Avellino 1977/78: un sogno chiamato serie A

Ultima giornata di campionato. A 90’ dal termine l’unica squadra certa della promozione in serie A è l’Ascoli che, grazie a un campionato mostruoso, ha conquistato la massima serie con sette giornate d’anticipo. Per gli altri due posti ci sono in lizza ancora cinque squadre ma al Catanzaro e all’Avellino basta un solo punto per raggiungere i marchigiani. I campani e i calabresi, infatti, si trovano appaiati a quota 42 dietro di loro, a quota 40, ci sono il Palermo, la Ternana e il Monza. Tutta l’Irpinia si mobilita, d’altronde, si sente odore di serie A. Dal capoluogo avellinese partono in migliaia tramite auto, voli charter e perfino un treno verde: nessuno vuole mancare all’evento. L’undici giugno è la data che rimane impressa nella storia, i lupi battono la Sampdoria e approdano, per la prima volta, in serie A. Una squadra allestita con pochi soldi e con un’età media relativamente bassa (23 anni) guidata, per giunta, da un allenatore alla prima esperienza professionistica: Paolo Carosi. Il tecnico di Tivoli, dopo una lunga gavetta nelle giovanili della Lazio (con cui vince un campionato Primavera nel 1976), è appena uscito con il massimo dei voti da Coverciano: “Non sono state fatte graduatorie comunque mi giudicarono tra i migliori”.

Carosi

Il direttore sportivo Landri, dopo aver sondato il terreno per Giacomini, alla fine punta proprio sul tecnico laziale. La squadra è tutta da rifondare, dopo la sofferta salvezza ottenuta nell’ultima giornata della stagione passata, vengono riconfermati in pochi. Rimangono in Irpinia: Lombardi (promosso capitano), Boscolo, Ferrara, Gritti (che verrà ceduto a ottobre) e Reali. La società, in perenne difficoltà economica, attua una campagna acquisti quasi tutta concentrata sugli scambi: Pinotti – Di Somma con il Pescara, Cavasin e conguaglio all’Atalanta per Buccilli e Chiarenza, Stefano Trevisanello al Verona in cambio di Porrino (girato subito alla Cremonese) e Cattaneo. Dal Napoli arriva il portiere Fiore, mentre dal Como (in comproprietà) giunge il presunto dodicesimo Piotti. Dalla Lazio arrivano, tramite consiglio di Carosi, Montesi e Ceccarelli, dal Lecce Croci, dal Cagliari Magnini, dalla Sambenedettese Simonato e dalla Paganese Tacchi (per fine prestito). Vanno via Schicchi e Facco (entrambi al Parma), l’altro Trevisanello (al Como), anche se la cessione più clamorosa è quella di Capone al Napoli. La piazza è scontenta e non vuole assistere a un altro campionato fatto di sofferenza. Dopo la campagna acquisti estiva sorgono le prime contestazioni da parte dei tifosi che mal digeriscono la cessione di Capone e dei fratelli Trevisanello. Il malcontento è espresso tramite un manifesto, da parte del centro coordinamento club, con cui si esterna tutto il dissenso nell’allestimento della squadra: “Dobbiamo purtroppo costatare che il parco giocatori a disposizione non è assolutamente in grado di assicurare un campionato da protagonista né tanto meno tale da garantire la permanenza in serie B”. I problemi in casa Avellino non tardano ad arrivare anche a livello societario. Mentre la squadra è in ritiro a Montefiascone, cinque dei diciotto membri del consiglio di amministrazione della società si dimettono dalla carica; si parla di dissensi con il presidente Iapicca in merito alla campagna di potenziamento della squadra.

Cattaneo

Coppa Italia

Nelle prime gare ufficiali, quelle di Coppa Italia, i malumori prendono piega. L’Avellino, infatti, nella manifestazione tricolore perde tre delle quattro partite: sconfitta in quel di Catanzaro (0-2) e stesso esito al Comunale contro il Vicenza (1-2). Contro il Palermo, la squadra ha un sussulto e vince per 2-0, ma chiude malamente il girone nel derby al San Paolo contro il Napoli (0-4). Due punti conquistati e ultimo posto nel girone. La classifica finale recita: Napoli 8 punti (qualificato), Palermo 4, Vicenza e Catanzaro 3, Avellino 2.

