Franco Cordova: l’esperienza ad Avellino tra infortuni e totonero

Ottima tecnica dovuta a piedi educati ma anche una certa discontinuità che unita ad una innata indolenza ne hanno limitato la carriera a palcoscenici più importanti. Questo è stato Franco Cordova, uno dei centrocampisti più talentuosi degli anni ’70. Nato per sbaglio a Forlì, da famiglia napoletana, muove i primi passi nella Flegrea, per poi esordire in serie C con la maglia della Salernitana. Poi Catania, Inter e Brescia sono state le sue tappe prima di approdare, nel 1967, alla Roma. Con la maglia dei giallorossi disputa 212 partite segnando 9 reti, indossando la fascia di capitano dal 1972 al 1976. Lasciata la Roma per ripicca, firma per la Lazio dopo che la società l’aveva venduto senza il suo placet al Verona. Con i biancocelesti disputa altre tre stagioni (85 presenze e 2 reti) prima di assaporare un clamoroso ritorno alla Roma. Nel 1979, Liedholm, estimatore del centrocampista, spinge per il suo ritorno ma alla fine l’affare salta. In Irpinia, invece, partito Lombardi, la squadra di Marchesi è alla disperata ricerca di un centrocampista capace di far “girare” la squadra. Gli irpini partono per il ritiro di Castel del Piano con una rosa ancora da completare. La società rassicura il tecnico che presto interverrà sul mercato, ma Marchesi rimpiange soprattutto la cessione di Lombardi: “Ci manca un uomo-guida come Lombardi che sappia trovare la giusta posizione in mezzo al campo”. In campionato le difficoltà iniziali della squadra sono soprattutto in fase realizzativa. Nelle prime 5 giornate l’Avellino realizza solo una rete, con un digiuno di gol che arriva a toccare la bellezza di 444’ minuti.

Cordova insieme alla moglie Simona Marchini

Nel mercato di riparazione di ottobre la società decide di intervenire e di ingaggiare il centrocampista che tanto serve a Marchesi. Sfumata la trattativa con Capello, l’Avellino vira su un altro calciatore di esperienza: Franco Cordova. L’esperto regista, classe ’44, dopo esser stato ad un passo dal ritorno alla Roma, accetta Avellino dopo che la trattativa per il suo ritorno in giallorosso salta. Cordova arriva ad Avellino intorno alle 17:15, accompagnato dalla moglie Simona Marchini, nota showgirl e figlia dell’ex presidente della Roma. Dopo un’ora di summit arriva la fumata bianca. L’Avellino offre 60 milioni, Cordova ne chiede 100. La mediazione richiede tempi brevi. Alla fine si chiude per 80 milioni e tutti felici e contenti. “Ho scelto di venire ad Avellino perché la società mi ha offerto ampie garanzie. Sibilia mi è simpatico, è un uomo con il quale è possibile parlar chiaro. Avellino non rappresenta un ripiego ma una mia libera scelta. Se avessi aspettato certamente avrei trovato una sistemazione diversa. Ma ho preferito venire in Campania, per me è quasi come ritornare a casa. Mi auguro soltanto di dare il massimo all’Avellino e ai tifosi”, sono le prime parole di Cordova in biancoverde. Marchesi, invece, dopo la partenza di Lombardi ha ottenuto il tassello che mancava in mezzo al campo: “E’ l’uomo che a noi mancava. Un uomo d’ordine, di esperienza, di notevole intelligenza. Cordova è un elemento prezioso ma sicuramente non pretendiamo da un uomo solo la soluzione di tutti i problemi. Indubbiamente il suo innesto ci offre maggiori garanzie sul piano tecnico”. Più lapidario Sibilia, amministratore delegato del club: “L’ho fatto per i tifosi. Spero che, una volta per tutte, scompaiano i fantasmi del passato”. L’acquisto di Cordova, oltre a garantire esperienza alla squadra, è stato finalizzato anche per smorzare le roventi polemiche piovute addosso alla squadra dopo l’incerto avvio in campionato. Il nuovo acquisto esordisce alla grande. Buttato subito nella mischia da Marchesi, l’esperto centrocampista ripaga la fiducia con la rete che permette ai verdi di pareggiare (1-1) a Pescara. Rete che verrà premiata dalla Domenica Sportiva come la più bella del campionato.

