Dopo aver conquistato un’ottima salvezza al termine della stagione 1984/85, il consiglio di amministrazione conferma all’unanimità Angelillo. Il tecnico, però, rifiuta motivando la sua decisione con i ripetuti tentativi operati dalla società per assicurarsi i servigi di altri allenatori. Circola il nome di De Sisti ma alla fine la società ripiega sullo slavo Tomislav Ivic. Fortemente voluto dal presidente Pecoriello, l’undici luglio del 1985 l’Avellino presenta il suo nuovo allenatore. Il tecnico slavo, terzo allenatore straniero in serie A dopo Vinicio e Angelillo, si presenta in Irpinia alla ricerca di una nuova sfida: “Ho sempre guidato squadre che puntavano al titolo. In Italia dirigerò una squadra che cerca la salvezza. Sarà tutto più difficile, ma troverò un nuovo modo per emergere”. I suoi metodi innovativi trovano subito consenso da parte dei calciatori che, nel ritiro di Abbadia San Salvatore, seguono alla lettera il santone slavo. Ivic (ufficialmente direttore tecnico) è affiancato da Robotti, allenatore provvisto di patentino di prima categoria indispensabile per affiancare tutti gli allenatori stranieri in Italia.
Anche a livello societario le cose stanno per cambiare. Nell’estate del 1985 entra in scena l’industriale Graziano. Il nuovo socio rileva le quote dissequestrate di Sibilia, promesse in un primo momento a Pecoriello, per un costo di 550 milioni e in più acquista quelle di Iapicca. Con 680 milioni di lire di azioni tenta la scalata al potere, ma è fermato da una finanziaria interna che evita il ribaltamento societario. Il presidente in carica Picariello, insieme agli altri soci Brogna, Spina e Minichiello forma una finanziaria per evitare di perdere la maggioranza. Con il 51% rimangono in sella alla società contro il 49% di Graziano. Oltre a cambiare tecnico, la società rinnova fortissimamente anche il parco calciatori. Dalle buste riguardanti le comproprietà l’Avellino riscatta Ferroni e Paradisi, dalla Fiorentina, per 1,4 miliardi; mentre dal Monza, per 1,3 miliardi, riscatta l’estrosa ala Colombo, uno dei migliori della passata stagione. In difesa, ecco ritornare dal Genoa, dopo un anno al Bologna, il difensore Romano. Cambia molto anche il reparto nevralgico del campo. L’Udinese preleva Colombo (2 miliardi), Barbadillo (1,4) e Tagliaferri (1,9), mentre Casale passa, in prestito, al Cagliari. In Irpinia arrivano: Benedetti (2 miliardi il costo del cartellino dal Genoa), Agostinelli (dall’Atalanta per 1 miliardo) e per sostituire Barbadillo ecco arrivare Bertoni (1,5 miliardi dalla Fiorentina). Il colpo ad “effetto”, però, è l’acquisto del difensore Galvani dalla Cremonese. Nominato uno dei migliori terzini di propulsione della stagione appena trascorsa, l’Avellino sborsa qualcosa come 2,8 miliardi per accaparrarsi il “nuovo Cabrini”. Capitolo stranieri. Ceduto il peruviano Barbadillo, l’Avellino si trova con la possibilità di poterne acquistare ancora uno. Si parla addirittura di Socrates (offerto proprio dalla Fiorentina ai lupi) e Falcao (in rotta con la Roma, rescinderà il contratto ad inizio di agosto), ma gli ingaggi esosi dei due brasiliani (un miliardo per entrambi) rendono impossibile le trattative. Negli ambienti avellinesi circola anche il nome di Cerezo (si parla già di un triennale firmato), poi il tutto salta causa rinnovo con la Roma. Le altre operazioni di mercato in entrata sono i ritorni, per fine prestito, dei portieri Di Leo (Sambenedettese) e Zaninelli (Spal), e del centrocampista Boccafresca (Monza). L’Avellino, un tempo famosa per acquistare a poco e vendere a molto, sembra aver cambiato strategia in chiave di mercato.
