Ultima giornata del campionato 1980/81. Il 24 maggio, al Partenio, arriva la Roma di Liedholm ancora in corsa per lo scudetto; l’Avellino, invece, causa i cinque punti di penalità, si trova costretto a conquistare almeno un punto per vincere il suo di scudetto: la salvezza. A 90’ dal termine il campionato, come detto, deve ancora dare gli ultimi verdetti: Juventus (42 punti) e Roma (41) si giocano ancora il tricolore, nelle retrovie, invece, bisogna assegnare ancora un posto dopo le retrocessioni di Perugia e Pistoiese. Nei bassifondi è piena bagarre. In lotta per la salvezza ci sono, a quota 24 punti: Avellino, Ascoli, Udinese e Brescia con il Como subito dietro. Il calendario, nell’ultima giornata, recita incontri -sulla carta- abbordabili per Udinese e Como (in casa contro Napoli e Bologna), più impegnativa la gara dell’Avellino (in casa contro la Roma) e lo scontro salvezza Ascoli-Brescia. Ai lupi serve un punto per rimanere in serie A. In casa Roma la matematica dà ancora qualche speranza ai giallorossi ma Pruzzo e company sono ancora scottati dal gol annullato a Turone nello scontro diretto di Torino che, in pratica, ha consegnato lo scudetto in mano ai bianconeri. La squadra di Liedholm per aggiudicarsi il tricolore deve espugnare Avellino, sperando in una vittoria della Fiorentina in casa juventina: alla compagine del Presidente Viola serve un mezzo miracolo. Liedholm non abbassa la guardia e, nella trasferta in terra irpina, chiede ai suoi massima concentrazione: “I ragazzi sanno che dobbiamo andare sul campo di Avellino per vincere. I bianconeri giocheranno in un clima di festa contro una Fiorentina tranquilla che non aspira ad alcun traguardo concreto. Per noi sarà brutta. L’Avellino non può perdere e noi dobbiamo vincere. E’ questa la triste realtà che s’impone alle due squadre”. Massima tensione anche in casa biancoverde. L’Avellino di Vinicio, partito con cinque punti di penalizzazione, e dopo parecchie vicissitudini (vedi anche il terremoto), ha pian pianino scalato la classifica annullando quasi subito il gap del -5 arrivando, così, a giocarsi la permanenza in A nell’ultima giornata di campionato. La classifica ride all’Avellino, ai biancoverdi serve un punto per riconfermarsi in massima serie, punto che permetterebbe di mettersi a riparo anche da un’eventuale classifica avulsa. Non ci sono spareggi, in caso di arrivo a pari punti l’ultima retrocessione sarà decretata dai punti ottenuti nei confronti diretti, in caso di nuova parità si andrà a vedere la differenza reti negli scontri diretti prima e la differenza reti generale dopo. L’Avellino si trova in vantaggio su Brescia e Ascoli e in svantaggio su Como e Udinese. Vinicio spera in una Roma dismessa: “I giallorossi sono tagliati fuori dalla lotta per lo scudetto, mentre noi siamo ancora strenuamente impegnati per non retrocedere. Ci batteremo, perciò, con maggiore ardore dei nostri avversari. Confido nella volontà dei ragazzi, ragazzi che finora non mi hanno mai deluso”. Al Partenio si prevede il pienone, nonostante il caro biglietto: trentamila lire per la tribuna Montevergine, venti per la Terminio, dieci per i Distinti e tremila e cinquecento la Curva. Biglietti, praticamente, polverizzati con i bagarini a farla da padrone. In arrivo tifosi dalla Svizzera e, addirittura, dal Venezuela, mentre ai tifosi romanisti la società ha riservato solo quattromila tagliandi: la salvezza, d’altronde, passa anche dal calore del Partenio. Vinicio crede moltissimo nell’apporto del pubblico: “La nostra folla sarà ancora una volta determinante. Il loro appoggio per noi sarà un incentivo molto importante”. Ai lupi basta un pari ma Vinicio non disdegna i due punti: “Vogliamo la salvezza. A noi potrebbe bastare anche un pareggio, ma non possiamo snaturare completamente il nostro gioco. Quindi tattica prudente ma non rinunciamo a vincere”. Avellino che durante il campionato ha visto perdere il suo asso, il brasiliano Juary, fermo ai box dopo un infortunio. L’attaccante, appena ritornato in Italia dopo l’operazione, crede fortemente nella salvezza: “Domenica giocherò idealmente anch’io contro il mio amico Falcao. Dagli spalti non mancherà il tifo sudamericano, anche se sarà tutto di colore biancoverde, perché io voglio restare ancora in questa Terra e giocare in serie A”. Il presidente Sibilia non si lascia trovare impreparato e mette sul piatto un ricco premio salvezza: “O sistemano la Roma o sarò io a sistemare loro”, salvo poi aggiustare il tiro e ammorbidire i toni: “Sono professionisti seri, non butteranno a mare i 15 milioni a testa del premio salvezza”. Pronti via e, al 5’, Falcao gela subito i trentamila del Partenio. Il campione brasiliano si libera della custodia di Beruatto, scambia con Conti e solo davanti a Tacconi lo trafigge con un potente rasoterra.
