La stagione 1986/87 è appena terminata con l’ottimo ottavo posto, risultato raggiunto solo nel campionato 1981/82, a soli cinque punti dallo spareggio UEFA. Non c’è nemmeno il tempo per progettare la nuova stagione che l’arresto del presidente Graziano paralizza l’intero ambiente avellinese. Graziano è accusato di truffa ai danni dello Stato. Dopo quattordici giorni di latitanza “Don Elio” viene arrestato e messo ai domiciliari. La notizia scuote nelle fondamenta il tifo avellinese. Anche il sindaco della città avellinese, Venezia, scende in campo a difesa della massima serie: “La serie A è un patrimonio di tutti. Dobbiamo stringere i denti”. Il mercato è praticamente tutto in uscita. La cessione più importante è quella del talentuoso Alessio alla Juventus per 6 miliardi, mentre lasciano l’Irpinia anche Dirceu, Zandonà (Cagliari), Tovalieri (alla Roma per fine prestito) e Zaninelli (Torino). Complice la crisi societaria gli acquisti sono pochi: il difensore Grasso (rientro dal Cagliari per fine prestito) e i centrocampisti Di Mauro dall’Arezzo e Mariani dal Pisa. Partito il brasiliano Dirceu, la casella degli stranieri viene riempita dall’attaccante Anastopoulos. Il greco è un autentico eroe in Patria. Con la maglia dell’Olympiakos vince quattro scudetti, come quattro sono le volte che si laurea capocannoniere. Scarpa di bronzo nel 1982, l’attaccante vanta presenze anche nelle maggiori manifestazioni Europee, oltre ad essere titolare dalla propria Nazionale. Raccomandato fortemente da Vinicio, l’Avellino mette sul piatto quasi 300 milioni di lire, oltre ad una gara amichevole da disputare al Partenio, per portare “Il baffo del Pireo” in Italia.
Improta, braccio destro di Graziano, viene nominato presidente, mentre Vinicio viene riconfermato allenatore. Dalla stagione 1988/89, in serie A, si decide anche di aumentare il numero delle partecipanti da 16 a 18, perciò le retrocessioni, solo per la stagione 1987/88, passano da 4 a 2, con l’Empoli seriamente indiziata ad occupare una delle due posizioni vista la penalizzazione di 5 punti. Il precampionato dell’Avellino è alquanto deludente. La squadra di Vinicio batte l’Amiata (12-0); il Poggibonsi (4-1) e la Rondinella (1-0); venendo poi battuto malamente dall’Arezzo (0-4) e dall’Olympiakos (0-1). La batosta di Arezzo e la sconfitta casalinga contro i greci attirano le critiche su Vinicio, con la tifoseria che inizia a dubitare seriamente della reale consistenza e coesistenza del tandem Anastopoulos-Schachner. I malumori, però, sembrano polverizzarsi durante le prime gare ufficiali. In Coppa Italia, l’Avellino passa agevolmente il turno qualificandosi agli ottavi di finale con un turno di anticipo. Tre vittorie nelle prime tre gare contro Sambenedettese (3-0); Piacenza (1-0) e Centese (1-0); pari contro la Cremonese (2-2, poi vittoria ai rigori) e sconfitta in quel di Empoli (0-2). Sugli scudi proprio gli attaccanti Anastopoulos (3 reti) e Schachner (2). La classifica del girone si chiude con l’Avellino al primo posto a quota 11 punti; Empoli 10; Piacenza 8; Cremonese 7; Sambenedettese 6; Centese 3.