Decisi a puntare su Di Leo, il portiere Paradisi, dopo due buone stagioni, passa al Como per 1,7 miliardi, mentre il Genoa decide di esercitare il riscatto ai danni di Cervone (450 milioni di lire). Il giovane Amato, invece, si trasferisce alla Centese. Cambia casacca anche l’attaccante Bergossi (Bari). Discorso a parte merita De Napoli. Dichiarato inizialmente incedibile, è messo sul mercato alcuni giorni prima della fine del calciomercato, poiché il calciatore sarebbe andato in scadenza al termine della stagione. Andate a vuoto le offerte di Napoli, Inter e Fiorentina, il 9 luglio, dopo 4 ore di trattative, ecco arrivare il tanto sospirato rinnovo del contratto (1 miliardo in tre anni). Per effetto dei parametri d’indennizzo, l’Avellino, così, ha evitato di perdere il giocatore, nella prossima sessione di mercato, all’irrisorio prezzo di 1,8 miliardi, quando il valore del giovane centrocampista, già nel giro dell’Under 21, oscillava sui 6 miliardi. Le prime uscite del nuovo Avellino targato Ivic non sono entusiasmanti. Due sconfitte nel torneo di Spalato contro Hajduk (0-2) e Sarajevo (0-4); vittoria contro l’Arezzo (2-0, con doppietta di Colomba); pari contro il Sorrento (1-1, rete di Bertoni) e sconfitta contro la Juve Stabia (1-3, rete di Colomba). Dopo 32 giorni di ritiro (11 luglio-12 agosto) la squadra di Ivic si appresta ad affrontare la Coppa Italia. A Brescia, nell’esordio nella manifestazione tricolore, termina in parità (1-1); vittoria ai danni dell’Ancona (4-0, gara a giocata a Benevento causa restyling del Partenio); poi due pareggi contro Cesena (0-0) ed Empoli (1-1). Ancora in corsa per la qualificazione, l’Avellino di Ivic vede sfumare il passaggio del turno proprio nell’ultima gara, quando deve arrendersi all’Inter (1-3). La classifica finale, al termine delle cinque gare, dice: Inter 8 punti; Empoli, Avellino, Cesena e Brescia 5; Ancona 2. In virtù della miglior differenza reti, + 4 per i toscani e +2 per gli irpini, a passare il turno come miglior seconda è proprio l’Empoli. Dopo eliminazione dalla Coppa Italia, Ivic non fa drammi: “Il nostro traguardo resta la salvezza. La Coppa Italia è servita per completare la preparazione e per valutare le effettive possibilità della squadra”. Il non esaltante pre-campionato e la prematura eliminazione dalla Coppa Italia influiscono negativamente sulla campagna abbonamenti. A dieci giorni dall’esordio casalingo le tessere staccate non superano le cinquemila unità.
Il campionato
Il calendario, almeno inizialmente, non viene nemmeno incontro ai lupi costretti ad affrontare, nelle prime quattro gare di campionato, Juventus, Verona (campione d’Italia in carica), Inter e Milan. Morale della favola: due punti in quattro gare. Il campionato inizia con la sconfitta esterna in casa della Juventus (0-1), la truppa di Ivic si rialza subito battendo, al Partenio, il Verona (3-1). Poi arrivano altre due sconfitte, in due trasferte consecutive, contro Inter (1-3) e Milan (0-3). Contro l’Udinese la truppa di Ivic non sfrutta a dovere il doppio vantaggio, dell’ex Barbadillo la rete del definitivo 2-2. Dopo 5 giornate la classifica è già precaria: Sampdoria, Lecce e Avellino 3 punti; Atalanta e Como 2. L’Avellino, penultimo, si ritrova con già dieci reti subite, troppe per una squadra che punta a salvarsi. Dopo il pari interno contro i friulani