Avellino 1978-79: l’esordio in massima serie dei lupi

Avellino e Provincia si avvia a vivere il momento calcistico di massimo splendore ma, quella del 1978, è un’estate molto calda per tifosi e squadra. La promozione in massima serie, infatti, non sembra aver risolto i continui problemi che affliggono la società. Visto il gravoso impegno economico Iapicca lascia la poltrona di presidenza a Matarazzo rimanendo, però, all’interno della dirigenza insieme ai vari consiglieri tra cui Sibilia, Pecoriello, Minichiello e Pelosi. Inoltre c’è da ampliare anche lo stadio. A inizio luglio i lavori per portare la capienza da ventimila a trentaseimila sono affidati al costruttore Rozzi, a lui l’arduo compito di costruire in cento giorni il nuovo “Partenio”. Complice questa mini crisi societaria le operazioni in sede di calciomercato vanno molto a rilento. Dopo l’addio di Carosi (già da tempo promesso alla Fiorentina) la scelta della conduzione tecnica è affidata a Rino Marchesi, reduce dall’ottima annata alla guida della Ternana (quarta in B l’anno prima a due punti proprio dall’Avellino), esordiente in massima serie. Pochi gli innesti di mercato, con la squadra reduce dalla promozione in gran parte confermata. Dal Napoli arrivano La Palma (100 milioni), Casale (prestito) e Massa, il difensore Romano dal Rimini, gli attaccanti Tosetto dal Milan (in comproprietà per 400 milioni) e De Ponti dal Bologna (350 milioni di lire), mentre dall’Udinese viene riscattato Galasso. Viste le buone prestazioni dell’anno precedente la società decide di trasformare i prestiti di Mario Piga e Montesi in comproprietà. Poche le uscite. Tornano all’Atalanta per fine prestito Buccilli e Chiarenza, Tarallo ritorna alla Lazio, l’attaccante Ferrara passa al Rimini. Pochi acquisti ma mirati, uno su tutti: Moreno Roggi. L’ex calciatore della Fiorentina, arrivato in prestito gratuito con la possibilità di acquistare la comproprietà, è reduce da un brutto infortunio. “Se riusciremo a recuperarlo totalmente per noi sarà un grosso affare di carattere tecnico e anche finanziario” dirà Marchesi. Chi non vuole mancare assolutamente all’appuntamento con la storia è il pubblico di fede irpina, alla fine della campagna abbonamenti, infatti, si registrano 8.664 tessere vendute con un incasso di 620 milioni di lire. Niente male. Per i lupi d’Irpinia è l’esordio assoluto in massima serie, Marchesi ne è consapevole: “Il nostro traguardo è la salvezza, non dobbiamo illuderci, la serie A è tutt’altra categoria”. Chi si aspetta un Avellino battuto in partenza rimarrà deluso: “Giocheremo di rimessa e punteremo soprattutto sulla velocità, non possiamo certo competere sul piano tecnico con tanti avversari più bravi di noi. La nostra sarà un’impostazione elastica fondata sul 4-4-2, con possibilità di inserimenti per tutti. Siamo coscienti dei nostri limiti, ma questo non significa che ci arrenderemo facilmente davanti ai grossi nomi”.

Marchesi insieme ai nuovi acquisti. Da sinistra: Fanesi, Tosetto, Massa, Casale, Marchesi (allenatore), De Ponti, Roggi, La Palma e Romano.

Coppa Italia

Nella manifestazione tricolore l’Avellino viene inserito nel girone 5 insieme al Perugia, con loro anche tre squadre di serie B: Pescara, Udinese e Sambenedettese. L’Avellino esordisce pareggiando (1-1; autorete dell’ex Zucchini) in quel di Pescara; vittoria nella gara interna (giocata a Cava di Tirreni) contro l’Udinese (1-0; Massa), seguita dal pareggio contro Sambenedettese (1-1; Roggi). Nell’ultima giornata di Coppa Italia Perugia e Avellino si giocano il primato del girone e la qualificazione ai quarti di finale. Al San Paolo, davanti a oltre 20mila spettatori, la squadra di Marchesi non riesce ad andare oltre il pari (0-0). Non basta l’imbattibilità nel girone (una vittoria e tre pareggi) e la conquista di cinque punti, il Perugia arriva primo e, grazie ai sei punti conquistati, passa il girone. La classifica finale recita: Perugia punti 6; Avellino p. 5; Udinese e Pescara p. 4; Sambenedettese p. 1. L’avventura in Coppa Italia termina qui.