Il campionato
Il decimo anno in serie A inizia nei migliori dei modi. Nella prima di campionato l’Avellino batte il Torino (2-1), con Di Leo che para un rigore a tempo scaduto. Sembra l’inizio dell’ennesima salvezza ma non sarà così. Dopo la vittoria all’esordio arrivano solo sconfitte: Verona (1-4) e in casa contro la Roma (2-3) e il Napoli (0-1). Il k.o. interno nel derby lascia pesanti strascichi. Al termine della gara scoppia una violenta contestazione da parte della tifoseria, che chiede a gran voce l’esonero di Vinicio. Il tecnico presenta le dimissioni ma sono respinte. “Non vogliamo uno scontro con la tifoseria. Dobbiamo, però, conservare la serenità di giudizio che in questi frangenti è necessaria”, sono le parole del presidente Improta. Le dimissioni presentate da Vinicio, però, non servono a scuotere la squadra. Nella trasferta di Firenze (1-2) arriva la quarta sconfitta consecutiva. Dopo cinque giornate l’Avellino è inchiodato nei bassifondi della classifica: Pisa 3 punti; Como, Avellino e Cesena 2; Empoli -2. Dopo Firenze, Vinicio presenta nuovamente le dimissioni: è l’ultimo ruggito del “Lione”. “Non avrei mai mandato via Vinicio se non avesse insistito”, sono le dichiarazioni di Graziano subito dopo l’allontanamento del tecnico. Vinicio paga il fatto di aver assecondato una campagna acquisti pressoché anonima e inadeguata alla categoria, oltre al fatto di aver fortemente voluto l’acquisto di Anastopoulos. I risultati hanno fatto il resto: penultimo posto, una sola vittoria nelle prime cinque gare e peggior difesa con 11 reti subite.
Per cercare di risollevare la situazione, difficile ma ancora salvabile, in Irpinia arriva il “Sergente di ferro”, Bersellini: “Non c’è niente che mi preoccupi. Basta aver voglia di ripartire immediatamente con il piede giusto. Per ottenere i risultati c’è bisogno che si lavori tutti insieme. Non temo nulla perché sono vaccinato verso certi comportamenti”. Il giorno della presentazione del nuovo tecnico è caratterizzato da una violenta contestazione ai danni della squadra, con Amodio bersaglio principale dell’ira dei tifosi. Accerchiato da una ventina di persona, il difensore si difende brandendo un martello per evitare l’aggressione. La prima di Bersellini è già da scontro diretto. Al Partenio, un Avellino abulico e senza idee ringrazia Di Mauro, che ad una manciata di minuti dal termine realizza il pari (1-1). Per il Cesena arriva la prima rete in campionato dopo cinque partite senza realizzazioni. In casa avellinese, invece, non è per niente piaciuta la scelta di Benedetti nel ruolo di libero.
Calciomercato di ottobre
La tanta attesa campagna di rafforzamento non arriva. Pochi gli acquisti, uno per ruolo, che lasciano l’amaro in bocca ai tifosi. Il difensore Storgato dall’Udinese, il centrocampista Sormani dal Parma e l’attaccante Francioso dal Sassuolo. I tanto contestati Amodio e Romano alla fine rimangono, mentre l’unica cessione è quella di Agostinelli, da tempo fuori rosa, al Genoa.
7°-15°, la cura Bersellini non funziona
Il pari contro il Cesena trova pochi riscontri. La classifica diventa sempre più problematica dopo le tre sconfitte consecutive (7°-9°) contro la Juventus (0-3); Sampdoria (1-2 in casa) e Milan (0-3). Alla 9° giornata la classifica dice: Pisa 6; Cesena 5; Avellino 3; Empoli 0. Il cammino dell’Avellino non prende una svolta: pari interno contro il Como (0-0 alla 10°); altra sconfitta esterna contro il Pescara (0-2); poi tre pareggi consecutivi contro Pisa (0-0); Ascoli (1-1, con una bottiglietta che colpisce al capo il portiere ascolano Pazzagli) ed Empoli (0-0). Il disastroso girone d’andata dell’Avellino si chiude con la sconfitta interna contro l’Inter (1-3). Dopo quindici gare l’Avellino è penultimo con all’attivo una sola vittoria e ben 9 sconfitte. Al termine del girone d’andata la classifica lascia poco spazio all’immaginazione: Pisa 11; Como 10; Avellino 7; Empoli 6 (con 5 punti di penalizzazione).
La Coppa Italia
La prima vittoria dell’era Bersellini arriva, ma non in campionato. Dopo aver superato il girone, l’Avellino incontra il Parma negli ottavi di finale di Coppa Italia. In Emilia termina in parità (0-0), nel ritorno, invece, i biancoverdi s’impongono per 2-0, passando così al turno successivo. Nei quarti di finale, risultato raggiunto solo nella stagione 1980/81, l’Avellino pesca la Juventus. Al Partenio finisce 1-1, nel ritorno i bianconeri s’impongono di misura (1-0), eliminando dalla manifestazione tricolore Schachner e company.
