Avellino-Cremonese 2-2 (1988-89): la partita del mistero

Il sogno di ritornare in serie A s’infrange sul più bello. Dopo la cocente retrocessione in serie B, l’Avellino è sull’orlo del baratro. Il presidente Graziano, agli arresti domiciliari, ha lasciato una società sul lastrico: la squadra irpina rischia di scomparire dal panorama calcistico italiano. Vengono stilati i calendari di serie B, ma al posto dei biancoverdi compare una X. Alla fine, la crisi societaria si risolve con l’elezione di Pierpaolo Marino come nuovo presidente dell’U.S. Avellino. L’ex segretario è a capo della cordata che ha salvato la squadra dal fallimento, la Green Sport. Partito in sordina, l’Avellino di Ferrari prima e Fascetti dopo ha pian piano scalato la classifica, stabilendosi sempre a ridosso della zona promozione. Si arriva, così, alla fatidica 36° giornata. Avellino, 4 giugno 1987. Al Partenio va in scena un vero e proprio spareggio per la serie A. Avellino e Cremonese sono alla ricerca del quarto posto in classifica, ultimo accesso utile per la massima serie. Anche se, dopo la 35° giornata, la lotta per la promozione è ancora tutta aperta: Genoa 47 punti; Bari 46; Udinese 43; Cremonese 41; Reggina 40; Cosenza 39 e Avellino 38. Insomma, l’Avellino di Fascetti deve sfruttare al meglio il fattore casalingo (mai sconfitto finora tra le mure amiche), per giocarsi il tutto per tutto nelle ultime due gare finali. Non resta che vincere anche perché, in settimana, si parla anche di un possibile premio promozione di un miliardo di lire. L’Avellino parte subito forte e, al 10’, passa subito in vantaggio. Citterio aggancia in area Marulla, per Pairetto è calcio di rigore. Dal dischetto si presenta lo stesso Marulla, Rampulla para il tiro dell’attaccante irpino, ma respinge la conclusione proprio sui piedi di Baldieri che da pochi passi insacca. Al 34’ la Cremonese per poco non perviene al pareggio. Moz perde ingenuamente palla, ne approfitta Lombardo che trova al centro dell’area Bivi, ma il suo tiro finisce sul palo. Scampato il pericolo, l’Avellino raddoppia. È ancora Baldieri, al 37’, a segnare con un diagonale dalla sinistra che s’infila nell’angolino più lontano.