Lombardi

Andata

Prima dell’inizio del campionato c’è da segnalare la rottura con Fiore (in dissenso con la società per problemi di natura economica) rimpiazzato dal giovane Aquino. Piotti, di conseguenza, diventa titolare: risulterà, per rendimento, uno dei migliori. L’esordio è tra le mura amiche, contro l’Ascoli, però, finisce 0-0. Dopo la gara alcuni teppisti incendiano la Mercedes di Carosi che, dopo l’increscioso episodio, si dimette salvo poi rimanere in sella dopo la rassicurazione da parte della società. Dopo Ascoli, l’Avellino espugna Bari (2-1), battendo in casa anche la Pistoiese (2-0). Il momento positivo continua con il pari di Monza (1-1), seguito da tre vittorie consecutive (5°-7°) che fanno volare l’Avellino al primo posto in coabitazione con l’Ascoli. Contro Catanzaro, Cremonese (in trasferta) e Modena le partite terminano tutte per 1-0 in favore degli irpini, vera sorpresa in questo primo scorcio di campionato. Dopo sette giornate la classifica recita: Ascoli e Avellino 12 punti; Bari 9, più un gruppetto di quattro squadre a quota 8.

Palanca e Lombardi prima di Avellino-Catanzaro 1-0

Calciomercato di Ottobre

L’ottimo inizio di stagione “ingolosisce” la società che, nel mercato di ottobre, intervenire in modo consistente piazzando acquisti di spessore. Il movimento più importante è sicuramente l’acquisto dei fratelli Piga dall’Atalanta; l’Avellino vuole prendere solo Marco ma, dopo il diniego dei due a separarsi, la società decide di acquistarli entrambi. I gemelli, però, non sono stati acquistati dal presidente Iapicca, ma da suo fratello Giuseppe, in vena di “regali”, che ha acquistato in blocco i due calciatori: ai bergamaschi 200 milioni più il cartellino di Zavarise. Centrocampista Mario: “Il momento è delicato, sentiamo il peso della responsabilità che cade su di noi”; attaccante Marco: “Tranquilli, sono uno che col gol ci sa fare”. Dall’Udinese arriva anche Galasso (100 milioni per la comproprietà), mentre il vice Piotti (riscattata l’altra metà) è Cavalieri acquistato dal Bologna per 80 milioni. Dalla Lazio, invece, arriva il terzino Tarallo, uno dei pupilli di Carosi: “Vedrete, questo è un ragazzo che dà l’anima in campo”; alla compagine laziale vanno 130 milioni più Gaito. Da registrare anche la cessione del centrocampista Gritti al Piacenza e dell’attaccante Simonato al Teramo.

I gemelli Piga

8°-19°

Paradossalmente, gli acquisti del mercato di riparazione non portano giovamento all’Avellino. Dopo sette risultati utili consecutivi (1°-7°) la compagine biancoverde esce, entrambe le volte, sconfitta nelle trasferte di Lecce (0-1) e Terni (0-2 con la Ternana) perdendo, così, anche la vetta della classifica. Dopo Terni arrivano cinque pareggi consecutivi (10°-14°) contro Como (0-0); Palermo (1-1 con i tifosi che chiedono le dimissioni di Carosi); Varese (1-1); Cesena (1-1) e Taranto (0-0). Il periodo negativo continua con la sconfitta in quel di Brescia (0-1) e dall’ennesimo pareggio interno contro il Rimini (0-0 alla 16°): l’Avellino non riesce più vincere. La classifica è corta e nonostante nove gare senza i due punti, Lombardi e company si trovano a una sola lunghezza dalla promozione (Taranto e Ternana a 19). Alla 17° (dopo due mesi e mezzo) la truppa di Carosi ritrova la vittoria dopo il 2-1 alla Sambenedettese, non trovando continuità la domenica successiva quando arriva un altro stop nella trasferta di Cagliari (0-1). L’Avellino, però, chiude bene il girone d’andata battendo la Sampdoria (1-0) al Comunale, chiudendo al secondo posto la prima parte del campionato. Alla 19° giornata la classifica recita: Ascoli 33 punti; Avellino 22; Lecce, Ternana e Sampdoria 21; a queste si aggiungono quattro squadre a quota 20 e tre a quota 19; nel giro di tre punti ci sono undici squadre. Dopo tutto è una serie B equilibratissima, con tante squadre racchiuse in pochi punti, dove solo l’Ascoli sembra avere una marcia in più.

