Avellino 1981-82: Vinicio e Tobia firmano un campionato tranquillo

Ottenuta la terza salvezza consecutiva (sicuramente la più complicata da quando l’Avellino è salito in serie A, sia per via della penalizzazione e sia per via del terremoto che colpì l’Irpinia nel novembre del 1980) Sibilia, ai nastri di partenza della stagione 1981/82, conferma innanzitutto l’allenatore del miracolo: Luis Vinicio. Il tecnico brasiliano alza la posta in palio e, vista la difficoltà nel reperire il premio salvezza della stagione precedente, rinnova il contratto inserendo una clausola di 50 milioni di lire che ha, come obiettivo finale, la soglia della conquista di almeno 28 punti finali. Nel 1981 si apre definitivamente anche agli sponsor. La Figc e la Lega fissano in 100 centimetri quadrati l’esposizione delle sponsorizzazioni sulla parte anteriore delle maglie. È l’Iveco, una tra le più importanti aziende del mondo per produzione di veicoli industriali, multinazionale del gruppo Fiat con un fatturato annuo che supera i quattro miliardi di dollari, a sponsorizzare l’Avellino. A detta di Giagnoni, direttore dell’ufficio immagine dell’azienda, l’Avellino rientra in un ampio programma europeo che comprende anche le sponsorizzazioni del Bayern Monaco (Germania) e del Watford (Inghilterra). Sibilia ringrazia ed incassa un assegno annuale di 350 milioni di lire. Senza dimenticare che la Fiat ha aperto da poco uno stabilimento in quel di Flumeri.

Iveco, nuovo sponsor dell’Avellino

In sede di calciomercato il “Commendatore” attua l’ennesima rivoluzione. Ad essere particolarmente “colpita” è la difesa per via delle cessioni di Cattaneo (Udinese), Beruatto (al Torino per 800 milioni) e Giovannone (Spal). A centrocampo, Vinicio perde Criscimanni, uno dei più positivi della stagione appena trascorsa: il centrocampista passa al Napoli in cambio di 1,8 miliardi. Lasciano Avellino anche L. Ferrante (al Lecce per 350 milioni), Limido (Varese), Repetto (Cavese), Carnevale (Reggiana), Massa (Campania) e Ugolotti (Roma per fine prestito). Particolarmente attiva è anche la casella delle entrate. Sibilia riscatta Tacconi dall’Inter e completa la casella dei portieri, oltre al riconfermato Di Leo, con Bertuzzi (Monselice). In difesa, dalla Spal arriva il terzino Ferrari e il duttile centrocampista Tagliaferri (agli estensi vanno 300 milioni più il difensore Giovannone), Pezzella dalla Sampdoria e Rossi dal Pisa. Anche il reparto nevralgico del campo subisce parecchie modifiche. Partito Criscimanni, in Irpinia arrivano: Bartolini (Fiorentina), Facchini (dal Varese per 600 milioni), G. Ferrante (Taranto), Dal Corso (Salernitana), Maiellaro (Lucera), Milella (Frattese), Piangerelli (Verona) e Redeghieri (Sampdoria), oltre al già citato Tagliaferri.

