza di R. Carannante (1968; 31/1), mentre sull’out opposto l’esperienza di A. Carannante (1965; 22/3), autore di tre reti tutte da calcio d’angolo. Gli altri rincalzi difensivi erano Cudini (1973; 14/0) e Bocchino (1973; 8/0), poco utilizzati in campionato ma entrambi titolari nella finale play off contro il Gualdo. Il centrocampo era sicuramente il reparto più completo. Il fulcro del gioco viene affidato Fioretti (1966; 30/5), capitano della squadra, dall’esperto regista passavano tutte le azioni della squadra. Per costanza e rendimento uno dei migliori è stato Marasco (1970; 33/6), vero motorino del centrocampo e abile anche in fase realizzativa. A destra le scorribande di cavallo pazzo Esposito (1970; 30/4), devastante quando era in giornata. Nel mercato di ottobre il reparto ha visto gli arrivi di altre due pedine come l’incontrista De Juliis (1971; 21/0), utilizzato anche da terzino, e del duttile Lupo (1964; 20/1). Utilissimo l’apporto offerto anche da Fonte (1965; 23/0), poche, invece, le opportunità offerte al tornante Federico (1972; 11/0). In attacco le note migliori: 55 reti (1,61 a gara), il più prolifico del campionato. Minuti (1965; 23/8) ha sorretto la barca fino al completo recupero di Provitali, dimostrandosi, poi, una carta in più da inserire a partita in corso. Provitali (1968; 23/ 12) ha dovuto combattere per buona parte della stagione con la pubalgia ma, una volta guarito, è diventato il perno centrale dell’attacco irpino. Casualità, tutte e dodici le reti (con due triplette) sono arrivate tra le mura amiche. Fresta (1968; 27/9) da separato in casa si è rivelato fondamentale. Papadopulo disse di lui: “Le sue caratteristiche, rapidità di movimento e giocate imprevedibili, lo rendono difficile da marcare: è il tipico elemento capace di pescare il jolly vincente”. Con Provitali ha formato la coppia perfetta: potenza e agilità. Solo a campionato in corso l’ingaggio di Marino (1968; 21/3), utilizzato sia da tornante che da seconda punta. Hanno giocato pochissime partite, prima di essere ceduti, anche il difensore Chirico (1971; 3/0), i centrocampisti Ferrazoli (1966; 1/0), Ferraro (1972; 5/1) e Romauldi (1970; 7/1) e l’attaccante Di Giannatale (1969; 1/0).       

Hanno detto:

“Questa squadra è una Ferrari che cammina come una vecchia topolino”. Sibilia dopo le prime otto giornate.

Antonio Sibilia, Presidente Avellino 1994/95

“Ma quali lupi, ho visto solo pecore”. Sibilia dopo Avellino-Reggina 0-1.

Antonio Sibilia

“Boniek stia tranquillo. Con me può soltanto migliorare, ho sempre valorizzato gli allenatori falliti”.

Antonio Sibilia

“Quello che ricorderò sempre di Avellino è il pubblico. Non ricordo una trasferta di quella stagione senza i tifosi. Venivano sempre ed in casa, nonostante giocassimo in Serie C, il Partenio offriva sempre un colpo d’occhio di tutto rispetto. L’affetto era palpabile sia in campo che in settimana vivendo la città. Pescara fu il giusto premio ad una stagione incredibile”.

Marco Landucci, portiere

“Avellino faceva paura dentro e fuori dagli spogliatoi. Se un calciatore si vuole formare secondo me deve vivere qualche stagione in un ambiente come Avellino, a prescindere dal risultato. Quell’anno ho vissuto tante emozioni, sono anche cresciuto e se ho avuto tanto dalla vita devo qualcosa anche a quel popolo. Avellino è stato il mio trampolino di lancio”.

Carmine Esposito, centrocampista

“Ricordo la Curva Sud. Quell’ammasso grandissimo di gente che esultava ad ogni goal e ad ogni rete della squadra. Avellino è una piazza calorosa, dove il calcio è uno dei capisaldi. Non c’è mai mancato il sostegno, anche quando sembrava che le cose non stessero andando totalmente nel verso giusto”.

Fabrizio Provitali, attaccante

“Nell’anno della promozione avevo un contratto da 150 milioni. Sibilia disse che 50 me li avrebbe dati a campionato vinto. Invece, non fu così. Il commendatore sapeva farci con gli affari”.

Salvatore Fresta, attaccante

“Quando seppi che mi voleva l’Avellino, accettai senza alcuna riserva. Giocavo in cadetteria, nel Taranto, ma volli venire in Irpinia, seppure in una categoria inferiore. Mi affascinava l’idea di indossare la maglia biancoverde”.

Salvatore Fresta, attaccante

“Avellino è una città che mi ha dato tanto sia professionalmente che umanamente. Conservo migliaia di ricordi che non se ne andranno mai. Quella città ha rappresentato la mia seconda casa e quando torno è sempre un’emozione particolare”.

Salvatore Fresta, attaccante

“E’ stata un’avventura fantastica, anche se travagliata. Avevamo un presidente particolare, molto esigente, e l’annata della promozione fu molto faticosa perché raggiungemmo la vittoria del campionato solo attraverso i play off. Avellino è una piazza speciale che merita grandi palcoscenici. È stata una bella pagina della mia carriera”.

Umberto Marino, attaccante
error: Il contenuto è protetto