Lombardi e Di Somma

Ritorno

Il girone di ritorno si apre proprio con la trasferta in terra marchigiana, alla 20° giornata si scontrano le prime due classe. Nonostante l’Avellino non demeriti è l’Ascoli a far sua la partita: decide la gara, l’ex Roccotelli (0-1). La squadra di Carosi sembra accusare il colpo almeno in termini di risultato. Dopo la gara di Ascoli arrivano tre pareggi consecutivi contro il Bari (0-0, con rigore sbagliato da Mario Piga), Pistoiese (2-2, con la squadra raggiunta due volte) e Monza (0-0, nella peggiore prestazione del campionato). Nella sfida delicatissima di Catanzaro, l’Avellino gioca una buona gara ma esce nuovamente sconfitto (0-1); i lupi scivolano al settimo posto in classifica: è il punto più basso della stagione. Alla 24° giornata la classifica recita: Ascoli 40; Lecce 28; Monza, Ternana, Catanzaro e Brescia a 26; Avellino e altre tre squadre a 25. Fortunatamente la classifica ride ancora all’Avellino che, nonostante un rendimento non proprio esaltante (solo due vittorie dalla 8° fino alla 24°) è ancora in lizza per la promozione. L’Avellino riprende la marcia alla 25° quando batte la Cremonese (1-0, Mario Piga), ottenendo i due punti anche contro il Modena (1-0, Lombardi) e il Lecce (2-1, con doppietta di Chiarenza). La vittoria contro la compagine salentina (giunta in Irpinia da vice capolista) permette alla squadra di riconquistare la seconda posizione in classifica, posizione mantenuta anche dopo il pareggio (0-0) contro la Ternana (terza forza del campionato). Alla 29° arriva lo stop che non ti aspetti, in quel di Como (squadra in piena zona retrocessione) non basta una rete di Marco Piga, in riva al lago finisce 2-1 per i padroni casa. Nella settimana seguente scoppia anche la grana stipendi, con i calciatori che attuano lo sciopero degli allenamenti dopo la mancata retribuzione dei premi partita e degli emolumenti del mese di marzo. La settimana, infatti, si chiude con la disfatta di Palermo (1-4): è la sconfitta più pesante della stagione. L’Avellino, però, si rialza subito e alla 31° batte il Varese (2-1 e terzo posto in solitaria), incappando, però, la domenica successiva, nella prima sconfitta interna (1-2) ai danni del Cesena dopo sedici risultati utili consecutivi ottenuti al Comunale (8 vittorie e altrettanti pareggi). A sei giornate dal termine la classifica recita: Ascoli 52 (già promosso in A); Catanzaro 38; Palermo 35; Avellino 34; Sampdoria, Sambenedettese, Ternana, Lecce, Monza, Bari e Taranto 33. Nel momento più importante della stagione, quello dove si decide la promozione, l’Avellino di Carosi caccia gli artigli: non perderà più. Strappa un punto in quel di Taranto (2-2), batte tra le mura amiche il Brescia (2-1), conquistando un altro punto nella trasferta di Rimini (1-1). Alla 35° la classifica recita: Ascoli 57; Catanzaro e Palermo 39; Monza e Avellino 38. La vittoria ottenuta contro la Sambenedettese (2-0 sul campo neutro di Perugia) è di vitale importanza e, causa la sconfitta del Palermo, permette all’Avellino di agguantare la terza posizione in coabitazione del Monza. A 180’ dal termine la classifica vede il Catanzaro, secondo, a quota 41; Monza e Avellino 40; Palermo e Lecce 39.