la panchina di Ivic è già in bilico. Al tecnico sono contestati l’irrequietezza dello spogliatoio, le resistenze opposte da qualche calciatore all’applicazione della zona, la sotto utilizzazione di un elemento costoso come Galvani (pagato in estate l’esorbitante cifra di 2,8 miliardi) e la scarsa conoscenza dei segreti e delle magagne del calcio italiano: “I risultati verranno, bisogna lavorare con calma e serietà” sono le parole del tecnico dopo la “riconferma”. I lupi ritornano alla vittoria quando battono la Roma (1-0 alla 6°), conquistando in quel di Pisa (1-1), dopo tre sconfitte consecutive, il primo punto esterno. La panchina di Ivic è messa nuovamente a repentaglio dopo la pesante sconfitta interna contro il Como (1-4). La società corre ai ripari ed ingaggia il centrocampista brasiliano Batista, ex Lazio. La squadra però ha un sussulto e dalla 9° alla 12° conquista sei punti. Vittoria esterna contro la Sampdoria (2-0); pari contro Torino (0-0) e Lecce (2-2); vittoria contro l’Atalanta (1-0). Dopo questo filotto di quattro partite utili consecutive la squadra di Ivic si attesta a metà classifica, con un rassicurante + 4 dal Bari, terzultimo. Dopo un inizio incerto, due punti nelle prime quattro gare, la cura Ivic sembra iniziare a dare i risultati sperati, grazie ai dieci punti conquistati dalla 5° alla 12°. Il girone d’andata però non si conclude nei migliori dei modi. Sconfitta contro la Fiorentina (0-1), pari interno contro il Bari (0-0) e altra sconfitta nel derby contro il Napoli (0-1). Al termine del girone d’andata la classifica recita: Sampdoria, Udinese, Atalanta e Avellino 13; Como 12; Pisa e Bari 11; Lecce 6. Sul finire dell’anno si registra anche il cambio al vertice societario. Graziano acquista dagli altri soci le quote della società e il 28 dicembre del 1985 è eletto ufficialmente presidente. È eletto da un direttivo composto di soli cinque membri, dopo un’animata assemblea di circa due ore liquida tutto il vecchio gruppo dirigente, a cominciare da Pecoriello, al vertice del sodalizio nell’ultimo biennio. “Non venderemo né Diaz né De Napoli – sono le prime parole da massimo dirigente – né altri grossi giocatori. Abbiamo programmi ambiziosi da portare avanti, l’Avellino deve diventare ancora più forte”.
L’Avellino sfrutta a dovere l’inizio del girone del ritorno, con 3 gare su 4 da giocare tra le mura amiche. La prima di Graziano da presidente termina 0-0 con la Juventus, in un Partenio gremito (oltre 40mila spettatori, di cui 25.403 paganti) che fa registrare il record d’incasso stagionale (406 milioni d’incasso). Alla 17° arriva la sconfitta di Verona (0-2), seguita dai tre punti conquistati contro le milanesi: Inter (1-0) e Milan (1-1). Alla 19° giornata l’Avellino è in piena lotta per non retrocedere, Colomba e soci, infatti, possono contare su tre punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Le due sconfitte esterne contro Udinese (1-3) e Roma (1-5) lascia strascichi negativi. Le otto reti subite sono un passivo troppo pesante: “C’è qualcosa che non riesco a correggere in questa squadra, qualcosa che, a nove giornate dalla fine, mi dà molte preoccupazioni”. Le preoccupazioni di Ivic si materializzano nella gara interna contro il Pisa; all’Avellino serve la vittoria ma la gara termina in parità (1-1), dopo un rigore sbagliato da Colomba sullo 0-0.