Il nuovo acquisto Tagliaferri

Aspettando il pieno recupero di Juary, Vinicio può contare sulla riconferma di Vignola (Sibilia spende 700 milioni per riscattarlo dal Verona), sperando di trovare in Chimenti (Pistoiese) una valida alternativa. Le scelte del presidente e della sua <<linea verde>> hanno però spaccato in due la tifoseria. Sibilia comunque è convinto delle sue scelte di mercato: “Noi dobbiamo fare i conti con il bilancio, non possiamo concederci lussi. Nello stesso tempo abbiamo preso ciò che c’era di meglio dalla serie B. Ho già dimostrato in passato di avere ragione”. Vinicio, impotente davanti a questo smembramento, si ritrova in mano una squadra da <<rifare>>: “Siamo una società di provincia perciò bisogna assecondare una certa politica. Ora abbiamo tutti giovani e non posso esprimere pareri perché non conosco i nuovi elementi, metterli insieme non sarà facile. Per me quindi partiranno titolari i giocatori della vecchia guardia”. Sibilia alza anche i prezzi degli abbonamenti. La tribuna Montevergine tocca le 250 mila lire (225 l’anno prima), mentre le curve toccano quota 50 mila lire (45 l’anno prima). Restano invariati invece i prezzi della tribuna Terminio (100) e Distinti (60). Alla fine vengono staccate 13.290 tessere per un incasso pari a 1.293.060.000 lire. Ad un mese esatto dall’inizio del ritiro (23 luglio in quel di Pontremoli) il 23 agosto l’Avellino scende in campo per la prima gara ufficiale della nuova stagione. Nella prima giornata di Coppa Italia i lupi di Vinicio non vanno oltre il pari contro la Cremonese (0-0), seguito da un altro pari in quel di Ascoli (1-1; Vignola). Dopo la giornata di riposo, l’Avellino si gioca buona parte della qualificazione (si qualifica solo la prima classificata) nel derby contro il Napoli. Altro pari (0-0), con Vinicio che recrimina per le occasioni sprecate: “Non avessero in porta quel fenomeno di Castellini…Il Napoli ha rubato un punto. Avremmo dovuto vincere, ma le parate strepitose del portiere ci hanno negato un giusto successo”. Il quarto pareggio consecutivo contro il Bari (0-0) non serve a nulla. La classifica finale vede qualificato il Napoli (6 punti), poi Bari, Avellino e Ascoli a quota 4 punti, chiude la Cremonese a 2 punti. Dopo la prima fase della Coppa Italia iniziano le prime difficoltà. Se la difesa regge in attacco l’assenza di Juary si fa sentire. In campionato, almeno nella prima parte della stagione, la squadra di Vinicio stenta a fare punti: solo 5 nelle prime 7 gare.

Juary

Il Campionato

L’esordio è subito in salita. All’Olimpico, contro la Roma, Vignola e company strappano un punto anche grazie ad un penalty parato da Tacconi a Pruzzo. La nota dolente è rappresentata dal nuovo infortunio di Juary. L’attaccante brasiliano, rientrato in un match di campionato dopo 8 mesi, si infortuna alla caviglia. Fortunatamente il ginocchio operato non c’entra ma rimarrà fuori altri due mesi e mezzo: mettendo nei guai Vinicio. L’esordio tra le mura amiche non è dei migliori. Davanti a quasi 36 mila spettatori (oltre 21 mila i paganti) la Juve ringrazia Zoff (migliore in campo) ed espugna per la prima volta il Partenio (0-1). Al termine della gara gli irpini recriminano per un penalty apparso netto: “Barbaresco è un arbitro in gamba, esclama Sibilia, però quando deve darci un rigore si trova sempre con la visuale coperta”. Il primo squillo arriva alla 3° giornata, a Udine. Contro l’Udinese (2-1; Chimenti e Tagliaferri), infatti, arrivano i primi due punti, seguiti dal pari interno contro il Genoa (0-0). La classifica inizia a diventare “preoccupante” dopo le sconfitte contro Fiorentina (0-1) e Bologna (0-1) che, unite al pari nel derby contro il Napoli (0-0 alla 7°), fanno scivolare gli irpini nella parte bassa della classifica anche se in compagnia di altre squadre: Avellino, Cagliari, Torino, Milan, Udinese e Cesena punti 5; Como p. 4.