Il ritorno
Il girone di ritorno sembra iniziare con buoni propositi quando nella trasferta contro il Torino (0-0) arriva un punto preziosissimo. La speranza di agguantare la salvezza ritorna ad alimentarsi alla 17° giornata. Dopo quattro mesi e mezzo senza vittorie (la prima e ultima era datata 13 settembre ’87, prima di campionato), il 31 gennaio ’88, l’Avellino batte il Verona (1-0, Benedetti), agguantando i due punti dopo 15 turni di digiuno. Il momento positivo in casa avellinese continua anche la domenica seguente, con un altro 0-0 conquistato contro la Roma. La cura Bersellini sembra dare i suoi frutti, come lo dimostrano le tre gare senza prendere reti in questo avvio di ritorno (16°-18°). Alla 19° arriva la proibitiva trasferta di Napoli, la pesante sconfitta (0-4) serve solo a rimarcare il netto divario tra le due squadre. Dopo la scoppola contro la capolista, l’Avellino riprende la marcia salvezza con due pareggi consecutivi contro Fiorentina (1-1) e Cesena (1-1). I due punti conquistati non smuovono la classifica, ma danno una certa continuità di risultati alla squadra di Bersellini, sempre incostante nella prima parte del campionato. Alla 22° la corsa salvezza dei lupi prende una piega importante. Una rete di Bertoni stende la Juventus (1-0), e permette all’Avellino di agguantare, a quota 15 punti, il Como e l’Ascoli, con il Pisa distante un solo punto.
La corsa alla A entra nel vivo. L’Avellino sembra aver ingranato la marcia giusta, come lo dimostrano gli 8 punti conquistati nelle prime sette gare del ritorno. Contro la Sampdoria (0-2) arriva un brusco stop, con la classifica che rimane deficitaria anche dopo il pari contro il Milan (0-0). A sei giornate dalla fine il calendario mette di fronte all’Avellino ben 5 scontri diretti: Como, Pescara, Pisa, Ascoli ed Empoli. Alla 24°, infatti, la classifica recita: Pescara 21; Ascoli 18; Pisa 17; Como e Avellino 16; Empoli 14. Nella trasferta di Como le due squadre si giocano una buona fetta di salvezza. Sul campo termina in parità (0-0), ma l’Avellino recrimina per un gol, apparso regolare, annullato a Benedetti. Quel punto si rivelerà determinante. L’Avellino porta a tre i pareggi consecutivi dopo l’1-1 contro il Pescara, mentre la preziosissima vittoria contro il Pisa (1-0) permette alla squadra di Bersellini di lasciare la penultima posizione: non accadeva dalla quinta di campionato. “Cinque mesi fa ci davano tutti per spacciati e nessuno avrebbe scommesso una lira sulla nostra salvezza. Ora, però, sarebbe un peccato sciupare tutto nelle ultime tre domeniche che ci restano”, sono le parole del tecnico irpino. A 270 minuti dal termine la classifica recita: Ascoli, Como e Avellino 20; Pisa 19; Empoli 15. Il match clou in chiave salvezza della 28° è proprio Ascoli-Avellino. Dopo quattro risultati utili consecutivi (24°-27°), però, i biancoverdi escono sconfitti dal Del Duca (0-2) e, complici le vittorie di Pisa e Como, ritornano nuovamente in penultima posizione: Ascoli e Como 22; Pisa 21; Avellino 20; Empoli 18. Bersellini al termine della gara è furioso: “Degli arbitri io non parlo mai (espulso Ferroni dopo diciassette minuti, ndr), ma non sono scemo e certe cose le ho viste anch’io. Cose strane. A fine campionato vi spiegherò….”. Il tour de force dell’Avellino continua alla 29° quando arriva, al Partenio, l’ultima in classifica, l’Empoli. Una rete di Di Mauro permette ai padroni di casa di battere i toscani (1-0) e di rimanere ancora aggrappati al treno salvezza.