Nonostante le iniziali rassicurazioni del presidente Graziano, inaspettatamente, arriva l’esonero. Brusco e scarno il comunicato da parte della società: “Il consiglio di amministrazione ha deciso all’unanimità di sollevare dall’incarico il signor Tomislav Ivic, riservandosi di affidargli altri incarichi”. All’origine dell’esonero il feeling ormai perso con i calciatori, anche se il reale motivo dell’allontanamento va ricercato all’interno della società: Ivic era poco malleabile. Graziano, incapace di sopperire a tali mugugni, si trova costretto ad esonerare lo slavo: “Siamo stati costretti ad assumere questa decisione dolorosa perché ormai erano tutti contro di lui e la situazione si faceva insostenibile”. Il più deluso, e sorpreso, è proprio il tecnico: “Non me l’aspettavo. La classifica era si preoccupante, ma quando mai non lo era stato per l’Avellino? Ho scorso le classifiche degli anni passati e non mi sono sembrate migliori. L’anno scorso l’Avellino si è salvato battendo la Lazio a due giornate dalla fine, l’avremmo fatto anche quest’anno. Su questo non ho dubbi”. Ivic lascia l’Avellino in quartultima posizione con un punto di vantaggio dall’Udinese: Avellino 18; Udinese 17; Bari 15; Lecce 12. Anche i tifosi irpini scendono in piazza (circa 700) per protestare contro Graziano e i dirigenti, mali principali della crisi che ha portato all’allontanamento di Ivic. Mandato via il santone slavo, la società alla fine opta per la soluzione interna, con Robotti (fino allora a fare da copertura) promosso allenatore. Il “nuovo” tecnico si presenta subito con un ottimo pari conquistato in quel di Como (1-1 alla 23°), che permette ai biancoverdi di portare a 2 i punti di vantaggio dalla terzultima. Presente in quel di Como anche il tecnico argentino Biliardo, arrivato in Italia per vedere all’opera Diaz (7 reti fino a quel momento, una in meno di Maradona), in vista degli imminenti Mondiali in Messico. È ancora una volta il Partenio la vera ancora di salvezza in questo finale di campionato. Dopo 5 partite senza vittorie (19°-23°), l’Avellino ritrova il sorriso quando al Partenio batte la Sampdoria (2-1), sconfitta al Comunale contro il Torino (0-1), poi altra vittoria casalinga contro il Lecce (2-0).
L’Avellino esce nuovamente sconfitto nella trasferta contro l’Atalanta (0-2), conquistando la settimana dopo la terza vittoria consecutiva al Partenio contro la Fiorentina (3-1 alla 27°). I due punti conquistati contro i toscani permettono all’Avellino di allungare sulla zona retrocessione. A 180 minuti dal termine la classifica recita: Avellino 25; Udinese 24; Pisa 23; Bari 21; Lecce 14. La salvezza matematica arriva dopo il blitz in quel di Bari (1-0), una rete di Diaz (terzo gol nelle ultime quattro gare, decimo stagionale) permette ai biancoverdi di agguantare l’ottava salvezza consecutiva in massima serie. L’ultima di campionato (davanti a quasi 45mila spettatori) si chiude con la sconfitta interna contro il Napoli (0-1). L’Avellino conclude la stagione al 12° posto con all’attivo 27 punti. La Juventus si laurea Campione d’Italia, mentre Pisa, Bari e Lecce retrocedono in B.
Il Torneo Estivo del 1986
Terminato il campionato, La Lega organizza il Torneo Estivo, competizione ufficiale a tutti gli effetti, riservata alle squadre di serie A eliminate nei preliminari della Coppa Italia, ad eccezion fatta delle quattro semifinaliste: Sampdoria, Fiorentina, Como e Roma. Al torneo però non partecipano i calciatori convocati in Nazionale da Bearzot (incluso De Napoli), impegnati nella preparazione del Mondiale in Messico. Partecipano alla manifestazione 12 club, divisi in tre gironi da quattro squadre. L’Avellino è inserito nel girone 2 insieme al Napoli, Bari e Inter. Dopo la netta affermazione del Bari ai danni del Napoli (4-0), anche l’Avellino batte i partenopei con un roboante 5-1. Sugli scudi Alessio che realizza una tripletta ma, soprattutto, è l’ultima gara di Diaz in biancoverde, l’attaccante argentino lascerà l’Irpinia dopo tre anni per passare alla Fiorentina. Grazie ad una rete di Bertoni, l’Avellino batte il Bari (1-0) e balza in testa al girone. La squadra di Robotti conquista la certezza del primo posto dopo la vittoria esterna contro l’Inter (2-1, doppietta di Bertoni): Avellino 6 punti; Bari 3; Inter 2; Napoli 1. Passato il turno, la squadra di Robotti è inserita nel girone insieme con Udinese e Juventus. Nella prima gara altra netta affermazione dei Lupi che rifilano un secco 5-1 all’Udinese, seguito dal 3-1 contro la Juventus. L’Avellino è in finale. Vedi l’imminente Mondiale, unito al fatto che non si trattavano di gare di campionato, il Torneo Estivo non raccoglie molti consensi da parte del pubblico. Nella finale giocata al Santa Colomba di Benevento sono presenti circa 1.000 spettatori. L’Avellino si toglie lo sfizio di portare a casa un trofeo riconosciuto dalla Lega (l’unico in massima serie), battendo il Bari per 3-2. La squadra di Robotti chiude con 6 vittorie in altrettante gare, 19 reti realizzate, Bertoni (7 reti) capocannoniere della manifestazione e Alessio (6) vice.