Andata

L’inizio del primo campionato in serie A parte con il piede sbagliato. L’Avellino sembra subire lo scotto del salto di categoria, vedi anche il gran numero di esordienti in squadra e, dopo le prime tre gare stagionali, la squadra di Marchesi si ritrova ultima in classifica con zero punti. L’esordio al San Siro si tinge di giallo. Poco prima dell’inizio della gara, infatti, non si trova il documento di Lombardi. L’arbitro Mattei, nonostante conoscesse Lombardi, rimane impassibile e priva l’Avellino del suo uomo guida. I lupi giocano un’onesta partita, ma escono sconfitti (0-1) dal campo. “Con Lombardi in campo la cerniera difensiva della mia squadra sarebbe stata ben più solida con adeguate garanzie anche per il contropiede. Credo comunque che l’Avellino, dopo questa prova, possa affrontare a testa alta il cammino in serie A”, saranno le parole di Marchesi nel post match. Non va meglio nella prima in casa (giocata a Napoli per l’indisponibilità del Partenio) quando la Lazio infligge un secco 1-3 (aut. di Manfredonia) ai biancoverdi. Nella terza di campionato arriva la terza sconfitta, una rete di Greco, a una manciata minuti dalla fine, permette al Torino (0-1) di condannare l’Avellino all’ultimo posto solitario in classifica: cinque squadre a 2 punti; Roma p. 1; Avellino p. 0.

Avellino-Lazio 1-3 (2° giornata), l’autorete di Manfredonia. E’ la prima rete dei lupi in massima serie.

Nel calciomercato di ottobre, visto il ginocchio tribolante di Roggi (comunque sempre presente tra coppa e campionato), Marchesi si cautela con l’ingaggio del giovane terzino Beruatto dal Monza. Vanno via, invece, Alimenti (Riccione), Ceccarelli (Sambenedettese), La Palma (Lecce), Croci (Pisa) e Magnini (Benevento). Nella 4° giornata, l’Avellino ritrova il Partenio e la vittoria, un secco 2-0 (De Ponti su rigore e Massa) permette ai lupi di agguantare la prima vittoria stagionale. I due punti conquistati iniettano una ventata di ottimismo alla squadra (fino ad allora sfortunata solo nei risultati). Marchesi elogia squadra e tifosi: “Il pubblico è stato senz’altro una componente essenziale di questo successo. D’altra parte io avevo già detto in precedenza che il nostro campionato sarebbe iniziato solamente sul nostro terreno. Non c’è bisogno che lo dica, questa vittoria ci voleva per dare fiducia ai ragazzi”. Anche il presidente Matarazzo è raggiante: “E’ veramente una grossa soddisfazione poter regalare ai nostri tifosi una vittoria netta e inequivocabile. Spero sinceramente che sia la prima di una lunga serie”. Dopo la vittoria contro gli scaligeri arrivano ben cinque pareggi consecutivi. Dalla 5° alla 7° arrivano tre pareggi a reti inviolate contro Perugia (primo punto esterno), Catanzaro e Bologna. All’8° giornata arriva il tanto atteso derby contro il Napoli. Il Partenio si presenta gremito per l’occasione (30.000 spettatori con 116 milioni d’incasso), meno spettacolare la partita che termina 1-1 dopo l’iniziale vantaggio irpino siglato da De Ponti. Per Marchesi il pari è il risultato più giusto: “Il pari ci sta bene anche se iniziavo a credere nella vittoria. Peccato. Comunque la squadra mi ha soddisfatto”.