L’Avellino ci crede nonostante i risultati dagli altri campi non sono positivi; il Como vince a Verona, mentre pareggiano Ascoli e Pisa. In virtù di questi punteggi, la classifica, a 90 dal termine, recita: Como e Pescara 24; Ascoli 23; Pisa e Avellino 22; Empoli 18 (retrocesso in B). “Chi ha detto che siamo spacciati? – sono le dichiarazioni di Bersellini – Lotteremo anche a Milano, alla faccia di chi ci vuole male !”. L’Avellino, nella trasferta contro l’Inter, si accinge a difendere le sue ultime chances: “La Madonna ci ha aiutati – dice Graziano – ma a Como evidentemente c’è una Madonna più forte della nostra”. I giochi per la permanenza in serie A sono ancora tutti aperti. Per decretare la seconda retrocessione bisogna aspettare l’ultima giornata. La 30°, però, non è certo favorevole all’Avellino, costretto a giocarsi la permanenza in massima serie contro l’Inter, con la squadra di Trapattoni ancora in cerca di un posto Uefa. Stesso discorso per il Torino, che in quel di Pisa, altra concorrente diretta per la salvezza, cerca il pass per l’Europa. Sulla carta, la partite più abbordabili sono quelle del Como (in casa contro il Milan, con i rossoneri alla ricerca del punto scudetto), Pescara (in trasferta contro il retrocesso Empoli) e Ascoli (in casa con il Cesena). Classifica alla mano a rischiare di più sono proprio gli irpini e il Pisa, anche perché un eventuale arrivo a pari punti di due o più squadre condannerebbe (nella maggior parte delle ipotesi) allo spareggio proprio queste ultime due. Insomma, per l’Avellino non c’è altro risultato al di fuori della vittoria. Tutta l’Irpinia si mobilita, c’è da difendere la serie A. Al Meazza sono in 5.000. Tutto inutile. Partita rocambolesca: l’Inter passa subito in vantaggio (Minaudo al 6’); pareggia Gazzaneo al 33’. Poco dopo i padroni di casa rimangono anche in dieci (espulso Scifo), ma l’Avellino non sfrutta l’uomo in più, anzi. Poco dopo l’inizio della ripresa, il greco Anastopoulos rifila una gomitata a Bergomi e viene espulso. Il tempo scorre inesorabilmente e il risultato non cambia. Inter-Avellino termina 1-1, il pari non serve a nulla. La vittoria del Pisa condanna l’Avellino alla serie B.
Anastopoulos, il pianto greco
Con la cessione di Alessio e l’addio Dirceu si perdono le maggiori bocche di fuoco della stagione precedente. Urgono rinforzi in attacco, ma vista la crisi societaria il mercato non decolla. Alla fine, però, Graziano riesce ad accontentare Vinicio e porta in Italia il centravanti ellenico Anastopoulos. È lo stesso Vinicio a favorire l’acquisto: “Si tratta di un attaccante molto mobile, dotato di grande tecnica e vasta esperienza internazionale. Anastopoulos l’ho voluto io e credo che con Schachner formerà un tandem d’attacco veloce e redditizio. È un nazionale greco, il nostro torneo è adatto alle sue caratteristiche”. All’Olympiakos vanno 300 milioni di vecchie lire, al baffuto attaccante un biennale da 200 milioni. Il greco inizia anche bene la sua avventura in Italia (3 reti in Coppa Italia), poi di lui si perdono le tracce. Lento e impacciato, nelle volte in cui scende in campo non lascia mai il segno. Nemmeno l’avvento di Bersellini risolleva le sorti del greco, che chiude la fallimentare esperienza italiana con 16 presenze e 0 reti. Il ritorno in Grecia è una logica conseguenza.