Pescara-Avellino 1-1: la sua unica rete in maglia biancoverde

Marchesi gli affida le chiavi del centrocampo anche la giornata seguente, ma l’Avellino non va oltre il pari (0-0) nella gara interna contro l’Udinese. Dopo due gare e 180 minuti giocati ecco piombare la sfortuna sul centrocampista. Cordova è vittima di un infortunio al tendine di Achille che gli pregiudica buona parte della stagione. Si parla addirittura di un addio anticipato al calcio giocato, con la società costretta a diramare un comunicato stampa dove smentisce la notizia del possibile ritiro. Costretto ai box Cordova, cosa molto insolita per il mondo del calcio, rinuncia anche a parte dell’ingaggio. Ritorna in campo il 24 febbraio, quasi quattro mesi dopo la sua ultima apparizione. L’Avellino viaggia nelle zone alte della classifica, e Cordova può essere la freccia in più da poter utilizzare in questo finale di campionato. Gioca da titolare le gare contro Pescara (2-0; 73 minuti giocati), Udinese (1-0; 77 minuti g.) e Napoli (2-3; 66 minuti g.), ma in tutte e tre le apparizioni viene sostituito puntualmente. Saranno le ultime in maglia biancoverde, che gli faranno chiudere la stagione con all’attivo 5 presenze ed 1 rete. Quando scoppia il calcioscommesse tra gli indagati spunta anche il nome di Cordova.  È Massimo Cruciani a tirare in ballo il nome di Cordova durante il primo interrogatorio, avvenuto il 12 marzo. Cruciani racconta come è nata l’idea delle scommesse: “Il primo giocatore di calcio che ho conosciuto è stato l’allora romanista Franco Cordova, cliente del mio negozio di frutta. Cordova mi fece diventare fornitore anche dell’albergo Leonardo da Vinci di cui era titolare o comunque padrone il suocero Marchini e mi fece conoscere altri giocatori della Roma tra cui Giorgio Morini, Sandreani, Negrisolo, Chinellato. Con tutti ebbi rapporti amichevoli: si andò a volte a pranzo assieme, frequentarono la casa mia e qualche volta si servirono del mio deposito. Quando, quattro anni fa, Cordova passò alla Lazio, mi presentò alcuni giocatori di questa squadra, con i quali strinsi rapporti amichevoli. In particolare con Giordano, Manfredonia, Wilson, D’Amico, Garlaschelli, Cacciatori”.

Immortalato dalla Panini con la maglia dell’Avellino

Ed è proprio della gara Lazio-Avellino che Cordova verrà poi indagato e accusato di “truccare” la partite. Questa volta è Trinca, socio in affari di Cruciani, a testimoniare contro il centrocampista irpino: “Quella domenica sera, al termine delle partite, mi telefonò Cruciani da Vicenza: “Vieni a prendermi a Fiumicino alle 20.30, mi imbarco a Venezia”. Mi recai all’aeroporto distrutto per il risultato della partita di Vicenza, già meditavo di telefonare al presidente del Milan, Colombo, per chiedergli un altro contributo. A Fiumicino mi venne incontro un Cruciani sconsolato, mi disse di avere viaggiato con Simona Marchini e una volta atterrati di avere scambiato quattro chiacchiere con suo marito, il calciatore dell’Avellino Ciccio Cordova, nostro amico, che stava all’aeroporto in attesa della moglie. Cruciani racconta a Ciccio la nostra disavventura vicentina e Cordova all’improvviso gli fa: “Non ti preoccupare, vi faccio rientrare io”. “E in che modo?”, ribatte Cruciani. “Con la partita Lazio-Avellino”, fa Ciccio, e quindi suggerisce a Cruciani: “Vai ad Avellino e mettiti d’accordo con Stefano Pellegrini”. Andiamo ad Avellino e ci presentiamo a Pellegrini, che però nega la possibilità di truccare la partita. Allora risaliamo in macchina e torniamo a Roma, dirigendoci verso l’Eur. Arriviamo sotto casa di Cordova e gli facciamo citofonare dal portiere. “Ci sono Massimo e Alvaro, possono salire?”, chiede. “No, falli aspettare giù”, è la risposta di Ciccio. Dopo pochi minuti si fa vivo e noi gli raccontiamo l’incontro con Pellegrini… Lui: “Va bene, domani ci provo io, non vi preoccupate. Vado all’hotel Fleming dove l’Avellino alloggerà, ci penso io. Anzi, già che ci sei, Alvaro, scommetti 50 milioni per me sulla vittoria della Lazio” (puntata fatta da Cordova poi smentita dallo stesso Trinca in una seconda interrogazione, ndr). “Dammi almeno un po’ di soldi”, gli faccio io. E Ciccio: “E’ venerdì sera, dove li vado a trovare?”. Decisi di fidarmi di Ciccio Cordova, vecchio amico e genero del costruttore miliardario Alvaro Marchini, e il giorno dopo scommisi 50 milioni per lui. Quella domenica del 13 gennaio doveva essere il giorno del nostro riscatto. Con Cruciani infatti avevamo deciso di giocare una martingala su quattro partite, tre delle quali sapevamo combinate”. Nelle quattro partite giocate del duo Cruciani-Trinca una era Lazio-Avellino, gara che doveva terminare con la vittoria dei laziali ma che invece finì 1-1, con rete di Stefano Pellegrini, poi condannato a 6 anni di squalifica. Cordova, dopo una richiesta iniziale di radiazione, uscirà dal processo con una squalifica di 1 anno e due mesi. Difeso dagli avvocati Pelosi, poi futuro presidente dell’Avellino, e Leone, verrà squalificato per omessa denuncia. Mettendo la parola fine alla sua carriera da calciatore.

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