A inguaiare la situazione dell’Avellino ci si mette anche il vantaggio iniziale di Como e Udinese che, unito al pareggio di Ascoli, condanna l’Avellino alla serie B. Ma da Torino giungono notizie “positive”, la Juve passa in vantaggio allungando nuovamente sulla Roma che sembra accusare il colpo. Dal gol della Juventus (26’ Cabrini) al pari dell’Avellino passano tre minuti. Minuto 29’, fallo di Turone su Criscimanni. Sulla susseguente punizione ci pensa Venturini, con un bolide dal limite, a ristabilire il punteggio in parità. Troppo importante la posta in palio e complice una Roma nervosa, la partita scorre, così, fino al 90’. Con il punto ottenuto i lupi conquistano la meritata salvezza. Vinicio a fine gara è euforico: “Abbiamo vinto il nostro scudetto, è un giorno di grande festa”. Anche Sibilia è raggiante: “Abbiamo evitato un altro terremoto, ora, dopo aver conquistato una meta importante, pensiamo di impostare il nuovo Avellino. L’anno venturo non dovremo più soffrire fino all’ultima giornata”. Alla fine delle trenta giornate, a quota 25 punti, vengono a trovarsi ben cinque squadre con l’utilizzo della classifica avulsa per conoscere l’ultima retrocessione. Con il punto conquistato contro la Roma, nell’ultima giornata, la squadra di Vinicio si mette a riparo da sgradevoli sorprese. Nello stilare la classifica avulsa, infatti, si vede l’Avellino a quota dieci punti, a debita da distanza dal Brescia che, per via della peggior differenza reti contro il Como, andrà a far compagnia al Perugia e alla Pistoiese in serie B. Nonostante il terremoto, la penalità, gli infortuni (Ugolotti e soprattutto Juary) e tutte le avversità della stagione (vedi anche le ventuno giornate di squalifica inflitte ai calciatori biancoverdi) la stagione 1980/81 è stata la salvezza più sofferta e più bella di tutte la altre conquistate in serie A.
24 maggio 1981
30° giornata, serie A 1980/81
Avellino-Roma 1-1
Avellino: Tacconi 7, Venturini 7, Giovannone 6, Beruatto 6, Cattaneo 6, Di Somma 6, Piga 6, Repetto 6, Criscimanni 7, Vignola 7, Massa 6 (86’ Ipsaro s.v.). In panchina: Di Leo, Stasio, Limido, Fabrizi. All.: Vinicio
Roma: Tancredi 6,5, Spinosi 6, Maggiora 6, Turone 6, Falcao 7,5, Bonetti 6, Conti 6,5, Di Bartolomei 7, Pruzzo 5 (86’ Birigozzi s.v.), Ancellotti 6, Scarnecchia 7. In panchina: Superchi, Rocca, Santarini, Sorbi All.: Liedholm
Arbitro: Menicucci di Firenze 6,5
Reti: 5’ Falcao, 29’ Venturini (Av).
Ammoniti: Turone, Ancellotti, Pruzzo, Vignola, Venturini, Repetto
Note: spettatori quasi 30.000 di cui 11.933 abbonati e 15.466 paganti con un incasso di 151.401.000 milioni.