Di Somma

Calciomercato di ottobre

Nel mercato di riparazione l’Avellino mette un tassello in ogni reparto. Viste le non brillanti prestazioni di Venturini, Sibilia pesca dal Rimini il roccioso difensore Favero. Calciatore in possesso di un buon colpo di testa e di un ottimo anticipo, si dimostra essenziale sia nella marcatura a zona che a uomo. Per la sola comproprietà del difensore l’Avellino sborsa 400 milioni. Privo di un vero esterno sinistro in questa parte iniziale di campionato Vinicio ha dovuto fare necessità virtù. Visti i buoni rapporti con la Spal ecco l’ennesimo scambio con gli estensi: Giovannelli in Irpinia e percorso inverso per Redeghieri. Ristabilito Juary, e partito il giovane Campilongo, il ruolo di quarta punta ricade su D’Ottavio. In uscita, Sibilia rispedisce Bartolini alla Fiorentina, dopo un buon biennio in maglia verde anche l’esperto Valente cambia casacca (Verona), Campilongo passa all’Empoli mentre Canzi viene ceduto al Taranto.

Sibilia condannato a tre anni di soggiorno obbligato

Il sette novembre Sibilia viene condannato dalla Corte di Appello del Tribunale di Napoli a tre anni di sorveglianza speciale e confinato in soggiorno obbligato in provincia di Trento. Su di lui pende l’accusa di far parte alle “attività” del boss Raffaele Cutolo. Due in particolare sono gli episodi chiave che hanno convinto i giudici alla condanna: la consegna della medaglia d’oro proprio al boss Cutolo avvenuta in un’aula di tribunale durante un processo, e il rinvenimento, addosso ad un luogotenente di Cutolo assassinato, di un pacchetto di cambiali per un valore complessivo di 25 milioni di lire. Passerà quasi tre mesi a Longiano (Forlì) prima di vedersi annullata la sentenza di soggiorno obbligato. Solo anni dopo verrà scagionato definitivamente da ogni accusa.

Sibilia

7°-15°

Dopo quattro gare senza vittorie (4°-7°), la squadra di Vinicio ritrova il sorriso quando batte l’Ascoli (1-0; Vignola su rigore). I due punti conquistati contro i marchigiani aprono una serie di risultati utili consecutivi che portano i lupi a ridosso delle prime. Pari contro il Catanzaro (0-0), poi altra vittoria contro il Cesena (2-0; Juary e Chimenti). La gara contro i romagnoli vede il rientro in campo di Juary, assente dalla prima di campionato. Il folletto brasiliano, che non gonfiava la rete davanti ai propri tifosi dal quel fatidico 23 novembre 1980, 4-2 contro l’Ascoli, non sta nella pelle: “Ora mi sento rinato, è come se incominciassi a giocare da oggi. Questo gol lo dedico a mia moglie che mi è stata vicina in questi mesi terribili e mi ha dato la forza di riprendermi”. Prima della gara Avellino-Cesena si verifica un fatto alquanto increscioso. Il telecronista Rai Luigi Necco (inviato a commentare le gare dell’Avellino per la trasmissione 90° minuto) viene colpito con due colpi di pistola mentre si stava recando allo stadio. Necco nelle settimane precedenti non aveva risparmiato critiche alla società irpina, con particolare riferimento a Sibilia costretto al soggiorno obbligato per presunti collegamenti con la camorra. Sull’auto del giornalista vengono trovate due scritte: “Non fare il criticone” e “Stai attento ai commenti che fai”. Il momento positivo in casa irpina continua contro il Torino (1-1; Ferrari); Milan (2-0; Juary e Piga) e Como (1-0 alla 13°; Juary). Il blitz in riva al lago fa volare l’Avellino in classifica. Dietro alle grandi ci sono proprio i lupi d’Irpinia: Fiorentina punti 19; Juventus 18; Roma e Inter 16; Napoli e Avellino 15. Il momento positivo continua con il punto conquistato in quel di Cagliari (0-0). La squadra di Vinicio, dopo un avvio incerto, è l’autentica sorpresa del campionato: la zona Uefa è ad un passo. Il primo esame di maturità arriva proprio nell’ultima giornata di andata quando al Partenio va in scena Avellino (5° a quota 16 punti) -Inter (4° a quota 18) dal sapore d’Europa. In una città che nei momenti più caldi risponde sempre presente (36.785 spettatori di cui 23.495 paganti) l’Avellino però deve inchinarsi ai neroazzurri (0-1) e mettere da parte il sogno Uefa. Dopo otto risultati utili consecutivi (7°-14°; frutto di 4 vittorie ed altrettanti pareggi) arriva il terzo stop interno della stagione. Al termine del girone d’andata la classifica recita: Fiorentina punti 22; Juventus p. 21; Inter e Roma p. 20; Avellino, Napoli e Catanzaro p. 16. Complice l’assenza forzata di Juary, l’Avellino ha patito molto in zona offensiva: solo 9 reti realizzate, terzo peggior attacco dietro ad Ascoli (8) e Milan (6). Alla scarsa vena realizzativa ha fatto da contraltare l’eccellente fase difensiva. Vinicio ha messo il lucchetto alla porta di Tacconi, violata in questa prima parte della stagione in sole 6 occasioni, risultando la miglior difesa dopo 15 giornate davanti alla Juventus (7) e all’ Ascoli (8).