Avellino-Napoli 1-1 (8° giornata): La rete di De Ponti

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Il periodo positivo degli irpini continua la domenica successiva quando l’Avellino ottiene un altro punto contro la Fiorentina (1-1; Reali). Alla 9° giornata la classifica recita: Avellino e Bologna punti 7, Vicenza p. 6, Roma e Atalanta p. 5, Verona p. 4. Dopo sei risultati utili consecutivi (4°-9°) l’Avellino esce sconfitto nelle trasferte di Roma (1-2; De Ponti) e Vicenza (1-2; De Ponti), sconfitte patite contro compagini in piena lotta retrocessione. La sconfitta di Vicenza lascia parecchi strascichi in casa irpina. Al termine della partita esplode la rabbia di squadra e società contro l’operato dell’arbitro Paparesta, reo di aver convalidato la rete, in netto fuorigioco, di Paolo Rossi. Il capitano Lombardi è un fiume in piena: “Questo calcio è marcio”, con Marchesi che rincara la dose: “L’Avellino meritava di vincere ed è stato battuto da un gol che non merita commenti. Il fuorigioco era nettissimo. Che debbo dire? O è tutto scontato, o le coincidenze a noi avverse cominciano davvero a essere troppe”. L’Avellino schiuma rabbia. Nel finale del girone d’andata il calendario viene incontro alla truppa di Marchesi, l’Avellino, infatti, si trova a giocare quattro delle cinque gare in programma dalla 12° alla 16° al Partenio. Dopo sette partite senza vittorie (5°-11°) l’Avellino ritrova i due punti contro l’Ascoli (3-1; Mario Piga, De Ponti, Massa), conquistando un altro punto contro l’Atalanta (0-0). Alla 14° arriva il ko di Milano contro l’Inter (0-2), seguito da un ottimo punto (il settimo pareggio in questo primo scorcio di campionato) contro la Juventus (0-0). Al termine della partita Mario Piga crede fortemente alla salvezza: “Abbiamo dimostrato che l’Avellino può competere, senza soccombere, con squadroni da cui la “Nazionale” prende quasi tutti i suoi uomini. Credo quindi di non esagerare dicendo che, continuando così, meritiamo di salvarci”. Contro i bianconeri si chiude anche il girone d’andata, con la classifica che recita: Avellino punti 11, Atalanta p. 10, Bologna e Verona p. 8. Insomma, dopo un avvio incerto i biancoverdi viaggiano in perfetta media salvezza.

Il caso Montesi

Verso la fine dell’anno scoppia anche il caso Montesi. Il calciatore, durante un’intervista rilasciata a “Il Manifesto”, attacca politici e tifosi irpini: “Centinaia di milioni per costruire lo stadio in cento giorni, mentre l’ospedale continua a fare schifo. Dopo la sconfitta di Vicenza la gente scese in piazza per protestare, ma per l’ospedale non scendono in piazza. La gente, nel calcio, si sente protagonista. È proprio sulla passione calcistica che gente come De Mita e Bianco specula. Avellino è una delle città più povere d’Italia, non c’è nulla, solo questo enorme stadio. Il tifoso è uno stronzo. Fa il tifo per undici persone con le quali non ha niente da spartire. Noi giochiamo un anno, due, poi andiamo via, chi li vede più. Io non ho niente da spartire con loro che del calcio ne fanno una ragione di vita”. Dopo l’intervista Montesi verrà messo fuori rosa e reintegrato solo dopo aver chiesto scusa. Resta il fatto che, dopo tanti anni, la denuncia fatta da Montesi risulta ancora attuale. A cambiare sono solo i personaggi. 