Baldieri

Non passa nemmeno un minuto che ancora una volta la fortuna ringrazia Di Leo. Bivi, da pochi passi, spedisce sul palo la rete del possibile 2-1. L’Avellino, così, chiude il primo tempo con un doppio vantaggio rassicurante, nonostante i due legni colpiti dagli ospiti. Il Partenio è una bolgia. Durante l’intervallo il pubblico si lascia a cori festosi, la serie A non sembra più un miraggio. Nella ripresa, però, succede il patatrac. L’Avellino nel giro di due minuti riesce nell’impresa di cancellare il doppio vantaggio. Al 55’ i lombardi accorciano le distanze. Cinello salta Amodio e dal limite lascia partire un bolide che s’insacca all’incrocio. Due giri di lancette e sul Partenio cala il gelo. Maspero, con un tiro dai venticinque metri, colpisce la traversa, sulla respinta il più lesto è Bivi che, causa un’incerta uscita di Di Leo, pareggia i conti. L’Avellino incassato il colpo tenta l’immediata reazione. Minuto 59’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Pileggi viene atterrato in area da Maspero. Per tutti è calcio di rigore, Pairetto tra l’incredulità lascia correre. Le vibranti proteste della panchina biancoverde costano caro al tecnico Fascetti, che viene espulso. L’Avellino cala d’intensità e nell’ultima mezz’ora non crea grossi grattacapi alla retroguardia avversaria. Anzi, sul finale la Cremonese sfiora addirittura la vittoria, quando Lombardo, solo davanti a Di Leo, spedisce a lato da ottima posizione. Il pareggio costa caro all’Avellino, la squadra di Fascetti è ormai fuori dai giochi promozione. Alla 36° giornata, infatti, la classifica riduce al lumicino le possibilità di salita: Genoa e Bari 48 punti (promosse in A); Udinese 44; Cremonese 42; Reggina 41; Cosenza 40 e Avellino 39. La pessima giornata si chiude con la feroce contestazione dei tifosi contro giocatori e tecnico. Fascetti viene preso di mira anche da una cinquantina di persone, che la sera stessa, davanti al Jolly Hotel, insultano e spintonano il tecnico. La serie A resta, così, un sogno. Comunque, c’è da dire che nemmeno l’eventuale vittoria contro la Cremonese avrebbe garantito la promozione. L’Avellino doveva vincere anche le restanti due gare per chiudere –ipoteticamente- a 44 punti, insieme a Reggina e Cosenza. Con tre squadre a quota 44, Avellino e Cosenza (meglio piazzate negli scontri diretti) si sarebbero giocate l’ultimo posto utile per la serie A in uno spareggio. Che cosa successe nell’intervallo di quell’Avellino-Cremonese rimane un mistero. Le parole dette da Fascetti subito dopo la gara non fecero altro che gettare altra benzina sul fuoco: “Tra dieci anni dirò cosa è accaduto in questa partita”. Di anni ne sono passati quasi trenta, ma cosa successe realmente in quella partita non è dato sapere. Il presidente Marino, in una conferenza stampa indetta dopo la gara, non crede alla combine: “Il più amareggiato sono io. Smentisco chi dice che qualcuno nell’intervallo ha influenzato i giocatori a non andare in serie A. Certo, la promozione non rientrava nei nostri piani, ma un eventuale salto di categoria avrebbe portato maggiori incassi: si sarebbe passato dai quasi quattro miliardi di quest’anno a nove. Solo questo giustificherebbe la volontà di andare in serie A un anno prima. Potenziare una squadra in A o costruire una squadra che lotti per la promozione non costituisce un impegno notevolmente diverso. Cosa è successo nell’intervallo non lo sapremo mai, ma le mie idee e le mie supposizioni me le sono fatte, ma non posso esternarle”. Dopo il triplice fischio se ne sono dette tante: dalle scommesse clandestine, alla camorra, alla disegnazione di un arbitro internazionale come Pairetto, ai costi per l’allestimento di un’ipotetica squadra di A, dopo gli innumerevoli sforzi fatti per salvare la squadra dal fallimento, ormai certo. Al fatto che l’Avellino, in estate, era stato ammesso in B dopo la famosa X dei calendari. Evidentemente questo poteva bastare. Ma non possono passare inosservate le parole dette da Baldieri, anni dopo a quell’incontro, sulla pagina Facebook “Storia dell’Avellino calcio”. Il centravanti, autore della doppietta che aveva fatto sognare i tifosi irpini, smentisce tutte le tesi: “Si possono dire tante cose riguardando le immagini, ma non avremo mai certezze! Disegni oscuri di scommesse, camorra, Sibilia o altro. Resta il rammarico di non essere saliti in A. E se fosse vero che qualcuno si vendette la partita: spero che faccia la fame fino a quando campa! Nella mia carriera non sono mai venuti a chiedermi di non fare gol o di favorire qualcuno: SAPEVANO GIÀ LA RISPOSTA! Vivo ancora “nell’ingenuità” che furono errori sul campo di giocatori sotto pressione agonistica e non decisi a tavolino! Sono ingenuo, lo so, ma voglio continuare a credere in un mondo pulito. Fiero di essere uscito dallo spogliatoio, quel giorno, con 2000 persone fuori ad aspettare incazzate e vederli aprire davanti a me applaudendomi, nonostante tutto! Ho i brividi ancora adesso e non lo dimenticherò mai!”. Come noi non dimenticheremo mai quell’Avellino-Cremonese che ci costò la serie A.

4 giugno 1989, 36° giornata

Avellino-Cremonese 2-2

Avellino: Di Leo 5; Murelli 5,5; Moz; Strappa 6; Amodio 5; Bagni 6,5; Bertoni 5,5; Pileggi 5 (70’ Perrone s.v.); Marulla 5; Sormani 5,5 (76’ Francioso s.v.); Baldieri 7. In panchina: Amato, Siroti, Lo Pinto. All.: Fascetti

Cremonese: Rampulla 6; Gualco 5,5; Rizzardi 5,5; Piccioni 6,5; Montorfano 6,5; Citterio 6; Lombardo 6,5; Avanzi s.v. (27’ Maspero 6); Cinello 6,5; Galletti 6 (70’ Garzilli s.v.); Bivi 7. In panchina: Violini, Loseto, Merlo. All.: Mazzia

Arbitro: Pairetto di Torino 5,5

Reti: 10’ e 37’ Baldieri (Av), 55’ Cinello, 57’ Bivi.

Note: Angoli 9-1 per l’Avellino. Ammoniti: Moz, Murelli, Pileggi, Baldieri, Maspero e Rizzardi. Spettatori 15 mila, di cui 6.476 paganti per un incasso di 76 milioni di lire, abbonati 7.872. Espulso Fascetti al 59’ per proteste.

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