Avellino-Milan 2-0, la rete di Juary

Il girone di ritorno

L’Avellino dà continuità al suo cammino anche nella prima del girone di ritorno quando stende la Roma (1-0; Juary) al Partenio. La vittoria contro i capitolini riaccende la corsa all’Uefa, distante ora solo 2 punti. Le due sconfitte consecutive contro la Juventus (0-4) e l’Udinese (0-1) riassopiscono però i sogni d’Europa. L’Avellino ritrova i due punti quando ottiene la terza vittoria esterna in campionato contro il Genoa (2-0; Vignola e Giovannelli). La vittoria di Genova, però, non addolcisce il presidente Sibilia. Dopo le due sconfitte consecutive contro la Juventus e l’Udinese il rapporto tra il presidente e Vinicio entra in crisi. Alla vigilia della trasferta di Genova Vinicio minaccia addirittura di abbandonare il ritiro dove alloggia la squadra. La vittoria in terra ligure non porta tranquillità, Sibilia con notevole anticipo annuncia già l’addio del tecnico brasiliano al termine della stagione: “Con Vinicio il ciclo s’è chiuso. L’Avellino è alla ricerca di nuovi orientamenti tecnici e quindi ha bisogno di cambiare. L’allenatore gode ancora della mia fiducia, naturalmente, e certamente porterà a termine un campionato soddisfacente”. Il fattore Partenio risulta ancora una volta deleterio. Alla 20° giornata, contro la capolista Fiorentina (1-2; Facchini) arriva la quinta sconfitta interna (“E’ meglio giocare in trasferta”, dirà poi Juary) che finisce per aumentare ancora di più i dissensi, ormai arrivati ad un punto morto, tra Sibilia e Vinicio. È proprio il presidente a gettare altra benzina sul fuoco: “Non ho visto un tackle vincente. La Fiorentina aveva grinta, noi dormivamo. Ci deve essere qualcosa che non funziona nella squadra”. Uscito sconfitto anche dalla trasferta contro il Bologna (0-1; 21° giornata), il punto di rottura tra i due si materializza definitivamente la giornata seguente. Nella settimana che precede il derby contro il Napoli Sibilia fa sentire nuovamente la sua voce: “Se non vinciamo il derby caccio l’allenatore”. Immediata è la risposta del tecnico che, sentitosi alle strette, decide di dimettersi: “E’ una scelta che mi costa molto ma che ritengo necessaria nell’interesse della società e mia personale. Purtroppo ho la certezza che non sussistano attualmente le condizioni per portare avanti il mio programma. Era venuta meno la fiducia e non poteva continuare così. La squadra è a 20 punti e sta rispettando la tabella di marcia che ci eravamo prefissata. Un vero peccato”. Vinicio lascia sul piatto la bellezza di 50 milioni quale premio salvezza al raggiungimento dei fatidici 28 punti: “I soldi non sono la cosa più importante nella vita, conta più il senso di responsabilità, conta di più l’orgoglio professionale. Lascio una squadra di ragazzi ineguagliabili che certamene saprà farsi valere anche senza di me “.

