Chiusa la stagione 1979/80 con una salvezza conquistata con largo anticipo, l’Avellino non è ancora sicuro di disputare un nuovo campionato di serie A. Nel corso della stagione appena trascorsa, infatti, scoppia il calcioscommesse. Moltissimi i calciatori tirati in ballo e di conseguenza le società, tra queste figura anche l’Avellino. La squadra irpina viene accusata per aver “partecipato” alla combine di alcune gare; alla fine ne uscirà pulita ma due dei suoi tesserati, S. Pellegrini e Cordova, verranno squalificati e l’Avellino penalizzato di cinque punti; penalità da scontare, appunto, nel campionato 1980/81. La società non si demorde e dopo l’ottimo lavoro svolto da Marchesi annuncia Vinicio nuovo allenatore, il tecnico firma il contratto non conoscendo ancora l’esito del calcioscommesse: “Chiamatemi pazzo ma sono disposto a scommettere, con questa squadra ci salveremo”. Per quanto riguarda la squadra ci sono da registrare le cessioni importanti di Piotti (al Milan per 500 milioni), Romano (Roma), Boscolo (Catanzaro) e delle punte C. Pellegrini (riscattato dal Napoli per 287 milioni) e De Ponti (alla Sampdoria in cambio di Venturini e 400 milioni). Al loro posto non arrivano calciatori di esperienza bensì giovani di prospettiva come i portieri Tacconi (in comproprietà dall’Inter) e Cervone (Juve Stabia); il difensore Ipsaro (in comproprietà dal Rende per 50 milioni); i centrocampisti Criscimanni (Spal), Repetto (dal Pescara per 400 milioni), Vignola (in comproprietà dal Verona per 800 milioni), Limido e Massimi dal Varese e l’attaccante Ugolotti (in prestito dalla Roma). Il 1980 è anche l’anno della riapertura delle frontiere, l’Avellino non rimane a guardare e dal Messico (sotto visione di Vinicio) arriva la punta Juary mentre alla società titolare del cartellino, il Guadalajara, un assegno di 700 mila dollari (590 milioni di lire).
Coppa Italia
Nonostante un girone difficile viste le presenze di Inter e Milan (anche se i rossoneri sono in B), l’Avellino riesce nell’intento di arrivare primo nel girone e di qualificarsi, per la prima volta, ai quarti di finale delle Coppa Italia. L’Avellino esordisce al Partenio contro il Milan (1-1; Criscimanni), poi piazza due vittorie importanti contro Palermo (1-0; Vignola) e Catania (4-1; Di Somma, De Ponti, Valente, Juary). A Milano, contro l’Inter, la squadra di Vinicio raccoglie il punto decisivo per la qualificazione (1-1; Vignola). Al termine del girone la classifica recita: Avellino e Palermo punti 6; Inter p. 4; Milan p. 3; Catania p. 1. I lupi si qualificano primi del girone in virtù della miglior differenza reti nei confronti del Palermo. Nei quarti incontrerà la Juvenuts.
L’obiettivo di Vinicio è annullare nel minor tempo possibile la penalità, sperando in una partenza sprint dei suoi uomini. Così come in Coppa l’Avellino inizia nei migliori dei modi anche il campionato. Nella gara d’esordio i lupi espugnano Brescia (2-1; De Ponti, Valente). “Non abbiamo il tempo di gioire. Noi dell’Avellino disputiamo un altro campionato. Non faccio tabelle. Viviamo alla giornata cercando di sfruttare al meglio ogni occasione”, sono le prime parole di Vinicio che vede diminuire la penalizzazione da -5 a -3. La vittoria di Brescia, però, non ha seguito visto che la squadra incappa poi in due sconfitte consecutive contro la Fiorentina (2-3; Piga, Massa) e il Torino (0-2). Alla 4° giornata arriva la vittoria interna contro il Cagliari (2-1; Vignola su rigore, Juary); mentre la penalizzazione viene cancellata definitivamente la giornata dopo con lo 0-0 di Perugia (5° giornata). Classifica che diventa “attiva” alla 6° dopo il 2-1 (Piga, Criscimanni) sul Como. Vittoria che ha un sapore diverso per il tecnico brasiliano: “Questi due punti per noi significavano vita o morte. Erano necessari per il nostro morale”. Anche Sibilia apprezza l’avvio positivo della squadra: “Questo Avellino si sta facendo onore”. Il primo derby stagionale va al Napoli (0-1), che ringrazia l’ex C. Pellegrini, con l’Avellino prontamente vittorioso al Partenio la domenica successiva, 23 novembre, con un secco 4-2 (autorete di Scorsa, Juary e doppietta di Ugolotti) all’Ascoli.