Montesi il “ribelle”

Ritorno

La partita che fa letteralmente sobbalzare Avellino, e tutto il campionato, è la prima di ritorno. Al Partenio arriva il Milan Campione d’Inverno, tra le due squadre ci sono la bellezza di quattordici punti di differenza (venticinque contro gli undici degli irpini). In quella che sarà la partita con la più alta affluenza dell’intera stagione (40.000 spettatori di cui 30.318 paganti, incasso di 159.279.000 lire), l’Avellino di Marchesi entra di diritto nella storia, battendo per 1-0 i futuri campioni d’Italia. Decide il match una rete del difensore Romano. Per Marchesi due punti meritati: “Sono due punti importantissimi, sia sul piano del morale che su quello della classifica. Noi abbiamo impostato la nostra gara sulla velocità e sulla rapidità del contropiede. E mi sembra che in definitiva non abbiamo rubato niente a nessuno”.

Avellino-Milan 1-0 (16° giornata). La rete di Romano che decide la partita.

https://youtu.be/vJHcZ7lNBFk

Alla 17°, la squadra conquista un buon punto in quel di Roma contro la Lazio (0-0), ottenendo un altro segno x contro il quotato Torino (1-1; Massa). Alla 19°, la serie positiva dei lupi arriva a cinque risultati utili consecutivi (15°-19°), al Bentegodi di Verona arriva la prima e unica vittoria in trasferta (1-0; De Ponti). Alla 19°, la classifica nei bassifondi recita: Avellino, Roma e Vicenza punti 17, Ascoli p. 15, Atalanta p. 12, Bologna p. 11, Verona p. 8. A undici giornate dalla fine i biancoverdi possono contare su un “rassicurante” +5 dalla terzultima. Dopo cinque risultati utili consecutivi il Perugia dei miracoli (arriverà secondo senza perdere una partita) espugna il Partenio (0-1), seconda e ultima sconfitta tra le mura amiche (l’altra era avvenuta al San Paolo contro la Lazio). Dopo il ko contro i grifoni, l’Avellino inizia a perdere qualche colpo. Contro Catanzaro e Bologna arrivano altri due pareggi (entrambi per 0-0), alla 23°, contro il Napoli arriva una pesante sconfitta (0-3) che fa scivolare l’Avellino in classifica. Il periodo negativo continua con la seconda sconfitta consecutiva in quel di Firenze (0-1), seguito dallo 0-0 contro la Roma. Alla 25°, la classifica recita: Avellino punti 20, Bologna p. 19, Atalanta p. 16, Verona p. 11. A cinque gare dal termine l’Avellino vede ridurre il distacco dalla terzultima a solo un punto. Dopo alcuni dissidi con i propri tesserati, che avevano portato ad una minaccia di sciopero, la società salda alcune mensilità arretrate e anticipa quelle di marzo, mettendo a disposizione di squadra e staff anche il premio salvezza: 100 milioni di lire. Dopo sei partite senza vittorie (20°-25°) i lupi ritrovano il sorriso ottenendo contro il Vicenza (2-1; aut. di Carrera e Marco Piga) due punti importantissimi. Nelle retrovie però è sempre bagarre. L’Avellino può contare ancora sul quel punticino che vuol dire salvezza ma, a quattro gare dal termine, i biancoverdi si trovano costretti a giocare tre gare lontano dal Partenio nella fase cruciale del campionato. Giornata numero 27. In terra marchigiana, nello scontro salvezza contro l’Ascoli, arriva un brusco stop (0-2). A 270’ minuti dalla fine i lupi sono sempre a +1 dal Bologna terzultimo. La classifica recita: Avellino, Roma e Vicenza punti 22, Bologna p. 21, Atalanta p. 20, Verona p. 12. Oltre agli scaligeri già retrocessi, in lizza per salvarsi ci sono cinque squadre nel giro di due punti. Nella seconda trasferta consecutiva arriva, invece, un ottimo pareggio. Contro l’Atalanta Lombardi e company strappano un buon punto (0-0), mantenendo invariata la situazione in coda complici i pareggi di Bologna e Vicenza. Marchesi crede fortemente nella salvezza: “La posta in gioco è troppo alta per tirare i remi in barca proprio adesso. Abbiamo lottato dall’inizio e lo faremo fino al termine”. A 180’ dalla fine la classifica dice: Roma punti 24, Avellino e Vicenza p. 23, Bologna p. 22, Atalanta p. 21, Verona p. 13. A due gare dalla conclusione Roma, Avellino, Vicenza, Bologna e Atalanta si giocano ancora la salvezza. Calendario alla mano è anche complicato fare un pronostico in quanto tutte le squadre hanno incontri difficili. All’Avellino tocca giocare contro Inter e Juventus, al Bologna contro Milan e Perugia, mentre non vanno dimenticati gli scontri salvezza come Roma-Atalanta alla 29° e Atalanta-Vicenza della 30°. Insomma, ci sarà da sudare fino all’ultimo minuto. Dopo le due gare giocate fuori casa, l’Avellino chiude in bellezza al Partenio battendo l’Inter per 1-0. La rete di Mario Piga vale oro, e non solo per i 30 milioni di premio partita. Il traguardo sembra vicino, Marchesi vede il traguardo: “Abbiamo lottato sempre, contro tutte le squadre, dall’inizio del campionato nessuno ci ha mai regalato niente”. Le altre squadre coinvolte nella disperata lotta per non retrocedere pareggiano tutte. Il Vicenza impatta contro la Juventus, il Bologna contro il Milan, mentre Roma-Atalanta termina 2-2. A 90’ dal termine la classifica dice: Ascoli, Avellino e Roma punti 25, Vicenza p. 24, Bologna e Atalanta p. 22, Verona già in B. All’Avellino serve un punto per ottenere la matematica salvezza in serie A, retrocede in B, invece, se perde a Torino e contemporaneamente il Vicenza vince a Bergamo, il Bologna batte il Perugia e finisce in parità Ascoli-Roma. Avellino e Provincia si mobilitano per l’ennesimo esodo. Dopo la trasferta di Genova dell’anno precedente su Torino si riversa un’onda biancoverde. Al Comunale arrivano tifosi irpini da tutta Italia: saranno 10.000. Dopo un primo tempo chiuso a reti inviolate nella seconda frazione di gioco succede di tutto. Nel giro di undici minuti, dal 54’ al 65’, la Juventus realizza tre reti mettendo una seria ipoteca sul match. La svolta arriva quando, al 68’, i padroni di casa sostituiscono Zoff con l’eterno secondo Alessandrelli, all’esordio in campionato dopo quattro anni trascorsi in panchina. Ci pensa De Ponti a risollevare le sorti dell’Avellino. Il bomber biancoverde realizza, al 71’ e al 77’, una doppietta che porta in partita i lupi. Ci pensa Massa, all’86’, a ristabilire la parità e a far esplodere il Comunale. Juventus-Avellino termina 3-3, l’Avellino conquista così la sua prima salvezza in massima serie.