Vinicio

Sibilia, alleggerito dalla decisione del tecnico, ostenta quasi indifferenza:” Vinicio non ci rimette proprio niente. Tutt’al più qualche premio partita o l’eventuale premio salvezza. La squadra ha sempre fatto punti e il nostro campo era difficile per tutte le squadre. Ora venire ad Avellino è quasi un affare per tutti. Quando la squadra andava bene il merito era tutto di Vinicio, ora che va male la colpa è tutta mia. E questo non mi va bene. Vinicio ha dimostrato fragilità psicologica lasciando la squadra. La squadra rischiava di sfasciarsi, di cedere ulteriormente. Se lui mi avesse dato garanzie, sarebbe rimasto. Invece ha preferito evitare grosse responsabilità”. Sibilia ne ha per tutti anche per Vignola, il quale avrebbe pianto dopo le dimissioni del tecnico:” Vignola stia attento perché quando torno lo faccio piangere io. Non ho mai visto in trent’anni un giocatore piangere per la partenza dell’allenatore”. Riuscito nell’intento di cacciare Vinicio, Sibilia si affida ad una soluzione interna, per dipiù a costo zero, promuovendo il secondo di Vinicio, Tobia, alla guida della squadra. Il “nuovo” tecnico, con due diplomi sul groppone (quello Isef e quello di Coverciano), attua subito alcuni cambiamenti: abolizione della famosa zona che tanto aveva fatto imbestialire Sibilia, più cross dalle fasce e marcature più severe:” Conto sul pubblico e sulla professionalità dei ragazzi, che è fuori discussione. Abbandono la zona per tornare alla marcatura a uomo”. Nonostante le vicissitudini che hanno contraddistinto la settimana del derby, Di Somma e company sfoderano una delle migliori prestazioni del campionato. Contro il Napoli (la squadra dell’ex Marchesi è ancora in lotta per un posto Uefa) finisce 3-0 per i biancoverdi (Giovannelli e doppietta di Juary).

Avellino-Napoli 3-0, Giovannelli apre le marcature

Sibilia è un fiume in piena: “Visto? Avevo ragione io. Questo derby i ragazzi l’hanno vinto per me. Il campo di Avellino era diventato terra di conquista per tutti e questo non poteva durare. Il mio scossone è stato efficace”. Per Tobia buona la prima: “Questa vittoria la dedichiamo al presidente e al pubblico. Abbiamo fornito una prova di carattere. La vecchia guardia si è comportata egregiamente. Di Somma e Piga sono stati bravissimi, Juary è tornato ai livelli delle sue migliori prestazioni”. Dopo Napoli, l’Avellino conquista un buon punto in quel di Ascoli (1-1; Piga), trovando altri due punti nel match casalingo contro il Catanzaro (1-0; Chimenti). La vittoria contro i calabresi permette ai biancoverdi di sorpassare proprio quest’ultimi e di agguantare la settima piazza in classifica. Sarà però l’ultima vittoria in campionato. Con un ragguardevole +6 sulla terzultima, l’Avellino a sei giornate dalla fine tira letteralmente i remi in barca. Sibilia guarda già alla prossima stagione e vista l’ormai certa partenza di Juary inizia a sondare il mercato. Gli stranieri a partire dalla stagione 1982/83 passeranno da uno a due, e sul taccuino del presidente circolano già i primi nomi (Barbadillo e Skov). I primi a essere testati però sono due attaccanti brasiliani: Reinaldo Filisbino (classe 1962) detto Lela dell’Internecional Limeira (700.000 dollari il costo del cartellino) e Geraldo dell’Università di Monterey (400.000 dollari il prezzo chiesto dai messicani). Dopo tre risultati utili consecutivi arriva il primo stop dell’era Tobia (0-2 a Cesena), pari interno contro il Torino (0-0 alla 26°), poi altro scivolone al San Siro contro un disperato Milan (1-2; Juary). Con la matematica salvezza ormai raggiunta nemmeno il premio di 220 milioni messo in palio da Sibilia in caso di raggiungimento della quota 30 trova validi stimoli. L’Avellino impatta con il Como (1-1; Vignola), incassando contro il Cagliari l’ennesima sconfitta stagionale (1-4; Juary). I lupi chiudono il campionato in malo modo (2 punti nelle ultime 6 gare) uscendo sconfitti anche contro l’Inter (1-2; Giovanelli). L’Avellino termina così la stagione all’ottavo posto in classifica con 27 punti conquistati.