È il giorno del dolore per Avellino e per tutta la Provincia, un terremoto sconvolge la Campania e la Basilicata, portandosi nella sola Irpinia quasi tremila vittime. Difficile, se non impossibile, potersi allenare, con la società che chiede alla Federazione di poter rinviare la trasferta di Pistoia, ma la richiesta viene sorprendentemente rigettata. Il Partenio, invece, viene eretto prima a tendopoli e poi ad eliporto rimanendo inagibile per circa due mesi. L’Avellino perde le due trasferte consecutive contro Pistoiese (1-2; Di Somma) e Udinese (4-5; Ugolotti, doppietta di Juary, autorete di Miani), ritrovando sorriso e morale contro il Catanzaro (1-0; Juary) e Juventus (1-1; Piga), con entrambe le gare giocate al San Paolo di Napoli. Il punto conquistato contro la Juventus vale come una vittoria, lo sa bene l’autore della rete Piga: “Quando ho visto il pallone in rete per un attimo ho rivissuto i giorni della tragedia e mi è venuto da piangere. Poi sono stato sommerso dai compagni. Il gol lo dedico a tutti i nostri tifosi che sono venuti a Napoli. Hanno dimostrato di avere fiducia in noi. La serie A è importante per Avellino. Ora più che mai dovremo restarci”. La serie positiva dei lupi si allunga contro l’Inter (0-0), Bologna (2-0; Massa, Criscimanni) e Roma (1-1; Massa), che fanno chiudere il girone d’andata a quota 11 punti insieme a Fiorentina ed Udinese, con il Perugia ultimo a 7. Insomma, nonostante l’handicap della penalizzazione l’Avellino è in piena corsa per la salvezza.
Ritorno
Con il Brescia (1-0; Cattaneo), nella prima di ritorno, arriva anche il sesto risultato utile consecutivo (11°-16°), la vittoria permette alla squadra di lasciare, per la prima volta, la zona retrocessione. La sconfitta di Firenze (1-2; Di Somma) mette fine alla serie positiva dei lupi che, alla 18°, con un secco 3-0 (Piga, Criscimanni, Vignola su rigore) ridimensionano le ambizioni scudetto del Torino: “Siamo una squadra meravigliosa, capace di mettere alla corda chiunque. Questi ragazzi non finiranno mai di sorprendermi”, solo le parole di un’entusiasta Vinicio. L’Avellino perde a Cagliari (0-1), conquistando due punti interni contro il Perugia (2-1; Massa, Vignola), prima di un altro stop esterno contro il Como (0-2). C’è da registrare anche l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Juventus. L’Avellino esce sconfitto nel doppio incontro sia al Partenio (1-3; autorete di Zoff) che al Comunale (2-3; Repetto, Vignola).
Alla 22°, il derby di ritorno finisce 0-0, pari che blocca la rincorsa al primo posto al Napoli dell’ex Marchesi. Altro pareggio importante contro l’Ascoli (1-1; Carnevale), con l’Avellino che allunga sulla terz’ultima portandosi a + 4 dopo la vittoria contro la Pistoiese (3-0; doppietta di Vignola, Criscimanni), seguita dallo 0-0 contro l’Udinese. A cinque gare dal termine la salvezza non è un’utopia rafforzata da un altro punto importante a Catanzaro (0-0 alla 26°). Il calendario, però, a questo punto della stagione non viene incontro alla squadra che, nelle ultime quattro partite, deve vedersela con Juventus, Inter, Bologna e Roma. I ko contro Juventus (0-1) e Inter (1-3; Vignola) risucchiano nuovamente i verdi nel calderone; a Bologna strappano l’ennesimo 0-0 mantenendo un punto di distacco dall’Udinese terz’ultima. A 90’ dal termine altra gara difficilissima, al Partenio arriva la Roma ancora in corsa per lo scudetto. È una vigilia piena di speranze, dopo una rincorsa durata un’intera stagione all’Avellino serve un punto. Vinicio vede la salvezza ad un passo: “I giallorossi sono tagliati fuori dalla lotta per lo scudetto, mentre noi siamo ancora strenuamente impegnati per non retrocedere. Ci batteremo, perciò, con maggiore ardore dei nostri avversari. Confido nella volontà dei ragazzi, ragazzi che finora non mi hanno mai deluso”. Il gol di Falcao gela le speranze irpine. Ci pensa Venturini a ristabilire la parità (1-1), con l’Avellino salvo in virtù del miglior piazzamento nella classifica avulsa. Nel campionato più difficile disputato in massima serie, per via di vicissitudini come la penalizzazione, e soprattutto quello che può comportare le conseguenze di un terremoto come quello del 1980, l’Avellino porta a casa la Salvezza più sofferta e per questo la più bella: “Abbiamo vinto uno scudetto”, dirà Vinicio, ma, calcisticamente parlando, è stato un vero e proprio miracolo sportivo.