Graziano, il presidente con la macchia e senza lode
Non c’è nemmeno il tempo di gioire per l’ottimo campionato appena concluso che in casa irpina arriva la doccia gelata: il presidente Graziano, dopo un periodo di latitanza, viene arrestato. Industriale nel campo della chimica, agli inizi degli anni ‘80 fonda il gruppo Idaff-Icg, che pochi anni dopo arriva a fatturare 230 miliardi di lire l’anno, fatturato che in gran parte arriva da commissioni pubbliche del ministero dei trasporti. Appalti realizzati grazie alla realizzazione del famoso “Tnt”, il tessuto non tessuto, le lenzuola sottili utilizzate su tutti i treni d’Italia. Diventa ben presto miliardario, fonda un’altra fabbrica, l’Isochimica, azienda che produce il detersivo Dyal, sponsor che fa mettere sulle maglie dell’Avellino. Il suo impero, però, sta per crollare. Il 23 maggio del 1987, Graziano è accusato di truffa aggravata e falso in atto ai danni dello Stato. L’accusa riguarda un gonfiamento di perizie riguardanti i danni provocati dal terremoto nello stabilimento Idaff-Icg di Fisciano. Graziano presenta una perizia di 17 miliardi di lire, di cui 6 già incassati, di fronte a un danno reale di circa due miliardi. E’ l’inizio della fine. Nell’estate del 1988, con l’Avellino in B, cede la società, sull’orlo del fallimento e piena di debiti (7 miliardi di Irpef non pagati più 5 di deficit), per la cifra simbolica di diecimila lire, quando il valore reale era di 12 miliardi.
La nota
La retrocessione in serie B è un colpo al cuore. Paradossalmente quella che doveva essere la salvezza più tranquilla si è trasformata nell’incubo peggiore. La crisi societaria, la campagna acquisti irrilevante, il flop del tanto osannato Anastopoulos hanno fatto il resto. I numeri alla fine parlano chiaro: 5 vittorie in campionato (nessuna lontana dal Partenio); peggior attacco con 19 reti, con quoziente rete di 0,49 a gara; seconda peggior difesa con 39 reti subite. Insieme al Pisa, l’Avellino è stata la squadra che ha collezionato meno punti in casa: 16. Vista l’inconsistenza di Anastopoulos, Schachner si è praticamente addossato il peso del reparto avanzato, l’austriaco, infatti, ha messo a segno 9 delle 19 reti totali. Alla fine, però, quello che ha inciso fortemente sull’andamento finale è stato il pessimo girone d’andata, chiuso con soli 7 punti all’attivo e con una sola vittoria nelle prime sedici giornate. La disperata ricerca della decima salvezza è sfumata per un solo maledetto punto.
L’allenatore
Vinicio conclude nei peggiori dei modi la sua esperienza in Irpinia. Il tecnico, dopo 106 gare tra campionato e Coppa Italia sulla panchina dei lupi, rassegna le dimissioni dopo solo cinque partite. L’allenatore paga il pessimo inizio di stagione della squadra, iniziata con la vittoria all’esordio contro il Torino, ma seguita, però, da ben quattro sconfitte consecutive. Arriva Bersellini, ma la musica almeno inizialmente non sembra cambiare. Il nuovo tecnico colleziona solo 5 punti nelle prime dieci gare, con l’Avellino che non chiude il girone d’andata all’ultimo posto solo grazie alla penalizzazione dell’Empoli. Nel ritorno, però, i lupi cambiano marcia. La lotta per non retrocedere si protrae fino all’ultima giornata, ma i 16 punti conquistati nel girone di ritorno non bastano. L’Avellino così ritorna in B.
La squadra
L’arresto del presidente Graziano ha influito pesantemente sull’allestimento della squadra. Le partenze di Alessio e Dirceu, due protagonisti della squadra che l’anno prima sfiora l’Europa, non trovano in Anastopoulos e Di Mauro le valide alternative. Di Leo (1960; 25 presenze/33 reti subite) per il terzo anno consecutivo ha difeso la porta biancoverde, mentre Coccia (1962; 6/-6), che sul finire del girone d’andata aveva scavalcato nelle gerarchie proprio Di Leo, è stato costretto, causa infortunio, a lasciare il posto nel momento migliore. La difesa dell’Avellino è stata una delle peggiori del campionato con 39 reti subite. Peggio dei biancoverdi ha fatto solo il Pescara (44), e pensare che la retroguardia biancoverde era