Tacconi

La Nota

Partito come sempre con l’obiettivo di agguantare la salvezza, l’Avellino di Vinicio prima e Tobia dopo ha sorpreso per buona parte del campionato gli addetti al lavoro. Costantemente a ridosso della zona Uefa alla squadra è mancato sempre quel guizzo finale che l’avrebbe vista lottare fino all’ultima giornata per accaparrarsi un posto in Europa. Dopo una buona fetta di campionato ad alti livelli, Vignola e company si sono lasciati sfuggire la ghiotta occasione ad una manciata di giornate dalla fine. Squadra camaleontica quella amalgamata da Vinicio, ad una difesa di ferro (26 reti subite) ha fatto da contraltare un attacco abbastanza sterile (solo 22 reti realizzate), il terzo peggiore del campionato. Dopo un ottimo girone di andata chiuso a quota 16 punti, nel ritorno, quando bisognava rincorrere la zona Uefa, la squadra si è spenta racimolando solo 11 punti. Ma il dato più eclatante della stagione sono state le 6 sconfitte subite al Partenio (mai così male nei 10 anni di A), che hanno fruttato solo 15 punti, 12 invece quelli conquistati in trasferta (sarà così anche nella stagione 1986/87).

Classifica 1981-82

L’Allenatore

La conferma di Vinicio sullo scanno biancoverde era d’obbligo dopo la miracolosa salvezza della stagione precedente. L’allenatore brasiliano si era visto smantellare la squadra che tanto bene aveva fatto durante la stagione 1980/81, ma nonostante tutti questi cambiamenti era riuscito a dare una nuova identità alla squadra. Il suo Avellino dopo un avvio incerto (4 punti nelle prime 6 gare), rastrella punti importanti che proiettano la squadra addirittura a ridosso della zona Uefa (12 punti dalla 7° alla 14°; frutto di 4 vittorie ed altrettanti pareggi), chiudendo il girone di andata in quinta posizione. La sua zona imbriglia squadre più quotate anche grazie ad una difesa di ferro (9 reti subite nelle prime 15 gare). Nel ritorno qualcosa si inceppa, l’Avellino batte anche la Roma poi perde scontri decisivi importanti (Juventus e Fiorentina) che la fanno scivolare in classifica. Sibilia ci mette anche del suo e costringe il tecnico a dimettersi alla vigilia del derby contro il Napoli. Vinicio lascia così l’Avellino con 20 punti conquistati in 21 gare (0,95 a partita). Gli subentra il suo “secondo” Tobia, che lascia immediatamente la zona del suo predecessore e mal digerita al presidente Sibilia. Inizio scoppiettante (3-0 al Napoli), anche se i risultati gli danno ragione solo all’inizio (5 punti nelle prime 3 gare). Nelle ultime 6 partite l’Avellino non vince più (solo 2 punti conquistati), con una squadra arrivata probabilmente stremata dopo una buona parte di stagione altamente sopra le righe. Tobia chiude il suo bottino personale con 7 punti conquistati in 9 gare (0,77 a gara).