La Nota
Il Partenio è stato la vera ancora di salvezza dell’Avellino, tra le mura amiche la squadra di Vinicio ha lasciato solo le briciole. Su dieci successi nove sono arrivati in casa, con la bellezza di 22 punti (su 30) conquistati nel fortino biancoverde. In casa solo la Juventus e la Roma hanno fatto meglio (23 punti), ma parliamo delle prime due in classifica. Nonostante l’assenza di un vero e proprio goleador, l’attacco dell’Avellino è risultato il quarto miglior attacco del campionato con 36 reti realizzate (25 in casa). Meno esaltante il cammino in trasferta, dove la squadra ha collezionato solo 8 punti, con un solo successo alla prima contro il Brescia.
L’Allenatore
Scambio di panchine ad inizio stagione tra Avellino e Napoli, con Vinicio in Irpinia e Marchesi che attua il tragitto inverso. “O’ Lione”, nella quiete del capoluogo irpino, ritrova il ruggito perduto: la squadra è vivace con Vignola e Juary che trovano subito una buona intesa. Nonostante la partenza di De Ponti, l’Avellino risulterà una delle squadre più prolifiche, con il contropiede vero punto di forza della squadra. Il punto di forza di Vinicio è stato quello di variare poco gli uomini in campo, cambiando solo quando costretto. Questo ha dato sicuramente stabilità alla squadra, specialmente per una compagine come quella irpina che iniziala la stagione con una penalizzazione. La retroguardia ha visto in Tacconi, Di Somma, Cattaneo e Beruatto pedine inamovibili; a centrocampo, Piga e Criscimanni hanno dato continuità sugli esterni; stesso discorso per Vignola, punto di riferimento degli attacchi biancoverdi.
La Squadra
La squadra ha visto cessioni importanti come quelle di Piotti, Romano e Boscolo, oltre a quella del miglior uomo gol in questi primi due anni di serie A: De Ponti. Vinicio, che doveva recuperare l’handicap del -5, è riuscito ad ottenere il massimo da tutti anche quando le difficoltà sono diventate quasi opprimenti (vedi il terremoto e gli infortuni di Juary e Ugolotti, che hanno privato la squadra di un vero centravanti di ruolo). Tra i pali, dopo uno scetticismo iniziale, il tecnico brasiliano si è affidato all’esordiente Tacconi (1957; 30 presenze/-33 reti subite), solo panchina invece per il secondo Di Leo (1960; 0/0). A destra, con compiti più difensivi, la scelta è ricaduta tra Giovannone (1956; 19/0) e Ipsaro (1959; 17/1), mentre Beruatto (1957; 29/0) si è districato sul versante opposto. Nel mezzo la collaudata coppia Di Somma (1948; 25/2) – Cattaneo (1951; 29/1), al quarto anno consecutivo nel ruolo di cerniera centrale della squadra. Poche le apparizioni di Venturini (1957; 9/1), chiuso dal collaudato duo menzionato. Anche la zona nevralgica del campo ha visto notevoli cambiamenti. Piga (1956; 29/4) si è confermato elemento di sicuro affidamento sulla fascia destra, abile a trasformare la fase difensiva in offensiva. L’esperienza di Valente (1951; 24/1) in mezzo al campo coadiuvato da Ferrante (1959; 17/0) o da Repetto (1952; 12/0). Sull’out sinistro agiva Criscimanni (1957; 25/4), abile a sfruttare gli spazi per eventuali inserimenti. Poco utilizzati, invece, i giovani Limido (1961; 9/0) e Stasio (1960; 3/0). In attacco, la fantasia e la genialità di Vignola (1959; 28/6), capocannoniere della squadra nonostante fosse alla prima vera stagione da titolare in massima serie. Mentre la vera sorpresa è stata Juary (1959; 12/5). Arrivato in Italia da perfetto sconosciuto, il folletto brasiliano, prima che un infortunio ne pregiudicasse la stagione, aveva sbalordito gli addetti ai lavori per velocità e senso del gol e con una media realizzativa (0,41) che l’avrebbe portato sicuramente in doppia cifra. Prima dell’infortunio Vinicio poteva contare anche su Ugolotti (1958; 13/3), oltre alla duttilità del sempreverde Massa (1948; 20/4). Rimasto senza punte nella seconda parte della stagione Vinicio ha dovuto gettare nella mischia anche Carnevale (1961; 10/1). Peccato non aver fatto affidamento anche su De Ponti (1952; 2/1) ceduto nella prima finestra di mercato utile.
I MIGLIORI: Criscimanni (6,58); Juary (6,55); Vignola (6,54).
I PEGGIORI: Repetto (5,90); Giovannone (6,08); Ferrante (6,12).