Avellino-Cagliari 1-0: la rete decisiva di Lombardi

Alla 37° arriva un’altra vittoria importantissima, una rete del capitano Lombardi permette ai lupi di battere il Cagliari (1-0) e, complice la sconfitta del Monza, di agguantare il Catanzaro in seconda posizione. A 90’ dal termine la classifica dice: Catanzaro e Avellino 42; Palermo, Ternana e Monza 40. All’Avellino serve un punto per andare in serie A. La squadra di Carosi non si lascia sfuggire la ghiotta occasione e, grazie a una rete di Mario Piga, batte la Sampdoria (1-0) ottenendo, così, il libero accesso al Paradiso: l’Avellino è in serie A.

I tifosi irpini presenti a Genova per la gara Sampdoria-Avellino 0-1

La nota

Squadra solida quella biancoverde e soprattutto costante nel rendimento, nonostante un calo di vittorie (solo due dalla 8° alla 24°) nella parte centrale del campionato. L’Avellino ha chiuso il campionato con all’attivo 44 punti, equamente divisi tra andata e ritorno, conquistandone 28 solo tra le mura amiche (meglio solo l’Ascoli con 36). Come detto, squadra solida quella di Carosi (otto gare finite con il risultato di 1-0) ma, soprattutto, impenetrabile dietro come lo dimostrano le sole 29 reti incassate (0,76 a gara) che la fanno risultare la terza miglior difesa del campionato. La mancanza di un vero goleador (il capocannoniere è stato il centrocampista Lombardi con 9 centri) ha influito non poco sulla prolificità della squadra che, con 34 reti realizzate (0,89 a gara), è stata una dei peggiori attacchi del campionato. Dato non trascurabile è quello che ha visto l’Avellino portare a segno dodici calciatori.

Classifica 1977-78

L’Allenatore

Nessuno ad inizio stagione credeva in questa squadra, nemmeno gli stessi tifosi. La rosa è stata costruita con pochi soldi e sulla sagacia del direttore sportivo Landri, bravo ad andare a prendere calciatori sconosciuti, reduci da infortuni o da stagioni negative. Il resto l’ha fatto Carosi che ha amalgamato il tutto, forgiando il mix esperienza-gioventù con risultati del tutto esplosivi. L’allenatore, alla sua prima esperienza professionistica, ha affidato le chiavi del gioco a Lombardi, rendendo impenetrabile la difesa: un vero e proprio bunker. La vera solidità della squadra, però, è stata nel gruppo come dichiarato dallo stesso allenatore: “La forza dell’Avellino consiste nel collettivo che esalta la capacità di ognuno, stempera i limiti e le pecche”. Gruppo che, negli ultimi quattro mesi, viste le perenni difficoltà economiche in cui versava la società, non ha percepito nessuno stipendio.

Carosi

La squadra

Pochi i superstiti della stagione 1976/77 (solo cinque), con la squadra praticamente rinnovata da cima a fondo. Carosi ha fatto della difesa il suo punto di forza vista l’assenza di un vero e proprio centravanti. Non è un caso che la retroguardia è stata sempre composta da Piotti tra i pali (1954; 38 presenze/29 reti subite), arrivato da sconosciuto si rivela un’autentica saracinesca; a destra Reali (1951; 38/1) con compiti più difensivi che offensivi; Cattaneo (1951; 33/0) marcatore e Di Somma (1948; 35/1) libero. Sulla sinistra, dopo aver provato più elementi Carosi ha trovato in Boscolo (1955; 22/0) il fluidificante che cercava. Come rincalzi difensivi l’allenatore laziale ha usufruito di Tarallo (1957: 11/0) e Buccilli (1955; 11/0). Il centrocampo è stato il reparto più completo e fornito di valide alternative. La fonte del gioco è stata Lombardi (1945; 31/9), il classico regista con il numero dieci sulle spalle e capocannoniere della squadra con nove centri. Nella prima parte della stagione Carosi gli ha messo ai sui fianchi Montesi (1957; 21/0), Croci (1948; 19/0) e Ceccarelli (1956; 26/1). A ottobre sono arrivati Galasso (1952; 25/2) e Mario Piga (1956; 23/3), due instancabili motorini di centrocampo, mentre è partito Gritti (1948; 5/1). Senza dimenticare la duttilità di Magnini (1956; 19/1). In attacco la coppia Chiarenza (1954; 31/7)) – Ferrara (1954; 25/2). Sette reti il primo, autore di marcature “pesanti” che hanno fruttato la bellezza di dieci punti; croce e delizia il secondo (solo due reti), capace di alternare giocate sontuose a prestazione opache. Ad ottobre l’arrivo di Marco Piga (1956; 20/3) per dare supporto ai due, come utile si rivela anche Tacchi (1957; 16/1) partito spesso e volentieri dalla panchina ma capace di ritagliarsi il suo spazio nella fase finale del campionato. Età media della squadra relativamente bassa: 23 anni.