L’Allenatore
“Porterò l’Avellino a livelli europei” non era certo una minaccia ma la promessa che Ivic prese con la piazza irpina. Il suo curriculum d’altronde parlava chiaro. Prima di approdare in Irpinia il tecnico aveva praticamente girato, e vinto, in mezza Europa: Hajduk Spalato (3 scudetti e 3 coppe nell’ex Jugoslavia); Ajax (scudetto in Olanda); Anderlecht (scudetto in Belgio); Galatasaray (Turchia); prima del nuovo ritorno in patria nella fila della Dinamo Zagabria. Il tecnico è unconvintosostenitore del pressing, predilige una squadra compatta in modo da attuare un gioco corto per rapidi capovolgimenti. Vuole un Avellino manovriero che giochi a ritmi altissimi, affidandosi a una zona mista con severe marcature sulle punte avversarie. Dopo un avvio incerto, complice un calendario poco benevolo, l’Avellino ottiene buoni risultati nella parte centrale del girone d’andata. Il Partenio, esclusa la gara contro il Como, è un fortino inespugnabile. Verona, Roma e Inter ci lasciano le penne, mentre Juventus e Milan non vanno oltre il pari. Il feeling sempre poco idilliaco con la società trova il suo punto di rottura dopo le pesanti sconfitte contro Udinese e Roma (con 8 rei subite). Il pari interno contro il Pisa, alla 22° giornata, è la goccia che fa traboccare il vaso. Graziano, dietro sollecitazioni esterne, esonera il tecnico nonostante una classifica deficitaria ma ancora del tutto salvabile. Si parla di un rapporto ormai perso con i calciatori, anche se il reale motivo è la poco malleabilità del tecnico. Ivic conquista 18 punti in 22 gare, per una media punti di 0,81 a partita: in piena media salvezza. La società alla fine preferisce una soluzione interna promuovendo Robotti allenatore, dopo che quest’ultimo aveva fatto da assistente ad Ivic, ufficialmente direttore tecnico. Robotti coglie la palla al balzo e, grazie ad un’ottima forma fisica della squadra, ottiene risultati positivi nelle restanti 8 gare. Colleziona 9 punti (1,12 a gara) che conducono l’Avellino alla salvezza con una giornata di anticipo. Senza dimenticare la vittoria nel Torneo Estivo.
La nota
L’arrivo di Ivic, caldeggiato fortemente dal presidente Pecoriello, fa cambiare anche le strategie societarie in sede di calciomercato. Nel mercato estivo le operazioni tra entrata e uscita sfiorano i 20 miliardi, l’Avellino non è più la società che compra a poco e vende a molto. L’ingresso del nuovo socio Graziano, imprenditore nel campo della chimica, porta nuova liquidità all’interno della società ma anche tanti litigi tra i soci. Alla fine ne fa le spese la vecchia guardia (Pecoriello, Spina, Brogna) costretti a cedere le quote proprio a Graziano. Il pubblico irpino risponde come sempre presente. Dopo un inizio di campagna abbonamenti alquanto fiacco, le tessere staccate raggiungono quota 14.279, per un incasso di 2.481.640 lire. Al termine della stagione, invece, la media spettatori si assesta sulle 24.644 presenze a partita. Il Partenio, come sempre, è il vero alleato dei lupi. Dal fortino biancoverde escono 20 dei 27 punti conquistati, frutto di 7 vittorie, 6 pareggi e solo 2 sconfitte, di cui una a salvezza già acquisita.