La Nota

Inutile dire che il Partenio si è rivelato determinante per la salvezza: 18 dei 26 punti conquistati sono giunti tra le mura amiche. Partenio che, esclusa la gara giocata al San Paolo contro la Lazio, è stato violato solo in una circostanza. Più impervio il cammino in trasferta: una sola vittoria, ma ben 6 pareggi ottenuti quasi tutti nel girone di ritorno. L’Avellino, al termine delle trenta gare, risulta uno dei peggiori attacchi: 19 reti, meglio solo del Verona (14). Fortunatamente, la squadra di Marchesi ha incassato solo 26 reti. Tra quelle accreditate alla retrocessione la retroguardia avellinese fu una delle meno battute. La svolta comunque è avvenuta nel ritorno, con sole quattro sconfitte e ben 15 punti conquistati. Nel girone d’andata i punti conquistati erano stati 11.

L’Allenatore

Esordio in massima serie sia per l’Avellino, sia per Marchesi. Il tecnico, dopo tre anni di C ed uno di B, è reduce da un ottimo campionato alla guida della Ternana. Uscito primo al Supercorso di Coverciano, Marchesi predilige un 4-4-2 fatto di pressing a centrocampo, velocità in avanti e determinazione in difesa. Retroguardia bloccata con Cattaneo e Reali marcatori sulle punte avversarie, a Lombardi sono affidate le chiavi del gioco, mentre a De Ponti viene dato il compito di finalizzare. Dopo lo scotto iniziale, il suo Avellino assimila bene la categoria, senza dimenticare che 13 elementi su 19 totali della rosa erano esordienti in serie A. Promosso. 