“Quella stagione fu indimenticabile. Partimmo senza i favori del pronostico, non avevamo certo ambizioni di vertice. Ed invece, partita dopo partita, prendemmo coscienza dei nostri mezzi e quando, dopo una settimana di ritiro, espugnammo Marassi scoppiò la gioia. Ci rendemmo conto che portare l’Avellino in serie A aveva valenze non solo sportive ma anche sociali. Quei giorni non li dimenticherò mai: un’intera provincia in festa, un ambiente davvero unico”.

Ottorino Piotti, portiere

“Quell’anno a tutto pensavamo tranne che a vincere il campionato. Era stata costruita una squadra composta da tanti giovani o da gente che veniva da infortuni o da annate non proprio brillanti. Insomma, sembravamo un’armata Brancaleone. Invece, pian piano, grazie ad una società tranquilla, al calore dei tifosi ed al rapporto che si creò tra tutti noi calciatori alla fine ottenemmo un risultato alla vigilia inatteso”.

Cesare Cattaneo, difensore

“Ci divertivamo spesso a fregare i giacconi ai fratelli Piga, che erano un po’ avari. Ma a distanza di così tanto tempo ciò che mi fa sorridere di più è il rapporto che aveva Carosi con le automobili: una gli fu incendiata dopo la prima giornata di campionato, ne comprò un’altra, una Mercedes dai colori fiammanti ed inseriva allarmi e catene ovunque. Un giorno, però, la trovò aperta, tutti gli allarmi erano stati disattivati e la catena spostata di proposito intorno al manubrio, come per dire: guarda che se vogliamo te la rubiamo comunque”.

Cesare Cattaneo, difensore

“Vinsi il campionato al primo tentativo in biancoverde. Una squadra composta da ragazzi eccezionali. C’erano calciatori del calibro di Piotti, Croci, Reali, Montesi, Magnini, Boscolo, Chiarenza, i fratelli Piga e tanti altri. Ricordo la gioia dopo la vittoria a Genova con la Sampdoria. Il gol di Piga ci scaraventò in paradiso”.

Salvatore Di Somma, difensore

“Ricordo come fosse ieri le dieci ore di viaggio in 127 da Bergamo ad Avellino durante la notte. Era una sera molto fredda di ottobre, non arrivavamo più e quando stavamo per entrare in città sentimmo gli ululati dei lupi. Fummo accolti dal Commendator Sibilia nel suo ristorante, in piena notte. Ricordo che ci disse qualcosa in dialetto stretto, e Marco ed io ci guardammo l’uno con l’altro come a dire: ma dove siamo finiti? Invece poi ci siamo innamorati di Avellino, che ci ha dato veramente tanto”.

Mario Piga, centrocampista

“L’allenatore Carosi inizialmente non mi utilizzò. Dopo due partite però entrai nella formazione titolare e non ci sarei più uscito. La partita decisiva era a Marassi contro la Sampdoria. Quindicimila tifosi avellinesi raggiunsero Genova con il treno verde per sostenere la loro squadra. Vincemmo con un mio gol, poi si scatenò la festa, perché l’Avellino era in serie A per la prima volta”.

Mario Piga, centrocampista

“Mi telefonò Carosi e mi convinse di venire in Irpinia. Mi disse che stavano costruendo una squadra di giovani ma di qualità. Io avevo voglia di giocare ed accettai con entusiasmo. Avellino viveva di pane e pallone, un ambiente particolare, adatto per chi voleva giocare a calcio”.

Vincenzo Chiarenza, attaccante

“Io ero convinto di fare un ottimo campionato poi tutti, con il tempo, si sono convinti di questa realtà che potevamo raggiungere ed è stata l’apoteosi”.

Arcangelo Iapicca, presidente
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