La rosa
L’Avellino cambia molto rispetto alla stagione precedente, anche se gli “acquisti” più importanti sono le riconferme di De Napoli e Diaz. Il nuovo allenatore Ivic, senza non poche difficoltà, si trova ad amalgamare una squadra cambiata di almeno 5/11. Partito Paradisi, è stata data fiducia a Di Leo (1960; 13 presenze e 18 rei subite) reduce dalla buona stagione nelle file della Sambenedettese. Un infortunio però ha costretto l’estremo difensore a lasciare il posto a Coccia (1962; 17 pr. e 15 reti subite). Zaninelli (1959; 1 pr. e 5 reti subite) è sceso in campo solo nell’infausta trasferta di Roma, ricordata per le 5 reti firmate da Pruzzo. La difesa è stata il vero tallone d’Achille della squadra, la retroguardia irpina è stata una delle più battute del campionato con 38 reti al passivo, migliore solo di Verona (40), Pisa (40) e Lecce (55). Il pacchetto arretrato però era quasi in blocco quello della stagione 1984/85: Ferroni (1961; 28 /1) a destra; Zandonà (1955; 27/0) e Amodio (1961; 23/1) coppia centrale; nel ruolo di terzino sinistro si sono succeduti Galvani (1962; 11/1) e Vullo (1953; 7/0), mentre Lucarelli (1963; 19/0) ha fatto la spola tra difesa e centrocampo. Completavano l’assortito pacchetto difensivo i vari Garuti (1959; 10/0); Murelli (1964; 10/1); Romano (1956; 6/0) e Pecoraro (1962; 1/0), poi ceduto. Il centrocampo è stato il reparto che ha visto più stravolgimenti, vedi le cessioni di Barbadillo, Colombo e Tagliaferri, con De Napoli dato in partenza fino all’ultimo. Vicino a Colomba (1955; 27/3), vero cervello della squadra, ci sono elementi in grado di correre e coprire. Agostinelli (1957; 28/1) e Benedetti (1961; 25/5), uomini di spinta, erano duttili nell’impostazione tattica di Ivic, fatta di difesa e rapidi capovolgimenti di fronte. Citazione a parte merita De Napoli (1964; 29/1), uno dei più positivi dell’intero campionato, tanto da meritarsi la maglia della Nazionale nei campionati del Mondo disputati in Messico. Unico calciatore a fregiarsi di tale privilegio. Ivic ha visto nell’esterno Alessio (1965; 19/1) un giovane su cui fare affidamento, cosa non facile in una squadra costretta a lottare nella salvezza. Partito Boccafresca (1962; 3/0), nel mercato di ottobre la mediana è stata rinforzata dall’esperienza del brasiliano Batista (1955; 14/1), ex Lazio. In attacco, il peso del reparto avanzato è caduto principalmente su Diaz (1959; 27/10). Sotto il profilo realizzativo è stata la miglior stagione in Irpinia per l’attaccante argentino, riuscito a toccare addirittura la doppia cifra (mai successo ad un calciatore irpino in massima serie), senza nemmeno battere un calcio di rigore. La duttilità di Bertoni (1959; 30/1) è servita sia ad Ivic prima che a Robotti dopo. Adattato a spalla di Diaz, nonostante la scarsa vena realizzativa è sceso in campo in tutte le gare del campionato. La sua velocità era indispensabile per trasformare un’azione da difensiva ad offensiva. È in evidenza che, su una rosa di 19 calciatori, esclusi i portieri, l’Avellino ha mandato a segno 12 calciatori.
I MIGLIORI: De Napoli (6,67); Diaz (6,58); Benedetti (6,48).
I PEGGIORI: Alessio (6,00); Zandonà (6,02); Galvani (6,06).