La Squadra

L’Avellino riparte dalla difesa che ottenne la promozione l’anno prima. Rimangono, praticamente, quasi tutti. Piotti (1954; 30/-26) tra i pali, Di Somma (1948; 27/0) a fungere da libero, Cattaneo (1951; 27/0) e Reali (1951; 28/1) marcatori, a sinistra la rivelazione Romano (1956; 21/1). In difesa, Marchesi ha fatto principalmente affidamento su questi uomini, viste anche le poche alternative. Roggi (1954; 9/0) è stato utile nella prima parte di campionato, poi un infortunio l’ha costretto a dire addio al calcio giocato. La Palma (1951; 1/0) è stato ceduto nel marcato di ottobre, mentre Beruatto (1957; 12/0) ha svolto il ruolo di esterno quando chiamato in causa. Il secondo portiere Cavalieri (1957; 0/0), invece, non è stato mai chiamato in causa. Nel reparto nevralgico del campo Marchesi ha potuto contare su più uomini da poter alternare, ma affidandosi quasi sempre a Lombardi (1945; 24/0) in cabina di regia, con Boscolo (1955; 27/0) e Montesi (1957; 20/0) a fungere da guardaspalle. Sull’out destro le scorribande di Mario Piga (1956; 19/2) o Massa (1948; 23/4), quest’ultimo utilizzato anche da seconda punta. Le alternative erano Casale (1959; 10/0) e Galasso (1951; 5/0).  In attacco, il vero punto di riferimento è stato De Ponti (1952; 29/8) che, grazie alle sue 8 reti, si è rivelato determinante ai fini della salvezza. Il ruolo di seconda punta se lo sono divisi Tosetto (1953; 20/0), uomo collante tra centrocampo e attacco, e Tacchi (1957; 18/0), più bravo nel dare profondità alla squadra. Entrambi, però, poco abili nel finalizzare. Fugaci le apparizioni di Marco Piga (1956; 6/1).

I MIGLIORI: Piotti (6,88); Di Somma (6,75); Reali (6,72)

I PEGGIORI: Tacchi (5,80); De Ponti (6,05); Boscolo (6,19)

Hanno detto

Beruatto: “Arrivai che la squadra era ancora ferma al palo dopo cinque giornate di campionato. In panchina c’era Marchesi, un vero galantuomo, uno che mi ha insegnato tanto. Quando partimmo per Torino, per l’ultima giornata, davanti all’albergo c’erano due ali di folla festanti. Il pubblico impazziva letteralmente per le nostre gesta. Oggi posso dire, con cognizione di causa, che in quegli anni abbiamo scritto la storia del calcio ad Avellino”.

Cattaneo: “Mettevamo paura a tutti. All’inizio pensarono che fossimo le vittime di turno ma con il tempo impararono ad avere rispetto per i lupi biancoverdi”.

Piotti: “Ricordo ancora la vittoria contro il Milan, una mia grande parata su tiro di Cabrini in un Avellino-Juventus e poi quel rigore parato a cinque minuti dalla fine a Pulici del Torino. Potrei rimanere ore a parlare della mia esperienza avellinese”.

Romano: “Affrontavamo il Milan campione d’Italia, fino a quel momento imbattuto. Il “Partenio” era stracolmo all’inverosimile. Riuscire a tenere i rossoneri sullo 0-0 per noi era già un successo. Poi ci fu una punizione di Mario Piga, perfetto cross al centro dell’area, saltai più in alto di Collovati e Baresi e vidi Alberatosi immobile. Mi vengono ancora i brividi a ricordare ciò che accadde dopo. L’Avellino, piccola squadra di periferia, era riuscita a battere il Milan!”.

Matarazzo (presidente Avellino): “Il calcio da queste parti è tutto”.

Liedholm (allenatore Milan): “Marchesi è il più bravo fra i giovani tecnici”

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