Avellino-Ascoli (1983/84): la sigaretta spenta in faccia a Mazzone

Stagione 1983/84, periodo negativo in casa Avellino. La squadra di Bianchi (subentrato a Veneranda alla 10° giornata) è in piena crisi. Non è bastato il cambio di allenatore ad invertire la rotta, i biancoverdi annaspano nei bassifondi della classifica. Alla 17° giornata, al Partenio, arriva l’Ascoli di Mazzone forte dei suoi 17 punti; l’Avellino, invece, di punti ne ha solo 10, dietro solo il Catania a quota 8. La partita contro i marchigiani è di notevole importanza, la vittoria manca da ben 10 giornate: un’eternità. Su un campo ridotto al limite dell’impraticabilità, l’Avellino sfodera una delle migliori prestazioni stagionali. Le reti di De Napoli (primo sigillo in serie A) e di Diaz (ritornato a livelli eccezionali) stendono l’Ascoli, Bianchi si regala il primo sorriso, ma soprattutto si gettano le basi su un girone di ritorno (16 punti conquistati contro i 10 dell’andata) che proietta l’Avellino alla salvezza. Dopo tre mesi i lupi ritornano alla vittoria, chi si rammarica, e non solo del risultato, è Mazzone. L’allenatore denuncia un’aggressione avvenuta tra primo e secondo tempo con Di Somma. Il giocatore irpino, infortunato dopo un’operazione al menisco, era stato allontanato dal campo dopo esser stato visto sostare vicino alla porta dei marchigiani. L’arbitro Lombardo richiamato da Novellino, aveva deciso per l’allontanamento dal campo del libero avellinese. L’allenatore ascolano al termine della partita si presenta ai microfoni con un’evidente bruciatura sotto lo zigomo sinistro: “Ho incontrato Di Somma all’imbocco del sottopassaggio mentre rientravo in campo dopo l’intervallo. Lui mi ha apostrofato in malo modo. Io, dal canto mio, non sono restato con la bocca chiusa. Gli ho fatto presente che c’è un regolamento da rispettare e un arbitro. Di Somma ha continuato e  mentre stavamo discutendo, una delle persone che si trovavano insieme a lui mi si è avvicinata e mi ha spento la sigaretta in faccia. Di Somma conosce bene chi mi ha aggredito. Lo chiamerò a testimoniare perché porto tutti in tribunale. Questi episodi fanno male al calcio”. Diversa la versione di Di Somma che si discolpa da qualsiasi accusa. Il calciatore ha solo reagito a Mazzone che gli aveva dato del “camorrista”: “E’ vero, ho avuto una vivace discussione con Mazzone. Lui ha pronunciato parole offensive, io ho risposto per le rime. Mazzone però non può dire che sono stato io ad aggredirlo: non stavo fumando né ho visto altre persone in atteggiamento minaccioso nei suoi riguardi“. L’increscioso avvenimento finì lì, anche se  Mazzone minacciò perfino una denuncia alla magistratura. Anche il presidente irpino Pelosi, nonché avvocato, cercò di gettare acqua sul fuoco (evitiamo le polemiche) facendo cadere tutto nel dimenticatoio. Al di là dell’episodio che con il calcio non ha nulla a che vedere, inutile dire che la posta in palio era troppa alta, l’Avellino aveva disperato bisogno di vincere e per riuscirci non andò tanto per il sottile. Anche Stefano Olivari, in un frammento di un articolo pubblicato sul blog del Guerin Sportivo, scrive dell’ambiente surriscaldato del Partenio: “In sostanza un clima d’intimidazione fisica continua, dentro e fuori dal campo, con presenze inquietanti nei pressi della linea laterale (anche cani ringhianti, comunque più socievoli di certi personaggi) di un terreno di gioco dove dominavano fango e buche. Non sono ricordi nostri, che la legge del Partenio la vedevamo a Novantesimo Minuto, ma degli ex calciatori di quell’epoca che in qualche caso speravano di infortunarsi prima della trasferta di Avellino e dell’incontro con capitan Di Somma”. Lo stesso Mazzone, in un’intervista di qualche anno fa, quando gli chiesero di questo episodio disse: “Diciamo che Avellino era un campo difficile a quei tempi e che Di Somma era uno tosto”. Anche questa era la “Legge del Partenio”.

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