Tobia

La Squadra

Sibilia, come suo solito, ha stravolto quasi per intero la squadra che l’anno prima aveva conquistato una brillante salvezza. Fortunatamente però ha mantenuto i pezzi pregiati dell’organico come i vari Tacconi, Vignola e Juary. Per il secondo anno consecutivo Tacconi (1957; 30 presenze/26 reti subite) ha difeso la porta biancoverde. La sua reattività unita all’abilità tra i pali e nelle uscite l’hanno consacrato come uno dei migliori estremi difensori della massima serie. Di Leo (1960; 1 pr./0) ha svolto praticamente il ruolo di dodicesimo. Gli ottimi risultati della squadra, almeno nella prima parte del campionato, sono arrivati anche grazie ad una difesa pressoché imperforabile (solo 6 reti subite al termine del girone di andata, la quinta miglior difesa al termine del campionato). La retroguardia ha visto in Di Somma il suo leader (1948; 29/0), Venturini prima (1957; 14/0) e Favero poi (1957; 18/0) hanno condiviso il ruolo di marcatore al fianco dell’esperto capitano. Rossi a destra (1957; 29/0) e Ferrari a sinistra (1955; 24/1) hanno garantito corsa e grinta sulle corsie laterali. Vinicio ha potuto contare anche sulla duttilità di Pezzella (1954; 11/0). Scampoli di gara per gli esordienti Del Corso (1960; 2/0) e Pecoraro (1962; 1/0). Ipsaro (1959; 3/0) dopo alcuni contrasti con la società è stato ceduto a gennaio. Complice un reparto totalmente rinnovato con la sola esclusione di Piga, a centrocampo Vinicio è stato costretto, per buona parte del girone di andata, a ruotare parecchi elementi. Piga (1956; 27/2) ha dato il suo solito apporto sulla corsia destra, nel mezzo Tagliaferri (1959; 27/1) si è rivelato funzionale sia in fase di rottura che di costruzione. Vinicio inizialmente gli ha proposto al suo fianco la combattività Redeghieri (1956; 6/0), poi, dopo la cessione di quest’ultimo, il posto dell’altro centrale in mezzo al campo se lo sono divisi Vignola e Piangerelli (1957; 22/0). Sulla corsia sinistra non si è trovata una certa continuità fino all’arrivo di Giovannelli (1958; 19/3), prima il tecnico brasiliano aveva provato, senza troppa fortuna, sia Valente (1951; 4/0, poi ceduto) che Facchini (1957; 14/1). In un reparto folto di elementi Vinicio ha potuto contare anche su Ferrante (1958; 13/0); poco utilizzati gli esordienti Milella (1960; 2/0) ed Esposito (1962; 1/0). Complice l’infortunio di Juary (tornerà in pianta stabile solo dalla decima giornata), Vinicio si è affidato al duo Chimenti-Vignola. L’esperienza di Chimenti (1953; 26/3) ha fatto comodo alla squadra, fisico brevilineo (1,70), l’attaccante biancoverde non era bello a vedersi ma comunque in possesso di una buonissima tecnica individuale. Una volta rientrato in pianta stabile il folletto brasiliano, Vignola (1959; 30/3) ha fatto da spola tra centrocampo e attacco, risultando decisivo più come assist-man che come realizzatore. Guarito dall’infortunio, Juary (1959; 22/8) si è ripreso a suon di gol l’attacco biancoverde. Una manna dal cielo per Vinicio che fino al rientro del minuto attaccante aveva visto andare a segno la squadra solo 3 volte nelle prime 9 gare, e che chiuderà la stagione con 22 reti segnate, terzo peggior attacco della serie A. Partito il giovane Campilongo (1961; 1/0), nel mercato di ottobre il ruolo di quarta punta è stato ricoperto da D’Ottavio (1959; 6/0).   

I MIGLIORI: Vignola (6,62); Di Somma (6,55); Favero (6,50).

I PEGGIORI: Pezzella (5,63); Facchini (6,00); Venturini (6,04).

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