in blocco la stessa della stagione 1986/87, escluso Zandonà. A destra Ferroni (1961; 27/1); Colantuono (1962; 28/1) a sinistra; Amodio (1961; 26/0) nel ruolo di stopper e Romano (1956; 22/0) libero. Murelli (1964; 21/0) come il solito si è alternato tra difesa e centrocampo, mentre il giovane Grasso (1967; 8/0) è stato chiamato in causa solo raramente. Per fermare l’emorragia di reti incassate nel mercato di ottobre è stato prelevato Storgato (1961; 12/0), ma senza grossi risultati. Partito il brasiliano Dirceu, il pallino del gioco è ritornato nuovamente nella mente e nei piedi di Colomba (1955; 24/0). Il resto del reparto nevralgico del campo è composto dal riconfermato Benedetti (1961; 25/2, al suo terzo anno in biancoverde), Boccafresca (1962; 22/0) e Gazzaneo (1965; 29/1). Di Mauro (1965; 18/2) è stato chiamato in causa quasi sempre a partita in corso, mentre sporadiche sono state le apparizioni di Mariani (1961; 3/0) e Sormani (1965; 3/0). In attacco, il peso di finalizzare è quasi sempre caduto sulle spalle di Schachner (1957; 29/9). L’austriaco, con 9 sigilli personali, ha messo a segno quasi la metà delle realizzazioni totali della squadra (19 reti). Vinicio prima e Bersellini poi non hanno mai fatto a meno di Bertoni (1959; 30/2), l’unico a disputare tutte e 30 le gare del campionato. La guizzante ala destra si è divisa tra centrocampo e attacco. La vera nota dolente, però, è stato Anastopoulos (1958; 16/0). Arrivato in Italia con alle spalle una caterva di reti in Grecia, l’attaccante ellenico inizialmente si era ben presentato anche in Italia, 3 reti in Coppa Italia, salvo scomparire miseramente durante il campionato. Ancora acerbo per la massima serie, invece, l’altra punta Francioso (1967; 7/0).
I MIGLIORI: Bertoni (6,40); Di Leo (6,37); Amodio (6,27).
I PEGGIORI: Anastopoulos (5,79); Murelli (5,92); Ferroni e Gazzaneo (5,94).
“Ho difficoltà con la lingua in campo, penso in greco, traduco in italiano e, nel frattempo, il pallone se n’è già andato”.
Nikos Anastopoulos, attaccante
“Meglio stare zitti per non accendere micce. Una cosa incredibile quest’anno. Chi vuole capire, capisca!”
Stefano Colantuono, difensore
“Mi accorsi subito che quell’anno qualcosa non quadrava. Perdemmo delle partite in modo strano che non meritavamo assolutamente di perdere. Noi ci mettemmo del nostro con un girone di andata pessimo ma, al ritorno, procedemmo con un ruolino di marcia da Coppa Uefa. Fu lì che ci rendemmo conto che eravamo una sorta di vittima sacrificale, avemmo netta la sensazione che l’Avellino non doveva salvarsi”.
Alessandro Bertoni, centrocampista
“Retrocediamo in serie B a testa alta. Dopo dieci anni siamo stati buttati fuori non per demerito nostro ma per colpa di altri. Contro l’Inter abbiamo fatto il massimo, a condannarci sono state le altre squadre che hanno giocato diversamente dai nostri avversari benché avessero gli stessi obiettivi dei nerazzurri”.
Carlo Mupo, general manager
“Eravamo a tre giornate dalla fine del torneo ed avevamo quasi compiuto il miracolo di raggiungere le terz’ultime. Andammo a Como consapevoli che, in caso di vittoria, avremmo potuto centrare l’obiettivo. Fu una giornata terribile, con il campo ridotto ad acquitrino. Il risultato era fermo sullo 0-0 quando arrivò un perfetto cross al centro dell’area, mi tuffai e di testa mandai la palla in fondo al sacco. Incredibilmente l’arbitro non convalidò la rete: a distanza di tanti anni ancora non mi rendo conto del motivo di tale decisione”.
Paolo Benedetti, centrocampista
“Eravamo riusciti a raddrizzare un match che si era messo subito in salita per noi. La palla purtroppo non voleva entrare. All’ultimo minuto scaricai tutta la mia rabbia in un tiro che superò Zenga e fermò la sua corsa contro la traversa. Lì s’infransero i nostri sogni di raggiungere lo spareggio con il Pisa. Non potrò mai dimenticare le lacrime dei tifosi che ci seguirono in massa a San Siro”.
Alessandro Bertoni, centrocampista
“Avellino fu un’esperienza traumatizzante: facemmo sei mesi di ritiro”.
Massimo Storgato, difensore